La commissione Cultura della Camera, dopo mesi di incontri e discussioni, ha adottato il testo base di una legge sul libro in cui, tra le altre cose, si prevede un abbassamento dal 15% al 5% del limite massimo di sconto applicabile. Sul tema gli editori sono divisi. Secondo il presidente dell’Aie Levi “questa riforma penalizza non il lettore appassionato e forte che compra comunque, ma proprio l’italiano medio che legge pochissimo e che sarà più disincentivato” – Ecco le posizioni in campo e le novità presenti nel testo

In un Paese come l’Italia in cui, storicamente, i dati sulla diffusione della lettura non sono mai stati positivi e dove, mentre Amazon avanza e tante librerie sono costrette a chiudere, da anni si parla della necessità di una legge che sostenga concretamente la filiera del libro.

Lo scorso venerdì la commissione Cultura della Camera, dopo mesi di incontri e discussioni, ha adottato il testo base di una legge sul libro che, come ha ricordato Il Sole 24 Ore, è frutto del lavoro del comitato ristretto a partire da cinque proposte targate Pd (la prima a essere depositata, a firma Flavia Piccoli Nardelli), Lega (primo firmatario Daniele Belotti, sottoscritta anche da deputati M5S), Fdi e Forza Italia. Sempre sul Sole si spiega che l’intenzione è portare il testo in Aula entro metà luglio. Il testo è stato reso pubblico (è disponibile qui in versione integrale, ndr)

UN PIANO PER LA LETTURA

Tra gli obiettivi del “Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura”, quello di “diffondere l’abitudine alla lettura, come strumento per la crescita individuale e per lo sviluppo civile, sociale ed economico della Nazione, e favorire l’aumento del numero dei lettori, valorizzando l’immagine sociale del libro e della lettura nel quadro delle pratiche di consumo culturale, anche attraverso attività programmate di lettura comune”. 

“QUELLA DELLA LETTURA È UN’EMERGENZA NAZIONALE”

Il problema è di estrema attualità, come testimoniano le dichiarazioni di Ricardo Franco Levi (da cui prende il nome la legge che regola gli sconti in libreria), che lo scorso 11 giugno è stato confermato presidente dell’Aie (qui i dettagli, ndr), la principale associazione di categoria degli editori (sia piccoli, sia medi, sia grandi) che pubblicano libri, riviste scientifiche e prodotti di editoria digitale e che proprio quest’anno celebra i suoi 150 anni: “Quella della lettura, o, per essere più precisi, della mancanza di lettura, è un’emergenza nazionale. Non stiamo parlando di noi. Non stiamo parlando per noi. Stiamo parlando dell’Italia e per l’Italia. Non c’è, non abbiamo futuro se non mettiamo l’istruzione, la conoscenza, il sapere al centro dell’agenda politica nazionale. E se non ora quando?”.

LA LIMITAZIONE DEGLI SCONTI

Nel testo c’è però un punto assai discusso, che divide la filiera del libro e le associazioni di categoria: proprio quello riguardante la modifica della legge Levi (128/2011), con la richiesta di un abbassamento dal 15% al 5% del limite massimo di sconto applicabile a un libro, anche venduto via internet o per posta.

Secondo la proposta, i limiti massimi “non si applicano alle vendite di libri alle biblioteche, purché i libri siano destinati all’uso dell’istituzione, restando esclusa la loro rivendita”. E ancora, “per un solo mese l’anno, per ciascun marchio editoriale, le case editrici possono offrire uno sconto sul prezzo di vendita dei propri libri maggiore del limite di cui al comma 2, primo periodo, ma comunque non superiore al 20% del prezzo apposto ai sensi del comma 1. L’offerta è consentita nei soli mesi dell’anno stabiliti, da un decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, da adottare, in sede di prima attuazione, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. L’offerta non può riguardare titoli pubblicati nei sei mesi precedenti a quello in cui si svolge la promozione. È fatta salva la facoltà dei venditori al dettaglio, che devono in ogni caso essere informati e messi in grado di partecipare alle medesime condizioni, di non aderire a tali campagne promozionali”.

Quanto ai controlli, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, avvalendosi della Guardia di Finanza, nonché, all’occorrenza, della collaborazione di altri organi dello Stato, provvederebbe all’accertamento e all’irrogazione delle sanzioni previste”.

LA DIVISIONE NEL MONDO DEL LIBRO

La questione sconti, dicevamo, divide gli editori e non solo: da una parte Adei (Associazione degli editori indipendenti), Ali (Associazione Librai Italiani) e Sil (Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai), che puntano a far sì che gli sconti siano consentiti fino a un tetto massimo del 5%, dall’altra l’Aie, che raccoglie la maggior parte degli editori, in cui è forte la preoccupazione, in un contesto non certo semplice per il mercato (in un crescono di anno in anno le vendite online, mentre scendono quelle della Gdo), di un calo delle vendite conseguente alla limitazione degli sconti.

Tra l’altro, dal 2011 ad oggi si è spesso parlato di aggiramenti o elusioni della Legge Levi, su cui senza dubbio sarebbe stato necessario vigilare. Allo stesso tempo, in questi anni il potere di acquisto degli italiani non è cresciuto. Insomma, si teme un contraccolpo negativo, come confermano le dichiarazioni rilasciate da Levi al Messaggero: “Tutti gli studi dimostrano che la lettura è connessa al Pil. La nuova riforma deprime questa miccia propulsiva, si presenta solo come riforma del prezzo, addossa tutto il fardello sulle famiglie e sui consumatori”. Per il presidente dell’Aie “questa riforma penalizza non il lettore appassionato e forte che compra comunque, ma proprio l’italiano medio che legge pochissimo e che sarà più disincentivato”.

Sta di fatto che la commissione Cultura della Camera sulla questione sconti ha seguito la strada suggerita dalla nuova associazione Adei, nata anche a seguito delle polemiche del 2016 sul Salone del libro di Torino, e a cui aderisce una percentuale di editori molto più limitata rispetto ad Aie.

LA SODDISFAZIONE DI ADEI

Non a caso Adei su Facebook esprime soddisfazione in un post che comincia così: “Siamo molto soddisfatti di questa proposta di legge e ringraziamo tutti coloro che vi hanno lavorato, a partire dallo staff del Ministro e dalla Commissione Cultura della Camera, che hanno mostrato di comprendere quali sono le anomalie che minano la sopravvivenza del nostro settore…”. Sempre per Adei la proposta della Commissione “per la prima volta introduce regole ineludibili che permettono concorrenza più equa fra tutte le aziende che operano nel nostro settore. Questa Legge sancisce una cosa importantissima: la delimitazione chiara di sconti e campagne promozionali, sulla base di quanto avviene da decenni in gran parte dell’Europa, che permette di recuperare dal mercato quanto serve per offrire giusti compensi ad autori, traduttori, redattori, grafici, alle decine di migliaia di addetti del nostro settore, garantisce il pluralismo e la diversità culturale”.

INCENTIVI PER LE LIBRERIE IN ARRIVO?

E veniamo alle altre novità: nel documento che dovrà essere discusso dal Parlamento si parla, tra le altre cose, di “Patti locali per la lettura”, di digitalizzazione, di promozione della lettura a scuola, di donazioni librarie.

Quanto alle librerie, “al fine di promuovere un ampio pluralismo culturale ed economico, nonché di accrescere la qualità della lettura, è istituito, presso il Ministero per i beni e le attività culturali, l’Albo delle ‘librerie di qualità’: l’iscrizione è riservata alle librerie che esercitano in modo prevalente l’attività di vendita al dettaglio di libri in locali accessibili al pubblico e che assicurano un servizio innovativo e caratterizzato da continuità, diversificazione dell’offerta libraria e realizzazione di iniziative di promozione culturale nel territorio…”. Ma, soprattutto, “al fine di potenziare le attività commerciali che operano nel settore della vendita al dettaglio di libri”, si parla di “incentivi fiscali alle librerie”.

Nella proposta si cita inoltre l’istituzione di una “carta elettronica per le librerie”, alimentata da un fondo da un milione di euro e rilasciata a decorrere dal 2020 secondo criteri che saranno stabiliti con decreto del ministro dei Beni culturali, di concerto con il titolare dell’Economia. 

 

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