“Mi piace utilizzare l’umorismo per sottolineare quanto siano assurde certe forme di crudeltà”, racconta Nana Kwame Adjei-Brenyah. L’autore, nato a New York da genitori ghanesi, nei suoi racconti d’esordio, raccolti in “Friday Black”, mette a nudo le ipocrisie della società statunitense e disegna possibili, raccapriccianti, scenari futuri – L’approfondimento

“Mi piace utilizzare l’umorismo per sottolineare quanto siano assurde certe forme di crudeltà”, racconta Nana Kwame Adjei-Brenyah a Sotto il vulcano, il blog di Sur, l’editore che ha portato in Italia la sua prima opera, Friday Black (traduzione di Martina Testa).

Lo scrittore, nato a New York da genitori ghanesi, nel suo esordio raccoglie una serie di racconti in cui mette a nudo le ipocrisie della società statunitense e disegna possibili, raccapriccianti, scenari futuri. 

Friday Black

Attualità e ingiustizie nei confronti  della comunità afroamericana si fondono, creando scenari come quello narrato ne I 5 della Finkelstein, dove gruppi di picchiatori colpiscono a morte vittime bianche per vendicare l’uccisione di cinque bambini afroamericani.

O ancora, visioni di un futuro governato dalla tecnologia e dalla ricerca spasmodica della verità, ma con il rischio di cancellare il passato e la storia.

Scenari di violenza, in cui la disparità, sociale ed economica, la fa da padrone, ma in cui si trovano anche momenti di comicità, perché “a volte quello di cui si ride è la nostra civiltà malata, e a volte quello di cui si ride è che non c’è proprio niente da ridere”.

I personaggi di Nana Kwame Adjei-Brenyah sono quasi sempre giovani uomini con una grande consapevolezza del mondo che li circonda e delle ingiustizie con cui devono confrontarsi quotidianamente. Si tratti del ragazzo “sotto dotato” nato da una famiglia che promuove la tecnologia, il progresso e la verità – e che quindi gode di una serie di abilità superiori a quelle del figlio -, oppure del giovane seguace del dio della scrittura, tutti i personaggi percepiscono le mancanze e le menzogne della società in cui vivono.

Il tendere verso scenari possibili è un’altra caratteristica comune ad alcuni dei racconti di Friday Black e lo stesso Nana Kwame Adjei-Brenyah la spiega così: “Fare delle estrapolazioni verso il futuro può aiutarci a enfatizzare le assurdità del mondo contemporaneo”. 

Oltre alla violenza e all’impatto della tecnologia sulla vita degli uomini, nei racconti c’è spazio per le ironie sul consumismo della società contemporanea: “Ho scritto questo libro perché qualcuno che lavora dalla mattina alla sera il giorno del Black Friday possa magari sentir confermati i suoi sospetti sul fatto che c’è qualcosa di malato se i prezzi ribassati portano gli esseri umani a calpestarsi a vicenda”, spiega a questo proposito l’autore.

Una commistione di generi e tematiche definiscono i racconti di Friday Black e fanno trasparire influenze letterarie. Qualche esempio? ZZ Packer per la necessità di dare visibilità a storie marginali e donare voce a personaggi quasi mai raccontati; Toni Morrison per l’indagine sull’identità afroamericana; George Saunders per la ricerca della comicità; Paul Beatty per l’ironia surreale e Colson Whitehead per la tensione verso soluzioni fantascientifiche.

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