Le inchieste del commissario Maigret hanno reso lo scrittore Georges Simenon famoso nel mondo, ma sono stati romanzi come “L’uomo che guardava passare i treni” e “Tre camere a Manhattan” a inserirlo nell’olimpo della letteratura francese

Biografia e produzione letteraria in Georges Simenon, in Italia pubblicato da Adelphi, sono profondamente legate: per capire i suoi romanzi bisogna conoscere la sua vita. Nato il 13 febbraio 1903 a Liegi, in Belgio, Simenon comincia a scrivere a sedici anni per la gazzetta della città, firmando articoli di nera e ritratti immaginari di cani abusati con uno pseudonimo che lo accompagnerà diversi anni, Georges Sim. Dopo la morte del padre e complice anche un difficile e mai risolto rapporto con la madre (in Lettera a mia madre, del 1974, la accuserà di non aver mai riconosciuto il suo successo), si trasferisce a Parigi. Non ha ancora compiuto vent’anni e già si sta delineando la sua carriera letteraria: Simenon è fin dagli esordi incredibilmente prolifico e comincia a pubblicare racconti (ne produce circa 750 in tre anni) e brevi romanzi di genere con i più disparati pseudonimi.

È agli inizi degli anni ’30 che Simenon inizia a firmarsi con il suo vero nome: a fare da spartiacque sono la pubblicazione del primo romanzo con protagonista il celebre commissario di polizia Maigret, Pietr il lettone (ma l’investigatore è già comparso in alcuni racconti precedenti), e dei primi romanzi cosiddetti “duri”, che Simenon definisce “romanzi-romanzi” per distinguerli dai feuilleton della giovinezza (il primo è considerato Il passeggero del Polarlys, del 1930).

Pietr il Lettone di Georges Simenon

Le Memorie intime: Georges Simenon, scrittore e padre

In Simenon passione per la vita e passione per la scrittura vanno di pari passo. Lui stesso racconta all’amico Fellini di aver avuto oltre 10.000 amanti. Prolifico nell’amore come nella scrittura, Simenon vuole conoscere le persone, e in questa sete di conoscenza si ascrive la sua sete di amore.

All’indole passionale fa da contraltare un’opposta ricerca di stabilità coniugale. Simenon ama definirsi prima di tutto “padre di famiglia”. Con la prima moglie, Régine, ha un figlio, con la seconda, Denyse, ne ha tre, ma i suoi rapporti con le consorti sono tutt’altro che tranquilli: sembra trovare pace solo con Teresa, la ex-governante italiana che gli starà accanto dall’abbandono di Denyse fino al 1989, anno della sua morte. Ossessivo nella scrittura e discontinuo nei rapporti sentimentali, attira su di sé rancori, che esplodono quando Denyse pubblica un libro carico di accuse nei suoi confronti, che provoca il suicidio dell’unica figlia femmina, Marie-Jo, a cui Simenon era profondamente legato e per cui nel 1981 scrive un testo molto sofferto, Memorie intime.

Memorie intime, dedicato alla figlia Marie-Jo

Maigret come Sherlock Holmes? Simenon dai romanzi polizieschi alla commedia umana

Famiglia da un lato, palpitante vita cittadina dall’altro: per scrivere Simenon ha bisogno di immergersi nei bassifondi, scavare nell’animo umano e riportarlo nella sua purezza. Sono emblematici i consigli che dà, in un’intervista televisiva, ai giovani scrittori: prima leggere voracemente, dunque interrompere ogni lettura e cominciare a vivere per poi non far altro che scrivere, scrivere, scrivere. Simenon stesso sostiene di aver smesso di leggere romanzi che non siano classici intramontabili. Legge sempre molto, confessa: saggi, libri di medicina, biologia, storia, ma se tornasse alla narrativa contemporanea finirebbe per dubitare del proprio lavoro o per rischiare l’imitazione di qualcosa di già scritto.

L'uomo che guardava passare i treni: un classico

L’approccio alla scrittura di Simenon è talmente sincero che non potrebbe mai “mangiare qualcosa di già digerito”, qualcosa, insomma, già elaborato da un altro autore. Per questo lo scrittore ha bisogno di parlare solo di esperienze vissute nel modo più diretto possibile. Si interessa allora a un’umanità disgraziata che fa confluire poi nelle sue storie: prostitute, ballerine di Pigalle, faccendieri e avventurieri, ma anche commissari di polizia che frequenta per dar più veridicità alle sue inchieste.
Ogni tipo umano è diverso, risultato di un vissuto personale. Per questo motivo nei libri di Simenon è il personaggio che fa la storia: dalla caratterizzazione dei singoli sgorgano automaticamente gli intrecci che li vedono protagonisti. Sono i personaggi stessi a indicare all’autore come ciascuno di loro, messo di fronte a un dato avvenimento, potrebbe reagire.

Questa tecnica di Simenon segna una novità assoluta rispetto alla letteratura poliziesca più celebre: quella dello Sherlock Holmes di Conan Doyle e del Poirot di Agatha Christie. All’investigatore di Simenon, dunque, non interessa più sapere chi ha commesso un delitto, ma perché, per quali motivazioni.
Sarebbe tuttavia un errore pensare che questo approccio si ritrovi solo nella fortunata serie di Maigret (ne L’ombra cinese del 1932, per esempio, o ne I sotterranei del Majestic del 1942) anche i romanzi duri come L’uomo che guardava passare i treni del 1938, o Tre camere a Manhattan del 1946, seguono la medesima impostazione.

L'ombra cinese: un'inchiesta di Maigret

La firma di Simenon: romanzi in una settimana

L’immedesimazione nei personaggi si traduce in un’analoga devozione nella scrittura. Il procedimento con cui Simenon scrive (e che non abbandona mai pur spostandosi nel corso della vita da Parigi, agli Stati Uniti, alla Svizzera) è totalizzante. Prima Simenon si immerge completamente nei personaggi, li lascia vivere dentro di sé come un attore. Poi, in pochi giorni, sei o sette, scrive tutto il romanzo senza ripensamenti, solo a matita e un capitolo per mattina. Dunque lo batte a macchina risistemando poche cose. E così in una decina di giorni il romanzo è pronto. Una tale velocità di esecuzione era per Simenon necessaria per riuscire a sopportare l’assoluta sottomissione alla voce dei suoi personaggi, che lo lasciava, a opera conclusa, sempre stremato.
Un procedimento che Simenon, con una foga disperata, ha ripetuto centinaia e centinaia di volte (ci ha lasciato circa 500 romanzi di cui 75 della serie di Maigret). Certo, guardando le sue interviste televisive si ha una sensazione di straniamento: un uomo così pacato e distinto che riesce a trasmettere una visione così rigorosa della vita e della scrittura. Sarebbe un buon oggetto per un’indagine di Maigret.

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