“Florida” di Lauren Groff raccoglie undici storie di madri, padri, figli, matrimoni falliti e relazioni dissestate, in cui le vicende umane – per quanto profonde – finiscono per sfocare i loro tratti distintivi all’interno di quello che si configura come un vero e proprio bestiario…

“Spavento e calore”. Due termini con cui Lauren Groff (nella foto di Megan Brown, ndr) definisce la Florida in Yport e che evocano in maniera esplicita l’atmosfera che pervade i racconti dell’omonima raccolta.

Undici storie di madri, padri, figli, matrimoni falliti e relazioni dissestate, in cui le vicende umane – per quanto profonde – finiscono per sfocare i loro tratti distintivi all’interno di quello che si configura come un vero e proprio bestiario.

Titoli quali I cani diventano lupi e Storie di serpenti ne sono la prova. I rettili sono ovunque: creature che accompagnano i personaggi dall’infanzia all’età adulta, infestandone con la loro inquietante presenza i sogni.

florida

La salvezza distava trenta chilometri e tra noi e la salvezza c’era di mezzo un puma, ma anche uomini forse pericolosi, inghiottitoi, alligatori, la fine del mondo. (La zona di mezzanotte)

Alleati in quello che sembra essere il comune intento di impedire la pace, gli elementi naturali:

Il vento tornò a farsi sentire. Aveva un suo carattere; era di umore maligno e frettoloso. Si strofinò addosso al piccolo rifugio e giocò ai quattro cantoni, spezzò i ramoscelli degli alberi e li scagliò sul tetto perché ci ballassero sopra e lo grattassero alla maniera di creature viventi dotate di strani artigli. Si gettò sulla porta con il suo corpo frusciante e infinito. (La zona di mezzanotte).

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Una coalizione che, racconto dopo racconto, sembra connotarsi di valenze simboliche solo all’apparenza diverse, ma che finiscono per convergere verso il ritratto dell’inadeguatezza come sentimento dominante della condizione umana:

Ogni altra creatura di questo pianeta si appiattì nel proprio nascondiglio, si trincerò. Io me ne stavo alla finestra a osservare […] Fatti sotto! Gridai. O forse è soltanto una di quelle tante cose che ho sussurrato nella mia assurda vita. (L’occhio del ciclone)

L’impossibilità di entrare in comunione con la natura ostile e nemica non è altro che l’inevitabile riflesso dell’incomunicabilità che porta al fallimento di ogni relazione: con gli altri – siano questi i membri della propria famiglia (genitori e figli come in Fantasmi e vuoti, Agli angoli immaginari della terra rotonda, I cani diventano lupi) – ma anche e soprattutto con se stessi (Salvador, Sopra e sotto, Yport).

Tra gli scenari inquietanti che fanno da sfondo a queste storie di abbandono, il lieto fine è ammesso solo come scongiuro della catastrofe: la vita salva chi è segnato, ma ciò che offre in cambio è un’inerzia senza speranza, la rassegnazione alla desolazione del non saper amare e del non essere amati.

Nei racconti di Florida (Bompiani, traduzione di Tommaso Pincio) Lauren Groff dipinge con grande abilità descrittiva e un immaginario vivo il paradosso della non umanità dell’umanità, dell’animalità come comune denominatore dell’esistenza, imposto o ricercato:

Pensò ai serpenti che dormivano attorcigliati nelle loro tane e agli alligatori che affioravano per fiutare la sua presenza nel buio, al modo in cui si muovevano sulla terra, il loro avanzare circospetto; a come lei fosse l’unica cosa vivente sperduta tra tante altre creature, e non speciale in quanto umana. (Sopra e sotto)

Persino la letteratura (Goethe, Shakespeare, Montale – tra i nomi citati in Sopra e sotto –) scompare, perché “nelle belle parole non c’è salvezza”. E l’unica consolazione che rimane è un cupo voyeurismo. Le finestre dei vicini diventano “acquari domestici” lasciando intravedere, pagina dopo pagina, il disfacimento quotidiano dietro una facciata che si mantiene a stento: quello dei quartieri annegati dal sole della Florida; ma, soprattutto, quello delle vite che li popolano.

 

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