“Benché siamo assidui frequentatori delle fiere più importanti, per quest’anno rinunceremo a venire alla Fiera di Londra”. Il gruppo editoriale Mauri Spagnol motiva la scelta di non prendere parte a The London Book Fair (10-12 marzo): “Molte fiere in Italia e all’estero sono già state rinviate. Ed è ora che comincino a pensarci anche i festival. Ci aspettiamo una decisione altrettanto saggia dalle fiere che devono svolgersi nei prossimi tre mesi”. Nel frattempo, è forte l’impatto del coronavirus sul mercato librario: nell’area di Milano il calo delle vendite in libreria nell’ultima settimana è pari al 50% – I dettagli

In questi giorni si sta molto parlando dell’impatto economico, a livello planetario, del coronavirus. Vale anche per il mondo del libro, in Italia e all’estero: dalle librerie che si svuotano alle presentazioni che saltano, passando per fiere e festival rinviati o annullati, senza dimenticare il ricovero in Spagna dello scrittore Luis Sepúlveda e della moglie Carmen Yáñez e il blocco della produzione di alcuni libri, che vengono stampati in Cina. La situazione è dunque molto delicata.

A proposito di manifestazioni librarie internazionali, il Salone del libro di Parigi, in programma dal 20 al 23 marzo, è stato annullato. Vincent Montagne, presidente del Syndicat national de l’édition, ha spiegato a Le Monde che la decisione è stata presa “a malincuore”, “per ragioni di sanità pubblica”.

In forse (viste le inevitabili defezioni causa virus, a partire da quelle degli editori Usa, come riporta Publishingperspectives.com) anche The London Book Fair (10-12 marzo). A questo proposito, il gruppo editoriale Mauri Spagnol (editore de ilLibraio.it, ndr), spiega in una nota, firmata da Stefano Mauri e Luigi Spagnol, la decisione di non prendere parte alla manifestazione londinese: “Come sapete l’Italia è stata uno dei primi Paesi al di fuori dalla Cina a essere colpito dal coronavirus. In particolare il Nord Italia e alcuni comuni a 50 km da Milano che sono stati rapidamente chiusi. Vi scrivo in un momento nel quale nessuno dei 200 dipendenti di Gems e degli 800 dipendenti del gruppo Messaggerie risulta ancora positivo. Abbiamo appreso sulla nostra pelle per primi in Europa le particolari insidie del covid 19. Queste non stanno tanto nel tasso di mortalità o nella sua particolare contagiosità, simile a quella di una influenza, ma nel fatto che è un virus nuovo contro il quale non abbiamo ancora sviluppato opportune difese. Questo porta a tre effetti critici: metà di coloro che sono affetti da questo virus e dunque contagiosi è asintomatica. Sono persone che non manifestano alcun grave sintomo e continuano a vivere la loro vita normale. Una elevata quantità di coloro che sono colpiti, circa il 10%, ha bisogno di terapia intensiva per sfuggire alla morte, perché non si sa ancora esattamente quale sia la cura migliore per questo virus. Il terzo aspetto è che nella forma sintomatica il decorso è molto lungo, per molti giorni si può restare fuori combattimento. Il vero problema è che anche in un Paese con uno dei migliori sistemi sanitari del mondo, per giunta gratuito (l’Italia è uno dei Paesi al mondo in cui la vita media è più lunga), se non si adottano misure di contenimento dei momenti di possibile contagio tra persone apparentemente sane la malattia si può diffondere con una velocità che il sistema sanitario nazionale non riesce ad assistere”. E ancora: “Benché come avete potuto constatare negli anni siamo assidui frequentatori delle fiere più importanti per quest’anno rinunceremo a venire alla Fiera di Londra. Finché l’emergenza non è finita dobbiamo abituarci a un comportamento controintuitivo che non è dettato dall’esperienza immediata e diretta (ripeto, nessuno di noi risulta positivo e siamo in 800 famiglie) ma dalla ragione e da ciò che ci dicono gli scienziati. Ci stiamo abituando a una vita sociale più ristretta. Questo ha comportato nell’area di Milano un calo delle vendite delle librerie per l’ultima settimana del 50%. Un sacrificio che ci è stato chiesto dal governo per contenere il fenomeno, i cui frutti si dovrebbero vedere entro un paio di settimane. Le fiere sono una delle occasioni da evitare per eccellenza. Tanto più il lavoro al rights center. Centinaia di persone da ogni parte del mondo che hanno ognuna 40 appuntamenti in tre giorni vis a vis sono per definizione l’incubo degli epidemiologi. Si tratta di decine di migliaia di occasioni di contagio diretto per poi portare il contagio in 60 Paesi. Molte fiere in Italia e all’estero sono già state rinviate. Ed è ora che comincino a pensarci anche i festival. Ci aspettiamo una decisione altrettanto saggia dalle fiere che devono svolgersi nei prossimi tre mesi. Sappiamo tutti che grazie a internet molto del lavoro che viene svolto lì può esser svolto online senza rischi anche se per questa volta dobbiamo rinunciare al piacere di incontrarvi di persona. Con i nostri migliori auguri e saluti”.

 

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