“Mi sembra che il nostro senso di umanità si sia impoverito”. ilLibraio.it ha intervistato la scrittrice e saggista Marilynne Robinson: “La religione cristiana è oggetto di abusi da lungo tempo, specialmente da parte di coloro che sostengono di essere i suoi principali difensori…”

Le opere di Marilynne Robinson, di narrativa come di saggistica, sono tutte profondamente legate dall’espressione, vuoi mediata, vuoi diretta, del dato spirituale: messo a sistema nei saggi, emerge in maniera più velata, affidandosi all’intuizione del lettore, nelle interazioni romanzesche dei suoi personaggi. I romanzi di Robinson, che ha vinto il Pulitzer nel 2005 con Gilead, lunga confessione che un reverendo rivolge in punto di morte al figlio, sono pubblicati in Italia da Einaudi. Minimum Fax, invece, ha avviato la pubblicazione della sua opera saggistica, finora inedita nel nostro paese, con la raccolta Quando ero piccola leggevo libri (2018, traduzione di Eva Kampmann). Nei saggi Robinson fa incontrare – senza forzature ideologiche di alcun tipo – l’analisi socio-politica sull’attualità statunitense con la riflessione teologica. L’autrice, di fede calvinista, utilizza pensiero ed etica cristiana come filtro attraverso cui leggere il reale nelle sue più diverse espressioni, da quella politica a quella letteraria. Il risultato è un’indagine ad ampio spettro, che rifugge i parrocchialismi e, con sempre nuove domande, spesso destinate a restare senza risposta, si immerge nelle contraddizioni del nostro presente. La lingua di Quando ero piccola leggevo libri è densa, colta, le parole risultano evidentemente il frutto di una scelta minuziosa, volta ad esprimere nel modo più preciso possibile il pensiero dell’autrice, in quella che risulta un’operazione profondamente intellettuale.

iLibraio.it ha dialogato con Marylinne Robinson su alcuni capisaldi del suo pensiero.

I saggi di Marilynne Robinson

Nella sua opera viene data grande importanza al tema religioso, ma alla fine si torna sempre all’umano, alle relazioni tra gli uomini. Che ruolo ha la religione nella sua produzione letteraria?
“Penso al sacro come alla cornice e all’essenza delle cose, e alla religione come al mezzo per rivolgersi a questa verità fondamentale. La religione articola in diversi modi un’intuizione che sembra sempre essere stata esperita molto approfonditamente. Per me è un modo di ragionare, informarmi, e anche di percepire. Non è in alcun modo qualcosa di secondario, come potrebbe esserlo un qualche tipo di metodo. È un qualcosa di aperto, che deve sempre essere istruito da qualsiasi tipo di esperienza, compresa la cultura scientifica, storica, o delle arti”.

Nicola Lagioia, in un articolo uscito su Internazionale, scrive: “Non c’è pagina nei romanzi di Marilynne Robinson che non ponga i suoi protagonisti davanti a una scelta”. Che significato ha, per lei, effettuare delle scelte?
“Per parlare nei termini della mia tradizione culturale, Calvino dice che l’unica vera conoscenza di Dio scaturisce dall’obbedienza. Calvino crede che Dio sia profondamente coinvolto in ogni incontro umano, che Lui in effetti è l’altro, è l’immagine di Dio ciò che uno incontra in ogni essere umano, amico o nemico. E, inoltre, Calvino crede che Dio ami il tuo nemico. Quindi la domanda è: cosa vuole Dio da questo momento? Prendere consapevolezza della domanda e provare a darne una risposta è obbedienza, e un nuovo ordine in questo profondo sapere. L’universo di Calvino è fluido nel senso che ogni circostanza è nuova e piena di significato e specifica per coloro che vi sono coinvolti. Ogni domanda è reale. Quindi le scelte sono risposte a una rivelazione sempre in corso, e sono serie e splendide”.

Nelle sue opere hanno un ruolo fondamentale sia la famiglia sia la comunità.
“Io scrivo del mondo che vedo. Le famiglie e le comunità rivestono un ruolo molto importante per le persone, dunque le esploro”.

Nei suoi romanzi, lei racconta la vita quotidiana, i piccoli avvenimenti che la scandiscono, per poi trascendere da questi a concetti universali dell’esistenza e alla riflessione sulla condizione umana e, più nello specifico, su quella americana. Come avviene questo processo?
“Questo è un aspetto molto caratteristico della letteratura americana, soprattutto per quanto riguarda gli autori classici del Diciannovesimo secolo: Emerson, Dickinson, Melville, Thoreau, Whitman. Potrebbe essere collegato alla risposta precedente: nessun’esperienza è priva di significato, triviale. Questi significati non sono fissi, o statici. Sono, per così dire, l’incontro del mondo con una coscienza vigile, che è sempre libera di essere vista diversamente, in risposta ai cambiamenti in atto in chi la percepisce. Credo sia così perché, dalla Rivoluzione, abbiamo sempre avuto una concezione aperta di cosa il nostro paese sia e possa diventare, così la natura della coscienza è stata un quesito per i nostri scrittori, anche per Poe. Qual è il fondamento della vita umana nel mondo? È normale, momento per momento, e misterioso come la stessa coscienza”.

Lei riporta il discorso culturale e narrativo sull’etica cristiana, in un momento storico in cui la maggior parte di coloro che fanno appello al cristianesimo sono in realtà dominati da furori tutt’altro che cristiani (basti pensare ai ferventi sostenitori di Trump). Mi può parlare di questa discordanza?
“La religione cristiana è oggetto di abusi da lungo tempo, specialmente da parte di coloro che sostengono di essere i suoi principali difensori. Questa rabbia è stata una tentazione molto forte tra persone convinte di essere ‘i salvati’, i ‘veri’ cristiani. Sono loro, sempre, il più solido argomento contro il cristianesimo. C’è un’energia feroce, che chiamerei demoniaca se credessi nel demoniaco, che rende questi episodi di ‘rabbia cristiana’ importanti al di là del numero delle persone che ne sono effettivamente coinvolte. Credo di stare semplicemente dicendo qualcosa che è ovvio”.

Stiamo vivendo in un momento molto difficile per la democrazia, negli Stati Uniti come in Europa, e sembra che le persone siano portate ad assecondare i propri peggiori istinti. Secondo lei da cosa è dovuto?
“Ci sono una serie di influssi diversi che stanno cercando di indebolire la democrazia in America. Per prima cosa c’è un tipo di pensiero economico che, nel corso del tempo, ha consolidato l’idea che il Paese sia innanzitutto capitalista e che la democrazia, o persino la libertà, derivi da questo fatto. Ciò ha effettivamente posto una serie di importanti decisioni sull’ordine sociale al di fuori della portata della volontà dei cittadini e addirittura al di là della discussione politica. Quindi, sotto questo aspetto, la democrazia è stata privata di potere. Di nuovo, questo supposto capitalismo democratico era ritenuto così razionale ed efficiente da potersi prendere cura di se stesso da solo. Quindi la base etica ed estetica della democrazia è stata per larga parte dimenticata, causando un pericolo per la stabilità della democrazia che, ad oggi, è evidente. Terzo, nei circoli intellettuali hanno preso piede teorie sulla natura umana che svalutano grossolanamente quello che ci rende umani, teorie consolidate che sono presentate come pensiero scientifico nonostante non abbiano delle basi effettivamente scientifiche. E quarto, una parte della popolazione ha sviluppato un gusto per quel tipo di eccitazione a buon mercato che viene garantita dal risentimento, dagli argomenti divisivi e dal discreditare un minaccioso ‘altro’”.

Molto spesso nei suoi saggi si pone delle domande per le quali non è detto che abbia una risposta, ma da ogni domanda parte un nuovo ragionamento. È così che funziona la conoscenza?
“Nel mio caso funziona sicuramente così”.

Lei si occupa soprattutto di letteratura antica e di teologia, mentre la maggior parte degli intellettuali sono concentrati sul contemporaneo. Vuole raccontare ai nostri lettori l’utilità delle fonti antiche per il discorso moderno?
“Mi sembra che il nostro senso di umanità si sia impoverito. Il passato è un grande deposito di voci e azioni che ci raccontano di noi stessi, come indubbiamente fa anche qualsiasi film o giornale. Abbiamo bisogno di osservare noi stessi più a lungo, di uscire dalla chiusura mentale dell’immediatezza. E il grande, ricco, tormentato passato è lì, che aspetta solo di essere consultato”.

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