La ragazza nella nebbia
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Sinossi
Da questo romanzo il film con Toni Servillo, Alessio Boni e Jean Reno.
David di Donatello a Donato Carrisi per il miglior regista esordiente.
«La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro… E io le do quello che vuole.» La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot, un paese rintanato in una valle profonda fra le ombre delle Alpi. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Un banale incidente.
Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato. Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot.
Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico.
Perché è questa la specialità di Vogel. Non gli interessa nulla del dna, non sa che farsene dei rilevamenti della scientifica, però in una cosa è insuperabile: manovrare i media. Attirare le telecamere, conquistare le prime pagine. Ottenere sempre più fondi per l’indagine grazie all’attenzione e alle pressioni del «pubblico a casa». Santificare la vittima e, alla fine, scovare il mostro e sbatterlo in galera.
Questo è il suo gioco, e questa è la sua «firma». Perché ci vuole uno come lui, privo di scrupoli, sicuro dei propri metodi, per far sì che un crimine riceva ciò che realmente gli spetta: non tanto una soluzione, quanto un’audience. Sono passati due mesi da tutto questo, e l’agente speciale Vogel dovrebbe essere lontano, ormai, da quelle montagne inospitali.
Ma allora, cosa ci fa ancora lì? Perché quell’incidente? Ma soprattutto, visto che è illeso, a chi appartiene il sangue che ha sui vestiti?
Donato Carrisi ci ammalia con una storia scritta di getto, senza più il giorno e la notte: un romanzo che si imprime con forza nei nostri cuori e sfida le nostre paure.
- ISBN: 8830439428
- Casa Editrice: Longanesi
- Pagine: 378
- Data di uscita: 23-11-2015
Recensioni
Stupefacente! Come al solito Carrisi non delude mai.In questo romanzo egli immedesima la realtà dei fatti con l'immaginazione collettiva di sapere e scoprire dove sta' il male. È l'evento mediatico che la storia viene a creare il fulcro di questo romanzo e cioè il morboso senso della ragione che l'opinione vuole a tutti i costi.I personaggi poi sempre azzeccati sono di una realtà quasi viscerale. Cosa dire: eccellente!
Carrisi non sbaglia un libro. sa come conquistare i sui lettori, con storie che trasudano mistero e lasciano con il fiato sospeso ad ogni pagina.
Partiamo dalla trama… purtroppo attualissima (tant'è vero che, mentre scorrevo le pagine, mi son venute in mente le analogie con i casi di Yara Gambirasio, Cogne e Sarah Scazzi): in un paesino di montagna scompare una ragazzina e, come da tradizione, subito si scatena il "circo mediatico" dell'informazione; contemporaneamente, un cinico agente speciale incaricato delle indagini cerca in tutti i modi (più o meno leciti) di individuare il mostro responsabile del misfatto… e, solo ed esclusivamente per tornaconto personale, poterlo dare in pasto proprio a quella spietata "TV del dolore"! In passato ho letto tanti altri libri di Donato Carrisi ma questo, per la prima volta, mi ha lasciato con l'amaro in bocca! Per carità, il libro è scritto davvero bene e la trama è in puro "stile Carrisi" (ossia, con le tracce e gli indizi disseminati per tutto il libro che, se si è in grado di fare due più due, portano alla soluzione del caso) ma, è tutta l'atmosfera del libro che non mi ha convinto. Tanto per cominciare, c'è da dire che per essere un thriller la suspense è davvero nulla (c'è solo una lenta descrizione dei fatti accaduti e della successiva indagine manipolata dall'investigatore e dalla stampa); tutti i personaggi, sia i buoni che i cattivi (ed i fanatici), sono troppo piatti e non caratterizzati a dovere; gli ultimi capitoli, infine, mi son sembrati scritti in fretta e furia… non a caso portano a capire chi sia l'"uomo nella nebbia" prima ancora del doppio colpo di scena finale. Tuttavia, "La ragazza nella nebbia" resta sempre un libro da leggere e da consigliare (ed è quello che mi sento di fare con voi) perché aiuta a capire come, e in che modo, le TV ed i giornali tendono a manipolare l'opinione pubblica.
Ho acquistato e letto i romanzi di Carrisi successivi a “Il suggeritore” nella speranza, purtroppo vana, che fossero all’altezza del primo romanzo. Se Carrisi, in questo romanzo, ha avvertito la necessità di “spiegare” le note, quanto banali, dinamiche giornalistiche che si attivano attorno a un fatto di cronaca nera (N.d.R. note e banali perché la realtà televisiva, e non, le documenta alla perfezione), io non sentirò la necessità di spiegare le altrettanto note ragioni che inducono una casa editrice a pubblicare i romanzi di chi, al proprio esordio, ha “creato” un vero capolavoro. Il punto di partenza della mia recensione è questo. Se si acquistano i libri di Carrisi nella speranza di leggere un qualcosa di vagamente accostabile a “Il suggeritore”, la delusione sarà inevitabile e cocente. Appartengo alla schiera dei delusi. Appare chiaro che “Il suggeritore” abbia segnato il punto più alto della creatività di Carrisi, dopo il quale, a mio avviso, è iniziata una lenta parabola discendente, di cui “La ragazza nella nebbia” segna, al momento, il punto più basso. “La ragazza nella nebbia” è davvero “brutto”. Scrittura “semplice” (ampiamente fruibile) non priva di errori (mancanza di qualche congiuntivo presente e brutte doppie negazioni che, come noto, “affermano”. E così si legge “Vogel non voleva che nessuno…” quando sarebbe stato corretto scrivere “Vogel voleva che nessuno..”). Trama a tratti fastidiosa quando l’autore saccheggia senza remore la cronaca nera italiana più o meno recente (da Unabomber, rinominato Derg, al caso della povera Iara Gambirasio) mostrando ben poca fantasia. Anche “Avechot”, il piccolo “paese alpino a pochi chilometri dal confine” dove di svolge la vicenda, con le sue “case dai tetti spioventi”, con la sua “chiesa col campanile”, con “i boschi, la valle, il fiume, il paese”, rimanda, a mio avviso, alla tristemente nota Cogne della Valle d’Aosta. In mezzo a questi continui rimandi che generano la costante spiacevole sensazione del “già visto/già letto”, si dipana una storia non originale, mal congeniata e, alla fin fine, ben poco credibile. (Chi desidera acquistare il libro non prosegua nella lettura della recensione). Quasi nelle ultime pagine, si apprende che il lucido, freddo, calcolatore e razionale assassino della piccola Anna Lou è il Prof. Martini, che, per sollevare le proprie finanze e “dare” alla moglie un tenore di vita adeguato (N.d.R. perché secondo il professore la moglie ex avvocato, sei mesi prima, lo avrebbe tradito con un collega ricco a causa dell’agiatezza che lui, misero professore, non poteva darle), organizza un omicidio e predispone alcuni indizi per farsi accusare-arrestare e altri elementi di prova per farsi scarcerare e per poi scrivere libri, rilasciare interviste e guadagnare il tanto agognato denaro. Martini, così, rapisce la sedicenne rossa di capelli Anna Lou, studentessa dell’istituto in cui insegna. Nel giorno del rapimento si consuma tutto il crimine. Il professore con lucida razionalità, sperando che del caso “Anna Lou” si sarebbe occupato tale Vogel (N.d.R. non si sa su cosa potesse basare una tale certezza), un “agente speciale famoso perché frequentatore di vari salotti televisivi, amante della luce dei riflettori” (che neppure appartiene alle forze di polizia che sarebbero competenti “per territorio”) e, in passato, autore di una indagine con precostituzione di prove ai danni di tale Derg/Unabomber poi assolto, racconta a una Anna Lou appena rapita e stordita, che: - si farà un taglio a una mano - mostrerà la ferita a Vogel (N.d.R. e se non lo assegnassero al caso?) - farà in modo che la ferita non cicatrizzi (perché certo chissà quando arriverà questo Vogel) così da poter lasciare una traccia del suo sangue a Vogel che, avendo già falsificato le prove nel caso Derg, non resisterà alla tentazione di fare altrettanto nel “suo caso” (sob!). Tutto ciò viene svelato verso la fine del romanzo, dopo pagine e pagine, in cui il Prof. Martini, anche quando è “solo”, cioè non visto e non sentito da alcuno, viene descritto come preda di preoccupazioni e timori di arresti ecc ecc. Architetta la storia surreale della ferita, e poi però prende la decisione di riaprirla (N.d.R. perché Vogel arriva ma passano parecchi giorni prima che si renda necessario sgocciolargli davanti su un tavolo un po’ di sangue) dopo un profondo momento di introspezione avente ad oggetto il banale tradimento passato della moglie. E che dire del Prof. Martini che commette un crimine e semina indizi per farsi indagare e arrestare, salvo poi tremare e struggersi dopo un controllo in un posto di blocco? (immagino poi quanto possa essere imprevisto un posto di blocco in un piccolo paesino alpino per chi ci vive) E che dire del Prof. Martini, che sa di essere il rapitore e l’assassino di Anna Lou, e che, ciò nonostante, la notte di capodanno, si aggira preoccupato per il paesino alla ricerca di sua figlia (anche lei sedicenne) Monica ipotizzando che la pargola potesse aver fatto la stessa fine di Anna Lou? (della serie avrebbe ucciso anche sua figlia salvo poi dimenticarsene e andarla a cercare?). Surreale poi l’immedesimarsi con il padre di Anna Lou, visto che lui, e non altri, l’aveva ammazzata per futili motivi. La trama è totalmente “scricchiolate”. Vacilla quando Martini, insegnante di un piccolo istituto di un piccolo paesino alpino, scoperta su internet la storia vecchia di 30 anni di un serial killer di bambine rosse di capelli, per trovare una sedicenne rossa di capelli si affida al caso. Caso rappresentato dalla provvidenziale dimenticanza di una videocamera sul banco da parte di un suo alunno Mattia (N.d.R. studente povero, senza amici, talmente “ossessionato/innamorato” di Anna Lou da seguirla costantemente imbracciando la camera per riprenderla e che difficilmente avrebbe dimenticato lo strumento di ripresa). Eppure il Martini incontrava Anna Lou nei corridoi della scuola, perché la sfortunata ragazzina frequentava la stessa scuola in cui il Martini insegnava, e ce lo dice l’agente Borghi dopo aver visionato i filmati della videosorveglianza dei quindici giorni antecedenti il rapimento. Vacilla quando, il giorno del rapimento, Anna Lou esce di casa ascoltando della musica e la simpatica madre/controllore “la placca” sulla porta, le sfila un auricolare e ascolta una filastrocca su “bambini e gattini” (Anna Lou addirittura – perché Carrisi spiega tutto – racconta alla madre che la filastrocca l’avrebbe fatta imparare ai bambini a cui insegnava catechismo per allenarli alla futura memorizzazione delle sacre scritture). Fatalità, la filastrocca è la stessa che Vogel sente, grazie alle intercettazioni ambientali, canticchiare in casa dal Prof. Martini rimasto solo in casa (N.d.R. stendo un pietoso velo sul fatto che, fin da subito, Anna Lou viene descritta come una bambina amante dei gattini). Inutile dire che in un giallo investigativo questo dato sarebbe stato usato per “scoprire” il colpevole in aggiunta agli indizi “creati” da Martini. Vacilla quando, con il professore in carcere, “appaiono” il vero diario di Anna Lou e una videocassetta (che riprende la ragazzina il giorno del rapimento, stordita in una fatiscente stanza di un vecchio albergo abbandonato) spedite, subito dopo il rapimento e prima dell’arresto, a Vogel (non viveva ad Avechot e che al momento della spedizione neppure si occupava delle indagini) presso la casa della vecchia giornalista creatrice del sito internet sul serial killer di bambine rosse di capelli. Piccolo dettaglio. Quando la giornalista contatta Vogel gli manda un notebook per fagli vedere il sito internet. Ovvio che se non si rasentasse la fantascienza, Vogel, opportunista narcisista e vanesio, ma pur sempre convinto della colpevolezza di Martini, ben avrebbe fatto due indagini e avrebbe scoperto: - che Anna Lou cantava prima di essere rapita proprio quella filastrocca che poi Martini come un idiota cantava in casa; - che il professore aveva fatto ricerche internet usando il computer dell’unica biblioteca e aveva scoperto la storiella del decrepito serial killer.
Si tratta del primo libro che ho letto di Carrisi. Ho apprezzato molto l'intreccio tra il passato e presente, che fornisce così dinamicità alla storia. Si legge d'un fiato: un thriller incalzante e scorrevole da cui non ti vorresti separare per concludere la storia. Come suggerisce un altro recensore, è impossibile non pensare ai casi di Yara Gambirasio e Sarah Scazzi. Non mi vorrei soffermare sulla trama: molto meglio leggere direttamente il romanzo! Consigliatissimo
Il libro è ben strutturato, infatti i personaggi hanno dei risvolti psicologici che continuano ad evolversi durante il racconto senza mai lasciarli uguali a prima. Il finale poi non è così scontato. Libro da leggere un buon thriller. Buon divertimento
Tutto sommato è un thriller discreto. La parte iniziale è un po' lenta ma in seguito cambia ritmo e si fa leggere tutto d'un fiato per farci arrivare alla conclusione. Personalmente anche questo finale di un libro di Carrisi mi ha delusa, non mi piace che per sconvolgere le carte e rendere il detto "nulla è come sembra" l'autore faccia diventare sempre i protagonisti "positivi" cattivi e viceversa. Magari è solo un mio gusto personale, però mi piace che nei noir ci siano degli eroi positivi che combattono il male e trovano i colpevoli; sarà una visione troppo antiquata probabilmente. Invece Carrisi delinea un protagonista super antipatico, con valori discutibili e superficiali, l'agente Vogel, che non indaga, si interessa solo ad andare in tv. Eppure nel finale, per fare in modo che niente sia come si pensava, l'agente Vogel era proprio colui che aveva ragione. Infine, l'ultima considerazione: perché Carrisi (come molti altri) pensa che gli insegnanti siano degli sfigati frustrati solo perché non hanno uno stipendio tanto alto? Ci sono dei mestieri che hanno intrinseca la bellezza, al di là di quanto possano fruttare, e uno di questi, mi dispiace per voi, è proprio l'insegnante, che tutti i giorni ha a che fare con l'Essere Umano, nella straordinaria fase della sua crescita.
Recensione completa sul blog EC_Shivers' https://ecshivers.com/2018/02/27/la-ragazza-nella-nebbia-di-donato-carrisi/ Una ragazza riservata, che abita con la famiglia in un paesino del nord, di nome Avechot, e si concede pochi svaghi, tra cui quello di partecipare alle attività di una confraternita un po’ troppo rigida e bigotta, improvvisamente scompare in una notte nebbiosa. Partono le ricerche, ma si pensa subito e troppo frettolosamente ad un allontanamento volontario, ovvero al fatto che una ragazza di sedici anni fosse stanca di quella vita casa e Chiesa, e che magari fosse fuggita con un ragazzo, perché no, anche più grande di lei. A non credere a questa versione dei fatti, ma alla presenza di un killer, è l’ispettore Vogel, uomo subdolo e calcolatore, conosciuto un po’ ovunque (ed anche ad Avechot) per la sua abile capacità nel manovrare i media, al fine di portare i colpevoli a compiere dei passi falsi, per poterli poi arrestare. Poco importa però a Vogel se gli uomini che egli ritiene colpevoli lo siano o meno in realtà: l’importante non è la giustizia, quanto lo spettacolo, derivato dal fatto di dar la caccia all’ipotetico mostro, pressarlo, sconvolgerlo e sbatterlo in galera, rovinandogli la vita. Nell’indagare per la scomparsa di Anna Lou, la ragazza dai capelli rossi e dall’esistenza tranquilla, amante dei gatti, i suoi sospetti cadono su un professore della scuola in cui Anna Lou si recava, ovvero Loris Martini, apparentemente un irreprensibile padre di famiglia, molto bravo nel suo lavoro. Di certo Anna Lou, per suo stesso carattere, avrà seguito una persona di cui si fidava e non uno sconosciuto. Per arrivare ad incastrarlo, Vogel falsifica una prova, mettendo del sangue del professore sullo zainetto di Anna Lou, ripescato dal fiume. La coesione della famiglia Martini si sgretola, e il lettore, in un crescendo di partecipazione emotiva, si sente coinvolto e sostiene la sua causa di uomo innocente falsamente ingiuriato. Il criminale diventa una star da programmi televisivi, la sua casa è il set delle troupe giornalistiche: l’odio, ma anche la morbosa curiosità della gente hanno bisogno di un capro espiatorio, e l’uomo del momento è Loris Martini. Impossibile non trovare assonanze con i più reali e crudeli casi di cronaca, come quello di Yara Gambirasio, che ha scatenato un’attenzione mediatica fuori dal comune, mantenendo fisso lo sguardo sul carnefice e lasciando scomparire la vittima. Il romanzo di Carrisi è ancora più contorto (numerosi sono i colpi di scena, che ovviamente non possiamo svelare qui), e molto diretta ed incisiva è l’accusa rivolta all’informazione strumentalizzata, alla spasmodica fame di audience, che non guarda in faccia nessuno, nemmeno le vittime. Il romanzo è giocato su un sistema di flashback ben congeniato, per cui inizia in medias res con l’ispettore Vogel, distratto e stralunato, al tavolo di uno psichiatra di nome Flores, con la camicia sporca di un sangue che non è il suo. Di chi sarà allora? Esiste davvero il serial killer chiamato l’Uomo della nebbia, che colpisce solo ragazze dai capelli rossi, di età compresa tra i 14 e i 16 anni, o si tratta semplicemente di un’invenzione di una giornalista in pensione? È il professor Martini? [...]
Ocena: 4++ (Ipak, "Šaptač" dominira). Ko je čitao Karizijeve knjige zna šta može da ga očekuje. Mnoštvo likova, priča koja se grana u različitim pravcima, obilje misterija i tajni...da bi sam kraj bio takav da ostaneš zatečen. Naravno, tu su i odlično odrađeni psihološki profili i radnja koju često Leggi tutto
Y esta novela ha sido la elegida para la conjunta que hacemos cada mes con mi preciosa Devoradora de libros 😍 Hemos elegido esta por ser autoconclusiva y así tantear al autor antes de meternos de lleno con el resto de sus obras. Aquí nos adentraremos en el pequeño pueblo alpino de Avechot. Una peque Leggi tutto
Romanzo brillante! Da tempo immemore volevo gustarmi la scrittura di Carrisi e, credo, di aver cominciato proprio con il libro giusto. Mi è piaciuto moltissimo il suo modo di raccontare, di descrivere, la "mano che guida la penna" insomma. Ha costruito un chiaro dedalo che inequivocabilmente porta a un Leggi tutto
Lectura conjunta del mes de Febrero con mi preciosa Loca de los libros, en esta ocasión la elegí yo y para ambas ha sido nuestro primer Carrisi ✌ Ideal para empezar a hacernos una idea del autor y la verdad que esta primera toma de contacto ha sido todo un éxito. Nos encontramos con una historia en la Leggi tutto
Odio spoilerare, per cui forse non sarà una recensione chiarissima per chi non ha letto il libro. Ho avuto sensazioni molto contrastanti durante la lettura. Il modo in cui è narrata la storia non mi è piaciuto per niente. Freddo e distaccato, quando sono incappato in battute che miravano a farmi sorr Leggi tutto
"Un tempo la tv si limitava a riproporre la realtà, adesso era l'artefice del processo inverso. La rendeva tangibile, consistente. La creava" . Partiamo dalla trama… purtroppo attualissima (tant'è vero che, mentre scorrevo le pagine, mi son venute in mente le analogie con i casi di Yara Gambirasio, Co Leggi tutto
Carrisi non delude mai. Questo è un romanzo diverso da quelli che ci ha proposto precedentemente, ma che mi ha tenuta incollata alle pagine allo stesso modo. Ma cosa saranno mai un paio di notti insonni rispetto alla curiosità di scoprire i meccanismi che muovono assassini, investigatori e tutto il c Leggi tutto