“La ragazza eterna”, il nuovo romanzo di Andrea Piva in uscita per Bompiani, propone un’indagine romanzata su una materia di studio che, dopo anni di oscurità, è tornata alla ribalta vivendo un vero e proprio illuminismo: la psichedelia. Intervistato da ilLibraio.it, l’autore spiega: “Dovremmo, come individui e come società, approcciarci a questi temi in maniera matura. Per quanto riguarda la ricerca psichedelica, penso che la legislazione italiana sia di fatto immatura, non ponendosi come obiettivo l’analisi critica di una realtà che esiste ed esisterà sempre”

26 gennaio 1959, San Francisco. Aldous Huxley – scrittore britannico celebre per opere come Il mondo nuovo (Mondadori, traduzione di Lorenzo Gigli e Luciano Bianciardi) e Le porte della percezione (Mondadori, traduzione di Lidia Sautto) – si appresta a prendere la parola in un importante simposio di scienziati e tecnici a tema psichedelia. Per giustificare la propria presenza, “una sorta di analfabeta in un vasto mare di sapere specialistico”, l’autore riprende un curioso adagio del poeta greco Archiloco: “La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una più grande“.

Questo passaggio, apparentemente sconnesso dall’argomento di discussione, pone il focus sul diverso carattere dei due animali: la volpe conosce ogni tipo di sapere e di trucco, ma il riccio – avvolgendosi su sé stesso (e traslitterando, “facendo una cosa e facendola bene”) – può resisterle. Un verso che l’arguto scrittore utilizza per sviscerare la dicotomia tra specialisti e non specialisti, tra scrittori “riccio” e scrittori “volpe”. In questa ripartizione, i secondi possono portare, grazie alla propria attività a vasto raggio che si dipana in molteplici direzioni, un valore aggiunto al lavoro estremamente verticale e settoriale dei primi.

Questa giocosa metafora può essere ricondotta, oltre alla divulgazione narrativa di Huxley, anche a La ragazza eterna, il nuovo romanzo di Andrea Piva – autore e sceneggiatore nato a Salerno nel ’71 – in uscita per Bompiani. L’opera dello scrittore “volpe” propone infatti un’indagine romanzata su una materia di studio che, dopo anni di oscurità, è tornata alla ribalta vivendo un vero e proprio illuminismo: la psichedelia.

La ragazza eterna di Andrea Piva

La ragazza eterna si apre con una duplice, velata, anticipazione: una notizia luttuosa – fugace spiraglio sul tema della morte – e l’inconscio più o meno pronto a recepirla, ritratto come un “bambino difficile“, la stessa personificazione con cui il “padre” dell’LSD Albert Hofmann si riferiva alla sostanza psichedelica.

Il primo elemento viene introdotto sotto forma di una diagnosi senza speranza per la stravagante Renata, “una donna che indossa bellezza e intelligenza con la grazia di una farfalla tropicale”. Boccia, accorto psichiatra ed ex-fidanzato, è pronto a mettere in gioco tutto pur di fare i conti con il male ultimo dell’amata, che nel frattempo fuga l’inesorabile sentenza attraverso un incerto matrimonio, l’assunzione sregolata di droghe e la frequentazione di losche compagnie…

È così che, insieme al collega e amico Giangi, Boccia comincia a pensare alla possibilità di sperimentare proprio con Renata una terapia illegale per la legge italiana ma della cui efficacia è convinto: quella psichedelica, che la comunità scientifica sta riscoprendo nelle sue potenzialità di cura della depressione, delle dipendenze e delle angosce più profonde tramite sostanze come la psilocibina, l’ayahuasca e l’LSD.

Interrogato da ilLibraio.it sul concept alla base de La ragazza eterna, Andrea Piva (che in precedenza ha pubblicato Apocalisse da Camera, Einaudi, 2006, e L’animale Notturno, Giunti, 2017) afferma che “l’idea di fondo è maturata dall’esperienza personale. Ho avuto il mio primo incontro da adulto con l’ayahuasca – una forte sostanza psichedelica – e quell’evento ha segnato la mia vita. Dopo un periodo di profonda depressione, il viaggio mi ha dato una spinta diversa e le persone che mi stavano accanto mi hanno visto tornare cambiato”.

Da qui la primordiale esigenza di trasporre questa esperienza life-changing in forma narrativa, la cifra prediletta: “Ho incominciato a pensare a come drammatizzare il viaggio senza sviluppare il racconto in prima persona. Mi sono letto tutta la saggistica che c’era a disposizione e ho capito che poteva esserci spazio per una rielaborazione narrativa del tema”. E prosegue, a tema romanticizzazione: “La letteratura, attraverso l’emotivizzazione del dato, tocca corde differenti rispetto alla saggistica. Aggiunge il potere della suggestione a quello dell’analisi fredda, pragmatica e data driven“.

L’ispirazione per questa trasposizione “altra” del tema è molteplice e tocca diversi generi e forme letterarie. Lo scrittore e sceneggiatore salernitano ci racconta infatti che “dal punto di vista narrativo sono stati fondamentali quegli autori ‘psichedelici nell’andamento’ come Aldous Huxley, Philip K. Dick e Thomas Pynchon, anche se poi il mio stile è molto diverso”.

E prosegue: “Dal punto di vista saggistico opere che mi hanno segnato sono invece Come cambiare la tua mente (Adelphi, 2022, traduzione di Isabella Blum) di Michael Pollan, LSD (UTET, 2018) di Agnese Codignola e un testo inedito in Italia ma considerato la ‘Bibbia’ degli psiconauti, ovvero The Psychedelic Explorer’s Guide: Safe, Therapeutic, and Sacred Journeys (Park Street Pr, 2011) di James Fadiman“.

“Se ci pensi, a noi il proibizionismo ce l’ha imposto l’America, e adesso che loro iniziano a fare marcia indietro noi stiamo ancora a lottare contro i fantasmi. È tipo la storia del soldato giapponese che rimane da solo sulla montagna e non sa che la guerra è finita, e spara a tutti quelli che gli vengono incontro, anche quelli che lo vogliono aiutare. Non è solo ridicolo, è anche inutilmente crudele”.

L’esperienza totalizzante viene ricercata anche dallo stesso Boccia che in quanto psichiatra si approccia alla terapia psichedelica in relazione al fine vita, proponendosi di “rispettare il giuramento di Ippocrate anche a costo di infrangere la legge”.

“Viviamo in un mondo desacralizzato, in cui il confronto con la morte è un rimosso enorme“, afferma l’autore nel corso dell’intervista. “Mi viene in mente quando, 15 anni fa, mio padre iniziò a stare molto male. Consultai una dottoressa che, senza troppi giri di parole, mi disse che stava morendo. Quando le chiesi però a chi potevo rivolgermi per permettergli di affrontare nel migliore dei modi la sua morte, rise”.

“Non siamo tutti nobilmente nati? Non abbiamo tutti il diritto di nobilmente morire?”, scrive Laura Huxley, seconda moglie di Aldous, riportando le proprie considerazioni sulla somministrazione di LSD durante le poche ore di vita rimaste marito, il 22 novembre del 1963. In un gioco di rimandi, ne La ragazza eterna a prendere le vesti di Laura è Boccia, che si serve della terapia psichedelica per “educare alla morte” Renata, per permetterle di riappacificarsi con sé stessa.

“La verità è che non facciamo nessun ‘esame’ su come si deve imparare a morire, su come trattare la paura della morte”, afferma lo stesso Piva a riguardo.

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Ma La ragazza eterna non è solo un’indagine serrata su tematiche tanto universali quanto da tempo ostracizzate. È anche un racconto poliedrico che si muove dal sacro al profano, da Nord a Sud, dal vissuto intimo e famigliare a feste ricche di sfarzo e abusi, tra amore, rabbia e desolazione.

Punto fermo, stella polare di questo ricco intreccio, è il concetto di crescita e maturazione: “Dovremmo, come individui e come società, approcciarci a questi temi in maniera matura. Per quanto riguarda la ricerca psichedelica, penso che la legislazione italiana sia di fatto immatura, non ponendosi come obiettivo l’analisi critica di una realtà che esiste ed esisterà sempre”, sottolinea Piva nel corso della conversazione.

Nonostante ciò, persiste una vivida speranza per il futuro, come manifestato anche tra le pagine della nuova uscita: “In Australia, dal 2023 l’MDMA e la psilocibina possono essere prescritte per alcune terapie psichiatriche, così come in Canada, nei Paesi Bassi e in molti altri Paesi dove la ricerca è particolarmente attiva”, ricorda Andrea Piva. E conclude: “Credo che uno shift culturale e percettivo sia di fatto possibile, anche da un punto di vista religioso, per un potenziamento della spiritualità. Ma per far ciò, ora più che mai, è necessario e doveroso parlare del tema attraverso tutte le ramificazioni del campo artistico e divulgativo e non nascondere la testa sotto la sabbia”.

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