“Migrazioni di uccelli, il levarsi delle stelle invernali da sopra i frangenti e da est, la notte e la bufera, la solitudine di un giorno di gennaio, il luccichio dell’erba sulle dune nell’estate inoltrata: la Natura fa parte della nostra condizione di esseri umani, e senza la consapevolezza e l’esperienza di quel mistero divino l’uomo cessa di essere uomo”. Pubblicato per la prima volta in America nel 1928, “La casa estrema” di Henry Beston è oggi riconosciuto come uno dei classici della letteratura naturalistica americana. Su ilLibraio.it la prefazione firmata dallo stesso autore dell’opera

Nel 1925 lo scrittore e naturalista Henry Beston si fa costruire una piccola casa sulle dune di Cape Cod. La battezza “Fo’ castle”, castello di prua, perché il cottage ha ben dieci finestre affacciate sull’oceano aperto e, ovunque Beston si volti, proprio come su una nave, vede l’acqua e i suoi colori, la sua quiete ma anche la sua furia. Incantato dalla bellezza che lo circonda, nel 1926 l’autore decide di trascorrere un anno intero in questo luogo solitario annotando le sue riflessioni. Convinto che l’uomo del suo tempo abbia perso di vista il rapporto con la natura, ogni sera Beston si sforza di cogliere con le parole le meraviglie del paesaggio osservate durante il giorno: i ritmi della marea, le dune spazzate dal vento, le migrazioni degli uccelli marini e la disposizione delle stelle nel cielo.

Pubblicato per la prima volta in America nel 1928, La casa estrema (Ponte Alle Grazie) di Henty Beston è oggi riconosciuto come uno dei classici della letteratura naturalistica americana.

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it, la prefazione del libro:

Prefazione dell’autore all’edizione del 1949

Con questa edizione, La casa estrema festeggia il ventesimo anniversario e l’undicesima ristampa. Non è stata operata alcuna modifica al testo, che rimane come quando fu vergato in corsivo sul tavolo di cucina davanti al all’oceano Atlantico del Nord e alle dune, in quella piccola stanzetta piena di luce solare riflessa dalle sabbie e del suono poderoso del mare.

acquarello la casa estrema

È privilegio del naturalista prendere a cuore un mondo le cui più grandi manifestazioni stanno al di sopra e al di là delle violenze umane. Qualunque cosa accada nel nostro mondo di uomini, non c’è nessuna nostra ombra a oscurare il levarsi del sole, a interrompere il flusso dei venti o spezzare il lungo ritmo delle onde. Sulla spiaggia esterna del Capo la barriera di dune resiste apparentemente immutata, ma all’occhio dell’osservatore attento risulta rimodulata dal vento e dalle onde. La piccola casa verso la quale l’oceano era stato clemente è stata costretta dalla furia di un uragano a dotarsi di fondamenta migliori e di una nuova canna fumaria, ma tutto il resto è rimasto come allora. Alla stazione della guardia costiera di Nauset si svolgono nuove attività e ci sono nuovi volti, e il visitatore vi troverà i figli degli uomini citati in questo libro. Di tali cambiamenti, a ogni modo, il mondo delle dune non si cura. In quella distesa di spazio e luce, in quel travaglio incessante di vento e sabbia e oceano, il mondo rimane inviolato dall’uomo, un luogo di creazione eterna e istantanea, mosso dal nobile rituale dell’anno solare.

acquarello la casa estrema

Mentre ripercorro questi capitoli, il libro mi sembra rispettare perfettamente le promesse del sottotitolo, «Un anno di vita sulla grande spiaggia di Cape Cod». Migrazioni di uccelli, il levarsi delle stelle invernali da sopra i frangenti e da est, la notte e la bufera, la solitudine di un giorno di gennaio, il luccichio dell’erba sulle dune nell’estate inoltrata: tutto ciò appare nell’avvicendarsi dei capitoli ed è ancora visibile. A distanza di tempo, però, dalle pagine emerge qualcos’altro che richiama parimenti la mia attenzione. È la percezione meditativa del rapporto fra la «Natura» (e includo in questo termine l’intero quadro cosmico) e lo spirito umano. Ancora una volta, desidero puntualizzare il nucleo di questa mia fede incrollabile: la Natura fa parte della nostra condizione di esseri umani, e senza la consapevolezza e l’esperienza di quel mistero divino l’uomo cessa di essere uomo. Quando le Pleiadi e il vento fra l’erba cessano di far parte dello spirito umano – della nostra stessa carne – l’uomo diventa una sorta di fuorilegge del cosmo, privo della completezza e dell’integrità dell’animale e dell’umanità più autentica del passato. Come già ho avuto modo di affermare: «L’uomo può essere meno uomo dell’uomo, oppure di più; in entrambi i casi è un mostro, e il secondo è più spaventoso del primo».

L’autore desidera esprimere i suoi più sentiti ringraziamenti agli amici della Rinehart and Company la cui disponibilità ha reso possibile questa nuova edizione del libro. Desidera altresì ringraziare, sentitamente, l’amico devoto e attento di chi scrive di Natura in America: il professor Herbert Faulkner West dell’Università di Dartmouth.

Henry Beston
Gennaio 1949

nota: gli acquarelli sono le prove per la copertina del libro a opera di Mario Salvatori, artista nato a Milano nel 1948. Ha iniziato a dipingere nel 2015 con Claudio Jaccarino, suo primo maestro. Ha poi frequentato un corso di acquarello con Silvio Boselli presso la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco.

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