Dal 27 marzo al cinema “Le assaggiatrici”, film tratto dal romanzo-bestseller di Rosella Postorino, vincitore del Premio Campiello 2018, che racconta la vita di Rosa Sauer, costretta ad assaggiare il cibo destinato a Hitler – I particolari e il trailer
Le assaggiatrici (Feltrinelli), romanzo vincitore del Premio Campiello nel 2018 di Rosella Postorino, è pronto a debuttare sul grande schermo il 27 marzo.
Il film, con la regia di Silvio Soldini e con protagonisti Elisa Schlott e Max Riemelt, segue la vita di Rosa Sauer e delle nove donne che, come lei, vennero arruolate per verificare che il cibo destinato a Hitler non fosse avvelenato.
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Una storia di coercizione e di pericolo, ma allo stesso tempo una pagina spesso dimenticata che mostra ciò che è stato il regime nazista. Rosa infatti viene prelevata dal suo villaggio e condotta nel quartier generale di Hitler dove ogni giorno, tre volte giorno, assaggia il cibo preparato.
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In questo clima di paura, le dieci donne diventano amiche e rivali, cercano un modo per sopravvivere e scappare ma soprattutto un appiglio che le faccia sentire ancora vive.
Come raccontato dall’autrice (che con questo romanzo si è aggiudicata diversi premi, oltre al Campiello) in questa intervista a ilLibraio.it del 2018, Le assaggiatrici racchiude molti temi: “l’ambiguità delle pulsioni umane, il confine sottile tra vittima e colpevole, la coercizione, gli effetti delle organizzazioni totalitarie (…) sulla vita delle persone“.
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L’opera è tratta dalla vera storia di Margot Wölk, una donna che solo sul finire della sua vita raccontò del suo passato come assaggiatrice: “Una ragazza costretta a sfidare la morte a ogni boccone, una cavia. Ma anche una privilegiata, una donna collusa con il Male”, come è stata descritta da Postorino.
Tornando alla pellicola in arrivo nelle sale italiane, Soldini (già noto per Il colore nascosto delle cose, 2017 e 3/19, 2021) interpellato dall’Ansa ha sottolineato: “Mi è stato proposto di farne un film e ho accettato molto volentieri. È stata la prima volta per me con un film in costume, c’era una serie di sfide nuove che spero di avere vinto in un certo modo… avevo sette protagoniste tutte insieme in scena, non mi era mai successa una cosa del genere e mi sono molto divertito”.
Al settimanale Sette il regista di Pane e tulipani ha inoltre spiegato: “Quando Rosella ha visto il film, mi ha detto che almeno per la prima metà le sembrava quasi un film distopico, dove per distopico facciamo nostra la definizione di ‘rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative’, e ha ragione. L’ambientazione temporale e spaziale è del periodo nazista, quello è il palcoscenico su cui avviene questa vicenda, ma se si mutano le divise e le date e si dichiara che siamo nei 2078 la storia non credo sarebbe diversa“.
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In un’intervista più recente (di fine ottobre 2024), a Vanity Fair, parlando dell’impatto che ha avuto il romanzo nel suo percorso, Postorino a sua volta ha confessato: “Ancora prima del Campiello, avevamo venduto i diritti in molte lingue con l’opzione per uno sviluppo cinematografico che, alla fine, è attualmente in essere. È grazie a quel libro che mi sono autorizzata a chiamarmi ‘scrittrice’. Prima, quando mi chiedevano che lavoro facevo, rispondevo che lavoravo nell’editoria come editor. Questo non vuol dire che ho ribaltato le mie priorità, considerando che sognavo di diventare una scrittrice da quando avevo 12 anni, è solo che prima di quel libro non osavo dirlo a nessuno perché mi sembrava una cosa troppo grande per me. Il problema è che scrivere è sempre stata la cosa che sentivo che avrei fatto nella vita, e Le assaggiatrici me ne dato la conferma”.
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