Una nuova bufera coinvolge il Salone del libro di Torino. ilLibraio.it ha intervistato a caldo il direttore uscente Ernesto Ferrero…

Ernesto Ferrero è in vacanza all’Elba quando apprende della nuova bufera che coinvolge il Salone del libro di Torino, che ha diretto anche nell’ultima edizione dopo esser stato richiamato in corsa. Stamattina, infatti, nel bel mezzo del vertice in corso all’Associazione Italiana Editori per parlare del destino del Salone e di possibili alternative alla manifestazione, è giunta la clamorosa notizia degli arresti per turbativa d’asta nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Torino (qui tutti gli aggiornamenti, ndr).


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Al telefono con ilLibraio.it, Ferrero prima si allinea alla posizione espressa congiuntamente dal sindaco di Torino Chiara Appendino e dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino (“Attendiamo di conoscere i dettagli dell’inchiesta in corso, auspicando che la magistratura, nei confronti della quale ribadiamo la nostra piena fiducia, faccia chiarezza nel più breve tempo possibile”), poi aggiunge: “Stiamo a vedere, comunque va fatta una distinzione netta: da un lato ci sono gli aspetti commerciali, su cui i problemi non sono mancati, dall’altra quelli editoriali. Mi sono occupato solo di questi ultimi, ci tengo a ribadirlo. Un conto è l’inchiesta, dunque, che si riferisce  a una presunta turbativa d’asta nell’ambito dell’affidamento della gestione dell’organizzazione; un altro, è la formula del Salone, che si è dimostrata ancora una volta vincente”.

A proposito di quest’ultimo aspetto, tornando al dibattito in corso nell’Aie, per Ferrero “tutto è migliorabile, nell’ambito di una discussione con gli editori”. Allo stesso tempo, però, il direttore uscente si dice “stupito” dalla posizione espressa da molti importanti editori, che “sono stati sempre coinvolti nel programma editoriale”.

L’inchiesta in corso, in ogni caso, per Ernesto Ferrero “non rappresenta la fine del Salone”. Anzi, per lo scrittore e intellettuale la manifestazione torinese “può eventualmente convivere con una nuova manifestazione milanese, sempre che ci si segga attorno a un tavolo per elaborare una strategia comune e si eviti una concorrenza interna in un ambito già in difficoltà come quello librario”.

Per Ferrero i problemi del Salone nascono da lontano: “La debolezza finanziaria della Fondazione è dovuta soprattutto alle promesse non mantenute in passato dalle istituzioni. I versamenti non sono arrivati, o sono arrivati in ritardo, e si è dovuti ricorrere alle banche”.

Staremo a vedere come si evolverà l’inchiesta e cosa verrà fuori dal vertice dell’Aie. Di certo, il futuro del Salone non è mai stato così a rischio.

 

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