Su ilLibraio.it un estratto da “Far Web – Odio, bufale, bullismo. Il lato oscuro dei social”, saggio pop e attuale di Matteo Grandi

Matteo Grandi, giornalista e autore tv, molto attivo sui social, è un osservatore delle dinamiche della rete. Nel 2014 ha pubblicato per Fazi Arrivo Arrivo – La lunga corsa di Matteo Renzi da Twitter a Palazzo Chigi; nel 2015 ha firmato con il rapper Fedez lo spettacolo del tour Pop-Hoolista. Tra le altre cose, scrive sceneggiature di videoclip musicali e collabora con l’Università degli Studi di Perugia curando un laboratorio su social media e scrittura digitale.

Il nuovo libro di Grandi, Far Web – Odio, bufale, bullismo. Il lato oscuro dei social (Rizzoli), è un saggio pop attuale.

Insulti, discriminazioni di ogni genere, misoginia, istigazione alla violenza, omofobia, fake news dal retrogusto razzista e anti-scientifico, revenge porn. Solo per citare le manifestazioni più evidenti. Non c’è alcun dubbio che la rete, in particolare con i social media, sia diventata un luogo nel quale scaricare rabbia e frustrazioni senza sensi di colpa, in cui attaccare ferocemente personaggi pubblici o emeriti sconosciuti con la sola colpa di avere opinioni diverse.

A monte di questa valanga di fango sembra esserci l’idea che internet sia una zona franca, un Far Web in cui non esistono regole, in cui vige l’impunità e dove è legittimo e pratico farsi giustizia da sé.

Ma è poi davvero colpa della rete se la gente odia? Siamo veramente disposti a mettere in gioco la nostra libertà d’espressione per portare avanti una crociata indiscriminata contro l’odio online? Qual è, in questa partita, il ruolo che giocano le diverse piattaforme? Quanto incide su certe derive la mancanza diffusa di educazione digitale? E qual è il quadro normativo a cui fare riferimento oggi?

FAR WEB di MATTEO GRANDI

Su ilLibraio.it, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un breve estratto

A ogni social il suo hater

La vera scintilla è sempre l’interazione. La possibilità di far sentire la propria voce sul web mette spesso a nudo il vero Io che, non filtrato dalle comuni regole sociali o dalle dinamiche della prossemica, non sempre pondera il peso delle proprie parole. Accade così che i social network si trasformino spesso da piazza
in arena.
E che persino una piattaforma come Instagram, nata per la condivisione delle foto e la possibilità di commentarle, diventi il palcoscenico di aggressioni verbali, insulti e webetismo.
In questo panorama è interessante notare come il linguaggio muti e si adatti alle diverse piattaforme in base alle caratteristiche che le contraddistinguono: l’odio ha la capacità intrinseca di cambiare forma senza perdere un newton della sua potenza e della sua sostanza. Come un liquido che si adatta perfettamente a qualsiasi contenitore, l’odio si travasa da social a social adeguandosi perfettamente a ogni contesto. Ma cosa distingue un ambiente dall’altro?

(continua in libreria…)

 

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