Giusi Marchetta torna in libreria con “Dove sei stata”, ambientato in un luogo che l’autrice conosce bene, la Reggia di Caserta: su ilLibraio.it un capitolo

A 7 anni dal suo primo romanzo, L’iguana non vuole, Giusi Marchetta, classe ’82, insegnante e autrice, torna in libreria con Dove sei stata, sempre pubblicato da Rizzoli.

Vincitrice del Premio Calvino nel 2008 con la raccolta di racconti d’esordio Dai un bacio a chi vuoi tu (Terre di Mezzo, editore che l’anno dopo ha pubblicato anche la raccolta Napoli ore 11), la scrittrice nel 2015 ha pubblicato anche un saggio: Lettori si cresce (Einaudi).

Giusi Marchetta (collaboratrice de ilLibraio.it), che da anni vive a Torino, nel nuovo romanzo porta il lettore nella sua terra d’origine, la Campania: dopo più di dieci anni di assenza, il protagonista, Mario, torna nel luogo in cui è cresciuto: la Reggia di Caserta. Un luogo che, come ha raccontato al Venerdì di Repubblica, l’autrice conosce bene: “Ci sono cresciuta. Mio nonno e mio padre erano i custodi e la famiglia di mia madre ci ha abitato a lungo”.

Figlio del Capitano, storico custode del parco, Mario conosce bene la Reggia, ma non quella dei turisti, maestosa e spettacolare, bensì un triangolo di terra con un’aia al centro, chiuso tra gli alberi del Bosco Vecchio e le acque della gigantesca Peschiera. Al di là di questo microcosmo di vasche, statue e arbusti, si intuisce la vita della città, della gente che resta fuori quando, alla sera, il Capitano richiude il cancello. È proprio lì che Mario conserva il suo ricordo più vivo: quello della madre Anna, che un giorno se n’è andata senza dire nulla, lasciando tutti indietro a fare i conti con la sua mancanza. Convinto che il motivo della fuga si trovi ancora all’interno del parco, Mario lo cerca senza sosta, sulle tracce di un passato che gli sfugge eppure non smette di richiamarlo a sé. Ma la verità non si può riconoscere finché non si è pronti ad accoglierla: per fare posto alle cose che non ha mai voluto vedere, Mario dovrà rimettere in discussione tutte le definizioni che reggono il suo mondo – quella di madre, quella di figlio, quella di colpa…

giusi marchetta

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it proponiamo un estratto:

Anna

C’erano le madri degli altri e poi c’era la sua.

Anna era giovane, di un’età che le altre non avevano mai avuto o di cui non era rimasta traccia sui loro corpi, nelle parole e nei gesti. A Mario sembrava più bella, ma questo era scontato, e per non essere ingiusto di tanto in tanto chiudeva gli occhi e la faceva a pezzi, concentrandosi su naso, mani, bocca o capelli. Annotava una mancanza per volta: non era rossa come la madre di Carluccio, le labbra erano troppo sottili mentre la tabaccaia ne aveva un paio a forma di cuore come le attrici. I suoi occhi scuri non erano paragonabili a quelli di suor Marta che erano chiari e lo facevano sudare sempre un po’ mentre lo cercavano al secondo banco. Questo si diceva e si sentiva nel giusto. Poi però lei arrivava e faceva una cosa qualsiasi.

Come Mario, era nata nel Parco, un parto in casa improvviso e brutale, cosa comune negli anni Cinquanta, ma che le aveva ucciso la madre nel letto. Era figlia unica di un caposervizio e conosceva ogni angolo del Bosco Vecchio e del giardino inglese perché li aveva girati fin da quando aveva imparato a camminare, immune alle paure che terrorizzavano Mario come quella del buio, dei serpenti che possono nascondersi nell’erba alta, delle domande degli sconosciuti. Parlava con tutti, anche con i turisti, e se erano stranieri, meglio: How are you? What’s your name? Aveva imparato a memoria tutte le domande da un vocabolarietto di inglese parlato, e aveva aggiunto a matita, a margine, tutte le risposte collezionate nel Parco. Le piacevano le persone: le sembravano interessanti.

Una volta, quando era molto piccola, un soldato le aveva chiesto di vendergli un mazzetto di margherite che aveva raccolto per tutto il pomeriggio. Anna si era messa la monetina in tasca ed era arrossita quando lo aveva visto regalare i fiori alla sua ragazza.

«Ma perché?» le aveva chiesto Mario e lei non aveva risposto. Ma poi lui aveva visto una coppia baciarsi nel Parco e aveva capito.

(…) C’erano, poi, le cose difficili. Le cene senza il Capitano quando erano soli e lei se ne stava zitta e non gli rispondeva; le pagine scritte la sera a letto e strappate subito dopo. E poi c’era quella differenza tra lei e le donne dell’aia.

Le altre erano tutte madri di qualcuno. Lo vedevi da quando le facevano sedere perché lo portavano nella pancia a quando lo chiamavano alla finestra all’ora di cena gridando per farsi sentire. Erano nate quando erano nati i figli; senza non le avresti riconosciute. L’esistenza di Anna non dipendeva da lui, né la tristezza o la gioia. C’era qualcosa di lei che era sempre esistito e che esisteva al di fuori della sua portata di figlio. Era una scoperta dolorosa: Mario provava a dubitarne ogni volta che poteva.

Un pomeriggio d’estate giocava da solo in cortile, palleggiando contro il muro. Tutto era noia e scrosci di acqua fredda alle sue spalle.

Se gli capita di pensarci adesso, non sa dire se Staffieri, il dottore, stesse fumando davvero oppure no. Se lo ricorda solo vagamente: è appoggiato di spalle alla porta del garage mentre aspetta di tornare in ambulatorio e parla, parla, parla.

Lei risponde.

Mario rivede le sue scarpe lerce, la palla stretta tra le braccia e la corsa per raggiungerli. Poi quel gesto: Staffieri che gli fa l’occhiolino e si china su di lei, tenta un baciamano.

«Permettimi.»

Anna gli dà le spalle, infila veloce le mani nel cesto dei panni.

«Sono bagnate» dice e Mario bambino non capisce la risposta antipatica e la fretta, però in quel momento per la prima volta la vede brillare, la differenza.

Da quel pomeriggio, se lei stendeva, anche se gli altri erano rientrati tutti, lui la aspettava davanti alla porta. Seduto sugli scalini col pallone in mano, la spiava e intanto cancellava tutto quello di cui pensava di poter fare a meno: le lenzuola umide, la macchina del Capitano, la gallina che le gironzolava attorno in cerca di cibo e, prima di rendersene conto, finiva per cancellare anche se stesso, stupito di vedere come ogni cosa sbiadiva naturalmente tranne lei e il Parco.

(continua in libreria…)

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GLI APPUNTAMENTI A TEMPO DI LIBRI – Giusi Marchetta presenta Dove sei stata a Milano (Fieramilanocity, Sala Bianca) il 10 marzo alle 12.30 con Ester Viola. Il giorno prima, alle 19, sempre a Tempo di Libri, interviene allo Spazio Incontri nell’incontro organizzato da ilLibraio.it dal titolo “Il mondo letterario e il riconoscimento del valore delle scrittrici”. Con lei anche Helena Janeczek, Loredana Lipperini, Bianca Pitzorno, Luigi Spagnol (modera Antonio Prudenzano).

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