Joseph Conrad ha avuto un’infanzia complicata e una vita avventurosa nella marina mercantile. I suoi viaggi sono stati lo spunto per i suoi romanzi più famosi, come “Cuore di tenebra” e “La linea d’ombra”. Pensando alle sue opere più celebri forse non si direbbe, ma la sua è stata prima di tutto una storia polacca – L’approfondimento

Pensando alle sue opere più celebri forse non si direbbe, ma quella di Joseph Conrad è prima di tutto una storia polacca. E se è vero che gli anni dell’infanzia, con le loro scoperte tumultuose, possono indirizzare le scelte di una vita intera, allora il germe della sete di libertà, del pessimismo, e dell’insofferenza alle dominazioni coloniali che il lettore ritrova nei suoi romanzi potrebbe essere stato seminato in una terra complessa, alla periferia dei grandi imperi europei dell’Ottocento.

Cuore di tenebra di Joseph Conrad

Joseph Conrad: un’infanzia polacca

Nato nel 1857 in una famiglia di dissidenti polacchi, il piccolo Józef Teodor Konrad Korzeniowski (Joseph Conrad sarà il nom de plume con cui si farà conoscere come scrittore) scopre i mali del colonialismo molto presto. Suo padre Apollo, infatti, letterato e poeta, è un fervente indipendentista, legato a cellule di resistenza che si oppongono al dominio russo di Alessandro II. Le sue idee gli valgono la prigione e tra i primi ricordi di Conrad, che non ha ancora compiuto cinque anni, ci sono i tetri cortili della Cittadella di Varsavia, terribile prigione politica affacciata sulla Vistola.

Sarebbe difficile provare a sostenere che la situazione della famiglia Korzeniowski migliori particolarmente all’indomani della scarcerazione di Apollo: genitori e figlio, infatti, vengono esiliati prima in Russia e dunque in Ucraina, dove la madre di Conrad muore di tubercolosi. Quando, finalmente, Conrad sembra ritrovare maggiore stabilità dopo il trasferimento a Cracovia, è Apollo ad ammalarsi e morire, lasciando il figlio tredicenne con nient’altro oltre al ricordo dei grandi scrittori polacchi amati dal padre, affidato a uno zio che pretenderà da lui una dedizione allo studio che il ragazzo, anche a causa di una salute cagionevole, non può fingere di avere.

La linea d'ombra di Conrad

Il viaggio come materia romanzesca

Per scappare agli obblighi accademici, Joseph Conrad sceglie la vita del marinaio, prima su navi commerciali che battono bandiera francese, dunque inglese, all’indomani di uno scandalo legato a una serie di debiti che vengono saldati solo grazie all’intervento dello zio. Un periodo di nuove, travagliate, esperienze, in cui Conrad soffre anche di quella che, a posteriori, è stata identificata come possibile depressione: non riesce infatti a sopportare la vergogna e la tensione per la sua condizione economica e tenta il suicidio.

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Gli anni nella marina mercantile saranno fondamentali per la carriera di scrittore di Conrad, e gli forniranno quegli aneddoti e quei paesaggi che lo renderanno celebre.

Il primo romanzo esce però solo un anno dopo il suo abbandono della vita per mare a causa di un fisico ormai provato. È il 1895, quando Conrad pubblica La follia di Almayer, scritto direttamente in inglese (come tutti i suoi romanzi), nonostante non sia la sua lingua madre. Nel testo sono già presenti le caratteristiche principali dell’opera di Conrad: l’analisi dei moti dell’animo e della coscienza, e l’utilizzo di personaggi realmente conosciuti (in questo caso specifico un uomo incontrato nelle Indie Orientali) che vengono inseriti in contesti narrativi e ritratti più o meno fedelmente.

Il romanzo la follia di Almayer di Conrad

Poca invenzione, dunque, e molta rielaborazione di materiale esperito con sofferenza. Come Nostromo, romanzo del 1904 in cui trova posto una lucida analisi delle malattie della coscienza, come la paranoia, per cui Joseph Conrad si era ispirato a dei malati realmente conosciuti. O ancora del viaggio in Congo intrapreso come capitano di un battello commerciale: Conrad risale l’omonimo fiume africano nel 1890 e le esperienze feroci che intraprende, le situazioni al limite dell’umano a cui assiste, riecheggiano tra le righe di Cuore di tenebra, capolavoro del 1899. Certo, presumibilmente Conrad non ha mai incontrato un uomo straordinario e terribile come Kurtz, ma la drammatica schiavitù degli autoctoni, la sensazione di tragedia imminente e di trovarsi nelle viscere del mondo, sono tutte tratte dalla sua esperienza personale. All’oscurità dell’anima di Kurtz fa da contraltare quella del fiume e del mare, che ugualmente trova una parte nella narrazione: acque che vengono ricercate, il cui richiamo è impossibile ignorare, che promettono tanta possibilità di ricchezza quanto di morte (sempre il mare, d’altronde è il protagonista di un altro grande successo, La linea d’ombra, del 1917).

E forse si annida in questo, la potenza della scrittura di Joseph Conrad: nella capacità di utilizzare dati dell’esperienza per costruire storie che vanno oltre il visto e il sentito, capaci di esplorare i meandri dell’inconscio e le inquietudini dell’anima. Un talento tanto più sorprendente se si considera che Conrad non conosceva – non poteva conoscere – approfonditamente le culture che raccontava, sfiorate appena durante i suoi viaggi.
Nonostante, inoltre, da alcune pagine di Conrad si percepisca un sottile razzismo, forse neppure troppo conscio (pensiamo ad esempio al Negro del Narciso, del 1897, in cui la malattia di un uomo dell’equipaggio trascina tutta la nave in un incubo che finirà solo con la sua morte), è indubbio che Conrad fosse estremamente critico nei confronti del colonialismo. Un sentimento ambiguo, alla luce del suo servizio per le due grandi potenze coloniali europee, ma facilmente riconducibile al clima respirato durante l’infanzia.

Libro Nostromo di Conrad

Un aneddoto italiano

Uno dei più ferventi appassionati di Conrad e della vera e propria mitologia che si è costruita attorno allo scrittore, è un editore italiano: Ugo Mursia. Non pago di aver pubblicato tutta l’opera dell’autore con la sua casa editrice fondata nl 1955 e dedicata soprattutto a testi sul mare (e chi, più di Conrad, ha fatto del mare ossessione e ragion di vita?), Mursia si è anche imbarcato nell’opera di salvataggio di una barca appartenuta all’autore. Siamo infatti negli anni Trenta quando viene ritrovato, ormeggiato sulle coste della Tasmania, il veliero Otago capitanato da Conrad. Una nave ormai ridotta in condizioni comprensibilmente pessime che però Mursia, con l’aiuto di un giornalista del Corriere della Sera, Vero Roberti, riesce a recuperare per donarlo al Museo della scienza di Milano.

Mursia, che aveva investigato a lungo sul suo autore, era anche sicuro che Conrad non fosse nato nel 1857, come sostiene la critica, ma nel 1856. Convinzione suffragata da documenti ritrovati in Polonia.

Sulla morte di Joseph Conrad, invece, non ci sono dubbi: lo scrittore muore per un infarto nel 1924 in Inghilterra. Sulla lapide è riportato il suo nome polacco. La grafia, però, è sbagliata.

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