“In Italia ingegneri a basso costo”: la gaffe del ministero dello Sviluppo fa discutere. Su ilLibraio.it il commento di Lorenzo Cavalieri: “Lo stipendio di un ingegnere non è solo un costo di produzione, ma è soprattutto un ottimo indicatore della qualità del capitale umano di un sistema economico…”

Il governo, nella brochure dell’ormai celebre piano Industria 4.0 (qui la notizia, su Repubblica.it, e qui il commento di Massimo Gramellini su La Stampa, ndr), invita gli investitori istituzionali a scegliere l’Italia “perché i nostri ingegneri guadagnano 38000 euro contro una media dei paesi sviluppati pari a 50000 euro”.

Quando l’ho letto ho pensato a uno chef che pubblicizza il proprio ristorante dicendo: “Venite da me, pago meno la carne che vi metto nel piatto”.

Credo che il governo sia incorso in un enorme errore di comunicazione. Con quelle parole, infatti, lo stipendio di un ingegnere viene considerato come “un costo di produzione”. Il messaggio quindi diventa “venite a investire e produrre servizi da noi, risparmiate”. Il problema è che lo stipendio di un ingegnere non è solo un costo di produzione, ma è soprattutto un ottimo indicatore della qualità del capitale umano di un sistema economico.

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Capitale umano è un’espressione odiosa, ma è il modo che abbiamo per dare un nome al “livello di complessità e di profondità delle competenze e delle esperienze delle persone che studiano e lavorano”.

Nello stipendio medio di un ingegnere sono contenute informazioni preziosissime: la qualità del sistema scolastico e universitario, l’efficienza di un sistema produttivo, la qualità delle infrastrutture (fisiche e non) a disposizione di chi lavora in un paese.

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Insomma, caro governo, dire che un ingegnere guadagna poco significa dire che abbiamo un capitale umano di basso livello. Non è certamente uno spot onorevole. Se foste un investitore straniero e vi dicessero che in Italia i trasporti, le pratiche burocratiche, i servizi di assistenza, le Controversie giudiziarie hanno costi bassi, investireste in Italia? Probabilmente sì. E investireste invece in un paese che vi dice che i suoi ingegneri valgono di meno? Probabilmente vi chiedereste perché valgono di meno. E vi rispondereste che il sistema, fin dalla scuola, non “fertilizza” i cervelli; che università, ricerca e aziende non si parlano come dovrebbero, che in un sistema a bassa produttività gli stipendi sono necessariamente più bassi. E alla fine decidereste di non investire. Soprattutto, scuotereste il capo di fronte a chi considera lo stipendio di un ingegnere un costo di produzione, invece di considerarlo il termometro dello sviluppo di un paese.

L’AUTORE – Lorenzo Cavalieri è laureato in Scienze Politiche e ha conseguito l’MBA presso il Politecnico di Milano. Dopo aver ricoperto il ruolo di responsabile commerciale in due prestigiose multinazionali, si occupa dal 2008 di selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane. Attualmente dirige Sparring, società di formazione manageriale e consulenza organizzativa.
www.lorenzocavalieri.it è il blog in cui raccoglie i suoi articoli e interventi.
È in libreria per Vallardi  Il lavoro non è un posto.

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