Emilia Zazza firma “Trotula – Medica rivoluzionaria”, una storia per ragazze e ragazzi sull’eccezionale figura della donna che nel Medioevo rivoluzionò la medicina grazie a una nuova attenzione all’universo femminile… – Su ilLibraio.it un estratto
«Siamo tantissime ormai e scriviamo, teniamo lezioni, la Scuola medica di Salerno è la più autorevole di tutte e il merito è nostro, delle donne, delle mulieres salernitane, siamo noi che abbiamo creato la medicina delle donne»
Trotula è una ragazzina inquieta e ribelle, ama creare unguenti e pozioni con le erbe assieme all’amica Rosvita, mettere lucertole nel letto della balia Adalgisa, è affascinata dalla medicina, sogna di essere libera. E Salerno, attorno all’anno 1000, con la prestigiosa Scuola medica, è un bel posto per le sue inclinazioni.
Crescendo, Trotula diventa un’esperta medica, e non solo perché sa scovare i rimedi migliori per questo o quel male, ma soprattutto perché capisce che le pazienti e i pazienti vanno ascoltati, toccati, insomma visitati.
E comprende come le donne necessitino di cure specifiche. Ma Trotula deve condurre anche le sue battaglie personali: trovare un marito che non si opponga al fatto che lavori e che sia indipendente, e far sì che il mondo dei magistri della Scuola medica riconosca le sue capacità, e la nomini magistra.
Emilia Zazza firma per Manni Trotula – Medica rivoluzionaria, una storia per ragazze e ragazzi sull’eccezionale figura della donna che nel Medioevo rivoluzionò la medicina grazie a una nuova attenzione all’universo femminile.
Nata nel 1975, Zazza vive a Roma. Specializzata in studi e politiche di genere, è autrice di programmi per la Rai (negli ultimi anni lavora a Quante storie e a Presa diretta di Rai3) e ha esordito nel 2011 con il romanzo Si sta facendo notte (Italic-Pequod, 2011). Ha anche diretto il documentario Termini Underground.
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Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:
Prendersi cura dell’orto. Quella era la vera vocazione di Rosvita. Trotula lo sapeva bene, l’aveva vista correre dietro Adalgisa per anni e ora era a lei che i magistri chiedevano quando c’era qualcosa di cui avevano bisogno tra le piante medicinali. Il giardino del Castello era uno dei più grandi e forniti di Salerno, quasi quanto quello di San Lorenzo, e i magistri passavano spesso dai de Ruggiero, che erano noti per finanziare lo studio della medicina. Era così che Trotula aveva appreso di Galeno e della sua scienza, ed era dai discorsi dei magistri, medici e insegnanti della Scuola di Salerno, che aveva capito come funzionavano gli umori.
Ma non era a loro che aveva chiesto sollievo quando le era arrivato il menarca o quando le era venuta una fastidiosa infezione tra le gambe. No. Aveva chiesto alle donne di casa. E loro l’avevano aiutata. Ma anche Ugo, l’anziano del borgo, era andato da Adalgisa quando la sua asina gli aveva dato un calcione su una gamba. Si fidava più di lei e di Rosvita e non avrebbe mai permesso a nessun altro di farsi toccare.
Quello che Trotula aveva capito della medicina di Galeno era questo, più o meno: il corpo è costituito da quattro elementi: freddo, caldo, fluido e solido, che poi erano un po’ come gli umori di Ippocrate (Ippocrate era stato il primo medico e lei lo aveva studiato con magister Alfano e i suoi fratelli), le diverse composizioni danno vita a quattro temperamenti e le qualità morali e fisiche degli individui dipendono dal buon funzionamento degli organi. Insomma, era tutta una questione di armonia.
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Questa volta non ha fatto niente, ne è sicura. Niente lucertole, niente scherzi nelle cucine. Niente. Ha studiato, ha curato l’orto, ha filato il corredo. Tutto perfettamente noioso. Allora perché quella solenne convocazione da parte del padre?
Prende il soggolo con meno entusiasmo dell’ultima volta, raccoglie i capelli, lo infila in testa, indossa le scarpe di seta e come una brava madamina si reca al cospetto del signor padre. C’è anche la signora madre. Deve averla fatta grossa senza nemmeno accorgersene.
Il signor padre però è sorridente, accogliente. È tutto molto strano, in effetti, e Trotula è confusa. Sente il nome di Riccardo e il sangue le affluisce al cervello, le impedisce di capire, di pensare. Sente la parola matrimonio. E il signor padre sorride. E la signora madre è commossa. E lei non sa che fare. E scappa. Scappa. Veloce. Corre lontano. Si strappa il soggolo. E inciampa, perché come si fa a correre con quel vestito così lungo e pesante! E cade. Perché come si fa a restare in equilibrio con quelle scarpe! E si fa male a una caviglia. Perché come si fa a essere lei!
Solo che ora, scarpe o non scarpe, non può più camminare. Le fa troppo male.
«Posso aiutarvi madamigella?»
Quella voce.
«Sì!», urla furiosa Trotula rimanendo per terra e allontanando il braccio di Riccardo che tenta di aiutarla ad alzarsi. «Potete rimangiarvi la vostra stupida proposta di matrimonio e riportarvela ad Assisi. Qui non serve a nessuno. Io devo andare a Montecassino».
«Madonna Trotula, mi sembra che non siate in grado di andare da nessuna parte in questo momento. Vi prego di lasciarvi aiutare, mi sembrate sofferente».
«Sciocchezze» sbotta Trotula. «Ugo! Voi, con quella giumenta, accompagnatemi».
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Ugo libera immediatamente l’asina dal peso del fieno per offrirla a madama Trotula. La ricordava a combinare guai dietro a Brando e a Rosvita e invece eccola lì che si sta trasformando nella padrona del Castello.
«Permettetemi di accompagnarvi, parleremo per strada».
«Non ho niente da dirvi, e poi non mi è permesso discorrere con un uomo da sola, lo sapete».
«Veramente non vi è permesso nemmeno correre per il paese da sola» sussurra Riccardo divertito. Trotula fa finta di non sentirlo.
«Madonna Trotula, chiedervi in moglie era il vero scopo del viaggio. Non ero entusiasta all’idea, mi ricordavo dei dispetti, degli scherzi, ma come sapete dobbiamo tutti obbedire alla volontà dei nostri padri. Eppure quando sono arrivato a Salerno e vi ho vista ballare e vi ho parlato ho capito che non siete più quella di una volta. Siete diventata una donna bellissima, se posso osare, e siete completamente presa dal vostro ruolo di matrona. Siete altera e decisa, ma non avete perso la vostra vitalità. Ora l’idea di sposarvi non mi sembra più così folle e spero lo stesso sia per voi».
Riccardo ha completato la frase senza prendere fiato. Ugo ride sotto i baffi. Trotula ascoltando il discorso del ragazzo prova tutta una nuova gamma di emozioni.
«Vedete, messere, voi forse dovete seguire le regole di vostro padre, ma io no. Io sono Trotula de Ruggiero e decido della mia vita. Non sono obbligata a sposarvi, per quanto siate effettivamente, incredibilmente, affascinante. Ma io devo andare all’Abbazia di Montecassino con mio fratello e i suoi amici frati».
(continua in libreria…)
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