Ne “La stanza dei libri” Mughini, appassionato bibliofilo e collezionista, racconta la propria vita attraverso i suoi libri e spiega il valore che questi possono avere rispetto alle nuove forme di comunicazione

Giampiero Mughini, clase 1941, ne La stanza dei libri (Bompiani) racconta la propria vita attraverso i suoi libri e a partire da questo racconto, che inizia dalla gioventù a Catania negli anni ’50 e arriva fino alla Roma dei giorni nostri, riflette sul valore del libro oggi, paragonandolo ad altre forme di comunicazione e trasmissione del sapere, più contemporanee, come i social network. Accanito bibliofilo e collezionista, Giampiero Mughini resta convinto che si possa tranquillamente vivere felici senza Facebook, senza Instagram e senza followers.

giampiero mughini la stanza dei libri

Per la sua generazione, che ha vissuto in prima linea gli anni ’60, gli anni della contestazione, i libri non erano semplicemente libri: erano l’obiettivo e lo stemma della vita stessa. E nelle biblioteche di quei ragazzi, nelle pareti coperte di policromi dorsi Einaudi, era racchiusa la loro identità. Così è stato per Mughini, che per i libri ha sempre nutrito una passione smodata e che ora rifiuta il sapere liquido che scorre incessantemente sui nostri schermi.

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Come può una fruizione bulimica di nozioni comunicate a gran velocità e con grandi semplificazioni sostituire il rapporto profondo e riflessivo con testi accuratamente scelti, che vivono per molto tempo tra le nostre mani e che diventano parte di noi? Di fronte a tutto questo Giampiero Mughini non ha paura di dichiararsi apertamente scettico e scrive: “So di essere fuori tempo e ne sono felice”.

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