Bernardo Zannoni, classe 1995, già vincitore del premio Campiello 2022 con l’esordio (“I miei stupidi intenti”), torna in libreria con “25”: il suo secondo romanzo è un racconto generazionale sulla difficoltà di superare il limbo che porta alla consapevolezza dell’età adulta. Lo scrittore si confronta con il realismo lirico, in cui trovano spazio anche alcune incursioni new weird…

È da poco in libreria l’atteso secondo romanzo di Bernardo Zannoni, già vincitore con il suo esordio, I miei stupidi intenti (Sellerio, 2021), di numerosi premi, fra cui il Campiello (2022). Il titolo del nuovo libro, essenziale ma allo stesso tempo esaustivo del suo universo narrativo, è 25 (a pubblicarlo, ancora Sellerio).

In una piccola cittadina di mare, non meglio identificata, Gero e i suoi amici si confrontano con la fase di transizione fra la giovinezza e l’età adulta, individuata proprio a cavallo dei venticinque anni del protagonista, in una narrazione che esula tuttavia dai tradizionali canoni del romanzo di formazione e tocca i punti nevralgici e più delicati di questo limbo esistenziale.

25 - Bernardo Zannoni - copertina

La generazione di cui Gero si fa rappresentante emblematico è la stessa dell’autore classe 1995 e, sebbene condivida difficoltà dei giovani di qualsiasi epoca contemporanea, viene tratteggiata nella peculiare ed endemica insicurezza e nel senso di disorientamento nei confronti della realtà che attanaglia proprio i ventenni di questi anni.

L’universo umano rappresentato mediante un intreccio denso e serrato riesce a toccare e mettere in scena un vasto campionario di personaggi, ciascuno dei quali reagisce alla propria condizione di naufrago sociale in maniera diversa, provando ora a silenziare, con un’esistenza ignava, la paura e l’angoscia di non farcela, ora a fuggire, anche mediante azioni drammatiche.

Il mondo che circonda Gero e che lui vorrebbe forse rimanesse letargico, nel breve arco temporale della narrazione si ritrova improvvisamente sconvolto da eventi che non possono che portare il venticinquenne a cercare di difendersi e affrontare la realtà, con attiva curiosità e meraviglia.

La quotidianità del protagonista è scandita dalla routine smunta e rassicurante di luoghi e amicizie di vecchia data. Nulla sembra riuscire a smuoverlo dalla sua condizione di passività, al punto da preferire rimanere al buio piuttosto che scoprire la causa del black-out della casa in cui vive, una vecchia villa ormai in rovina ereditata dal nonno.

In un panorama così desolante risalta la figura della Zia Clotilde, anziana e obesa, che prova, come può, a prendersi cura del nipote, aiutandolo nelle incombenze pratiche ma soprattutto spronandolo a risvegliare la fame di vita e a coltivare i suoi sogni, ormai annebbiati, di fotografo.

Il buio in cui Gero si ritrova metaforicamente ma anche letteralmente nella sua casa è solo la prima manifestazione dell’uragano che in una settimana sconvolgerà la sua vita: il tentativo di suicidio di Tommy, uno dei suoi più cari amici, la scomparsa improvvisa e misteriosa di Martin, il compagno di Betta, una sua condomina incinta, il pericolo di un guaio giudiziario sono alcune delle sfide che la vita metterà di fronte a un ragazzo di ventiquattro anni che non è abituato a vivere e tantomeno ad affrontare la vita.

I miei stupidi intenti - Bernardo Zannoni - copertina

Come Gero, gli amici e i coetanei che lo circondano si ritrovano paralizzati di fronte alla prospettiva del tempo. Hanno tutti paura di guardare al futuro, perché il futuro sembra non essere fatto per nessuno di loro e pertanto risulta irraggiungibile, spaventoso.

25 fotografa allora una generazione che oggi più che mai si sente pietrificata dalla percezione di non appartenenza al mondo, dall’impressione di trovarsi in un vuoto cosmico in cui solo l’espletarsi del “punto di rottura”, cioè di un evento esterno che sparigli le carte in tavola, potrebbe mettere in moto l’esistenza.

Con la seconda opera Zannoni si confronta dunque con un realismo lirico in cui trovano spazio anche alcune incursioni new weird: il mondo umano narrato viene presentato per assiomi e analogie, i personaggi e le vicende descritte, lungi dal volere avere pretese di denuncia sociale, rimangono imbrigliate in un’aura simbolica, eterea, ergendosi a rappresentanti di un universo psicologico drammatico.

Questa atmosfera narrativa rappresenta, insieme allo stile fortemente autoriale e alla lingua dalla sapienza a tratti abbagliante, un elemento di evidente continuità rispetto a I miei stupidi intenti, per quanto apparentemente i due libri possano sembrare molto distanti tra loro. Ed è proprio questa capacità di mantenere una coerenza costitutiva nella scrittura, pur confrontandosi con generi così diversi, che conferma Zannoni, due anni dopo il suo esordio, una delle giovani penne più affascinanti del panorama italiano.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Fotografia header: Bernardo-Zannoni-GettyEditorial-28-08-2023.jpg