“Credo sia un momento entusiasmante per scrivere fantasy: le regole di questo genere sono ben definite, e di questo ne sono consapevoli sia gli autori sia i lettori. In più, possiamo romperle, per creare un nuovo terreno che sovverta il percorso o la costruzione stessa dei personaggi”. Considerato tra i maestri del fantasy contemporaneo, pluripremiato per saghe come “The Illuminae Files”, “Aurora Rising” e “Nevernight”, e autore che non crede nel lieto fine: Jay Kristoff racconta il fantasy contemporaneo intervistato da ilLibraio.it (e svela le prime anticipazioni sul suo nuovo progetto, “Empire of the Vampire”…)

È tra i maestri del fantasy contemporaneo, pluripremiato per saghe come The Illuminae FilesAurora Rising Nevernight e, soprattutto, è un autore che non crede nel lieto fine. 

Jay Kristoff nasce in Australia nel 1973, si laurea in lettere per poi proseguire nel campo della pubblicità per la televisione: passeranno undici anni prima dell’inizio della sua carriera narrativa, che lo porterà a scrivere bestseller fantastici e fantascientifici

 Jay Kristoff Nevernight

Tra le sue opere, The Lotus War, serie steampunk ispirata al Giappone: i tre romanzi StormdancerKinslayer e Endsinger, sono un crossover rivolto sia agli adulti sia ai giovani. Il successo internazionale arriva con Illuminae Files (Mondadori, traduzione di L. Fusari), rispettivamente IlluminaeGemina e Obsidio. 

Kristoff, che ha da poco presentato in Italia i tre volumi di The Nevernight Chronicle: Mai dimenticareI grandi giochi e Alba oscura, una serie fantasy epica, in precedenza aveva annunciato una serie per giovani adulti intitolata Lifel1k3 (2019) e una di fantascienza dal titolo Aurora Rising (2019). Non è finita: a inizio anno è in programma l’uscita di una nuova serie illustrata, dal titolo Empire of the Vampire

Jay Kristoff intervista

 

ilLibraio.it lo ha intervistato in occasione della data milanese. 

Kristoff, cosa pensa del fantasy moderno? E in che modo le nuove generazioni di autori – di cui lei fa indubbiamente parte – stanno cambiando le prospettive del genere rispetto ai classici?
“Credo sia un momento entusiasmante per scrivere fantasy: le regole di questo genere sono ben definite, e di questo ne sono consapevoli sia gli autori sia i lettori. È interessante scrivere nuove cose quando il pubblico si basa su ciò che ha già letto…”.

Perché?
“In questo modo noi autori possiamo rompere le regole, le aspettative, lasciar percepire una certa familiarità e poi creare un nuovo terreno che sovverta il percorso o la costruzione stessa dei personaggi. Sono cresciuto leggendo i grandi del genere, e trovo emozionante poter costruire le mie narrazioni ‘sulle spalle’ di questi giganti”.
 

Da quali autori del fantasy “classico” ha tratto più ispirazione? 
“Sicuramente Tolkien: ho iniziato a leggerlo a dieci anni con Lo Hobbit, ed è stato lui ad aprirmi le porte del mondo fantasy. Oggi è molto di moda criticarlo per la sua visione del mondo inglese, upperclass. Ma è importante riconoscere che lui è uno dei padri del genere, o magari il nonno, e sicuramente è stato uno dei miei punti di riferimento”.

E oltre all’autore de Il signore degli anelli?
“Direi David 
Eddings. Ma il mio interesse per il fantasy è evoluto presto nel fantascientifico, con Isaac Asimov e autori simili”.

Nel panorama contemporaneo ci sono invece scrittori che sente vicini?
“La mia preferita è 
Laini Taylor, considerata un’autrice young adult; in verità la sua prosa è molto matura, per me la migliore del genere.  E poi apprezzo Scott Lynch, Mark Lawrence e Joe Abercrombie”. 

Perché il fantasy viene quasi sempre accostato più ai bambini che agli adulti o, come lei dice spesso dei suoi romanzi, ai “nuovi adulti”?
“Quella dell’adolescenza è l’età perfetta per inserirsi in questo viaggio: scopriamo chi siamo, facciamo le prime esperienze, iniziamo a capire cosa vogliamo dal mondo, quali sono i nostri desideri. Per questo, quando c’è un protagonista adolescente è molto facile associare il libro al mondo young adult, ma in realtà non è sempre così”.

Ad esempio?
“Pensi a 
Nevernight: negli Stati Uniti e nel Regno Unito è stato pubblicato da case editrici per adulti, nonostante la protagonista sedicenne”. 

Cosa pensa della capacità transmediale che ha il genere? Per esempio, Harry PotterIl signore degli anelliThe Witcher, sono stati trasformati in diversi prodotti d’intrattenimento.
“È davvero entusiasmante, ogni scrittore vorrebbe vedere i suoi libri adattati. Nel mio caso l’obiettivo è la televisione, che offre più tempo per raccontare la storia. Certo, i miei libri sono complessi, lunghi, non facili da adattare. Nonostante questo, per Illuminae Files sono stati venduti i diritti cinematografici a Brad Pitt, per Aurora Rising quelli televisivi”. 

E per quanto riguarda Nevernight?
“Esiste un progetto finanziato dal governo australiano per una web 
series. La produttrice è Piera Forde, una booktuber. Il primo episodio dovrebbe essere pubblicato il prossimo mese. Ovviamente con questo tipo di adattamenti il problema maggiore è rappresentato dalle spese – i costumi, il set – molto più alte rispetto alle serie classiche”. 

Che rapporto ha con i suoi lettori italiani? 
“Il pubblico italiano è fantastico. Lo scorso febbraio ho lavorato a Venezia per un mese e l’ultimo giorno ho postato su Instagram un annuncio per incontrare i miei fan in un bar dove lavoravo. Si sono presentati in molti, abbiamo parlato tanto. E poi ho conosciuto Sara, che io chiamo la paziente zero, perché è stata la mia prima lettrice italiana a diffondere l’epidemia di Nevernight. C’è una grande passione nei confronti della mia serie, quello di Roma è stato l’evento con il maggior numero di visitatori della mia vita, più di trecento persone. È bello viaggiare dall’altra parte del mondo, e vedere che ci sono centinaia di persone che sanno cos’è il mio libro, lo conoscono e lo amano”. 

Infine, cosa può svelare sul suo nuovo progetto, Empire of the Vampire?
“Si avvicina all’atmosfera di Nevernight, molto dark. È ambientato in un mondo in cui il sole ha una luce più debole, per questo i vampiri sono liberi di poter camminare ovunque. Mi sono ispirato a un evento storico avvenuto nel 536 d.C., in cui sembrerebbe che, per un’eruzione vulcanica, il cielo si oscurò diminuendo l’intensità dei raggi solari. I vampiri nel mio libro dominano il mondo e imprigionano il protagonista Gabriel, che fa parte di un ordine religioso, per aver commesso un omicidio. L’uomo sta affrontando un momento di perdita di fede in Dio e in se stesso, allo stesso tempo gli viene chiesto di raccontare la sua storia fino a quel momento. È un romanzo che tocca temi come la fede, la perdita e il tempo”. 

 

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