Da novembre arriva anche in Italia la rivista Jacobin, il magazine del socialismo democratico americano: “Pensiamo che nel delirio istantaneo del web e dei social ci sia bisogno di un’ancora di riflessione che non si esprimerà in maniera gergale o tecnica ma che proverà ad andare a fondo delle questioni”, spiega la redazione in un’intervista collettiva con ilLibraio.it. “Si tratta di affermare uno stile radicale ma non minoritario, plurale, che cerchi di parlare a una platea vasta, che ha come uniche discriminanti il rifiuto del sovranismo di matrice nazionalista e del riformismo liberale” – L’intervista, in cui si parla anche del magazine americano e del pubblico a cui Jacobin Italia vuole rivolgersi: “Puntiamo ai tanti che sono orfani di un luogo di discussione e riflessione, che non si accontentano dei cinque minuti di odio quotidiani di Facebook”

Fondato nel 2010 da Bhaskar Sunkara, scrittore, editore e politico americano , il magazine Jacobin è la voce della sinistra americana, o meglio: la voce della sinistra in America, che non è la stessa cosa. Secondo i dati del sito, la rivista trimestrale conta 30mila abbonati al cartaceo e un pubblico online di un milione di persone, risultato notevole, tanto che nel 2013 il New York Times intervistava il fondatore del magazine e titolava: “Un giovane editore rende Marx Mainstream”.

Identificata da un’ideologia socialistaJacobin accoglie al suo interno l’eredità della tradizione del socialismo marxista e, soprattutto, del socialismo democratico americano, pubblicando i contributi di pensatori come Slavoj Žižek e Jeremy Corbyn. Nel corso degli anni sulle pagine del magazine hanno trovato spazio movimenti come Occupy Wall Street e, più recentemente, l’ascesa di Alexandria Ocasio-Cortez, il nuovo volto del socialismo democratico, originaria del Bronx.

Più in generale, la missione della rivista è offrire una prospettiva di sinistra su temi economici, politici e sociali, in opposizione tanto alle retoriche della sinistra liberale quanto a quelle di destra e conservatrici. Un compito, questo, che è valso gli elogi di Noam Chomsky, linguista, filosofo e attivista politico statunitense, secondo il quale “l’apparizione della rivista Jacobin ha portato un raggio di luce in tempi bui”.

Ebbene, Jacobin sta arrivando anche in Italia. Sissignori, arrivano i Giacobini: come hanno annunciato le pagine social della rivista, da novembre sarà disponibile un’edizione italiana, Jacobin Italia. Per saperne di più ilLibraio.it ha intervistato collettivamente la redazione della rivista, con sede a Roma, composta da David Broder, Giulio Calella, Salvatore Cannavò, Marta Fana, Giuliano Santoro e Lorenzo Zamponi.

Come è nata l’idea di realizzare un’edizione italiana di Jacobin?
“Il simbolo di Jacobin è la silhouette di un giacobino nero. L’africano col berretto frigio rimanda a quando, nel corso della rivoluzione degli schiavi di Haiti contro i ‘rivoluzionari’ francesi, i ribelli si impadronirono dei simboli dei loro oppressori per scagliargli contro tutte le loro contraddizioni. La libertà, l’uguaglianza e la fraternità diventavano un tema universale e questa universalità ribaltava l’oppressione dell’Occidente. È una lezione ancora illuminante, che ci insegna a far emergere le contraddizioni dalle radici sapendo vedere i conflitti anche dove meno te li aspetti. Ugualmente paradossale è il fatto che dagli Stati Uniti, un paese in cui la sinistra politica è sempre stata poco visibile, arriva un’ondata di radicalità per certi versi inaspettata. Jacobin ci interessa per la capacità di porsi in maniera accurata ma non gergale. Una rivista non accademica ma piena di contenuti, schierata ma non propagandistica, capace di apparire innovativa senza rimuovere il passato, con le luci e le ombre”.

E così si è sviluppata l’idea di importare la rivista in Italia.  
“In Italia, il paese in cui la sinistra è all’anno zero, pensiamo si possa imparare qualcosa da questo che è stato un vero e proprio caso editoriale internazionale. Nell’ultimo anno sono nate su questa necessità di riscoprire anche da noi il senso profondo dell’analisi e del pensiero lungo, fuori dal provincialismo in cui si è rinchiuso negli ultimi anni ma anche oltre la superficialità dell’analisi che ha invaso la maggior parte del discorso pubblico, molte discussioni parallele in luoghi differenti tra loro: tra alcuni giovani militanti e ricercatori, nei festival organizzati da Alegre, tra alcuni scrittori e giornalisti. A un certo punto queste discussioni plurali si sono efficacemente intrecciate e ci siamo decisi a verificarne la possibilità concreta, coinvolgendo poi ulteriori energie per intraprendere il progetto”.

Quando è prevista l’uscita di Jacobin in Italia e a chi è affidata la direzione del progetto?
“Il primo numero uscirà a inizio novembre, ci siamo dati una direzione collettiva”.

A quale pubblico intende rivolgersi la rivista?
“Non a un pubblico ristretto e militante. Pensiamo che nel delirio istantaneo del web e dei social ci sia bisogno di un’ancora di riflessione che non si esprimerà in maniera gergale o tecnica ma che proverà ad andare a fondo delle questioni. Puntiamo ai tanti che sono orfani di un luogo di discussione e riflessione, che non si accontentano dei cinque minuti di odio quotidiani di Facebook. Si tratta di inventare quasi da zero un pubblico che praticamente non esiste. Ci rivolgiamo a tutti quelli che hanno voglia di cambiare le cose, mettendoci il cervello oltre che la passione (il claim della rivista statunitense è proprio ‘Reason in Revolt’)”.

L’edizione italiana sarà una traduzione della rivista americana o vi saranno contenuti originali? In questo caso, sono comunque previste traduzioni di alcuni interventi della rivista americana?
“Entrambe le cose. Periodicamente ci scambiamo idee e informazioni sui temi da affrontare. Anche in base a quello decidiamo i numeri tematici italiani e cosa tradurre dall”edizione madre'”.

Prevedibilmente Jacobin Italia sarà molto critica nei confronti dell’attuale governo. Ma come si porrà all’interno del dibattito sulla generale crisi della sinistra italiana e a livello europeo?
“Le riviste politiche in Italia hanno sempre avuto lo scopo di aggregare una specifica area e di rappresentare una tradizione ben precisa. Nel nostro caso si tratta di affermare uno stile radicale ma non minoritario, plurale, che cerchi di parlare a una platea vasta, che ha come uniche discriminanti il rifiuto del sovranismo di matrice nazionalista e del riformismo liberale. Pensiamo che non sia il momento di farsi ingabbiare dai confini degli stati-nazione e neanche dai vincoli del moderatismo”.

A proposito, da noi si intravedono figure politiche emergenti che si possano paragonare, ad esempio, all’ascesa di Alexandria Ocasio-Cortez, di cui Jacobin Mag ha molto parlato?
“Direi proprio di no. Siamo in una fase politica tutta diversa, all’anno zero della forma partito”.

Quanto sarà indipendente, da un punto di vista politico, la rivista italiana rispetto a quella americana?
“Proprio perché la situazione italiana è completamente diversa, non pensiamo ci siano modelli da importare”.

Chi farà parte della redazione italiana di Jacobin e chi saranno i collaboratori?
“C’è un nucleo centrale composto dalle sei persone che formano il desk (composto da David Broder, Giulio Calella, Salvatore Cannavò, Marta Fana, Giuliano Santoro e Lorenzo Zamponi, ndr) cui fa capo una redazione allargata e diffusa (tutti i nomi sul sito www.jacobinitalia.it)”.

Questi ultimi saranno pagati?
“Ci basiamo sulle finanze che riusciamo a raccogliere dagli abbonamenti e dalle vendite. Ma di sicuro, quando commissioneremo un articolo a un collaboratore esterno, sarà nostro impegno retribuirlo”.

È prevista anche un’edizione cartacea della rivista. Chi ne sarà l’editore?
“Siamo consapevoli del fatto che puntare sul cartaceo oggi è molto rischioso. Ma uno degli elementi del successo di Jacobin è proprio quello di aver costruito un meccanismo virtuoso tra sito e rivista trimestrale, che in Italia sarà edita da Edizioni Alegre. Quest’ultima è il baricentro di una serie di contenuti che gravitano sul web, e da credibilità e sostenibilità a tutto il progetto. Jacobin è un oggetto piacevole da sfogliare, i testi si accompagnano a grafiche ricercate e a info-grafiche che riescono a riassumere alcune questioni, spesso assumendo punti di vista spiazzanti: a questo sta lavorando Alessio Melandri, il nostro grafico. Parallelamente il sito sarà il luogo dove fornire quotidianamente spunti di analisi e approfondimenti irriverenti. Infine, Jacobin riesce a dialogare con l’immaginario pop, a piegarlo ai fini della divulgazione di contenuti e idee. Se hai un pensiero forte, puoi farlo”.

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