Beatriz Bracher ha sessant’anni ed è una scrittrice e sceneggiatrice brasiliana, ancora quasi sconosciuta in Italia. Riconosciuta come una delle voci più autorevoli della letteratura lusofona, e apprezzata per la sua abilità nel far atterrare la realtà, i contesti socioeconomici e culturali all’interno dei suoi testi, arriva in libreria con “Antonio”, un libro che richiama la tragedia greca, non solo per l’argomento, ma anche per l’andamento quasi corale che abbacina e confonde… – L’approfondimento

Come si può arrivare alla radice di un segreto di famiglia se tutte le persone coinvolte sono morte? Benjamin Kremz sta per diventare padre e scopre che c’è molto di più dietro l’apparenza di una famiglia medio borghese come tante, la sua, ed è determinato ad andare a fondo.

Ci prova chiedendo informazioni ai confidenti involontari, alle persone più vicine a quelle coinvolte. E così parla con Isabel, sua nonna, Haroldo, un collega e amico di suo nonno e Raul, uno dei più cari amici di suo padre. Racconto dopo racconto quello che emerge è una verità disturbante, ma ognuno di loro restituisce solo la propria versione dei fatti, nella quale si mescolano ricordi sfocati, sentimenti contrastanti e fastidi malcelati.

Beatriz Bracher, "Antonio", Utopia Editore.

Antonio (Utopia, nella traduzione di Prisca Agustoni) è un libro vorticoso in cui il lettore è completamente incarnato nel personaggio di Benjamin Kremz, l’uditore di questi racconti. Proprio come Benjamin, il lettore è costretto ad ascoltare le verità parziali e a scoprire la verità un poco alla volta, a farsi travolgere da rivelazioni non sempre chiare.

Beatriz Bracher ha sessant’anni ed è una scrittrice e sceneggiatrice brasiliana, ancora quasi sconosciuta in Italia. Il suo primo libro — Azul e Dura — è del 2002 ed è stata immediatamente riconosciuta come una delle voci più autorevoli della letteratura lusofona, apprezzata per la sua abilità nel far atterrare la realtà, i contesti socioeconomici e culturali all’interno dei suoi testi. E così accade anche in Antonio, dove viene rappresentato un Brasile vivo nei ricordi delle voci che lo raccontano. Un Brasile degli anni ‘70 che si specchia nel Brasile dei primi anni 2000, e svela con voce pungente le piccolezze di una borghesia distante dalle questioni del popolo, solo sfiorata dalla povertà.

Questa voce così amara è rappresentata maggiormente dal collega Haroldo, che ammette di trovarsi meglio al country club che per strada, per via di tutti quei mendicanti e straccioni, ma anche dalla nonna Isabel, anche se con maggiore dolcezza, e da Raul.

Procedendo di capitolo in capitolo, di voce in voce, Benjamin riscontra vere e proprie incongruenze nei racconti, ma nonostante questo comincia a farsi un’idea di quello che è successo nella famiglia. Una cosa che già da sola basterebbe per mandare chiunque in crisi. Suo padre e suo nonno, in momenti diversi della loro vita, hanno amato la stessa donna e da essa hanno avuto un figlio. Il primo è morto da piccolo, il secondo è lui.

Il richiamo alla tragedia greca Edipo Re è forte, “Andare a letto con la donna del proprio padre, chi sopporterebbe tanto senza poi forarsi gli occhi e vagare senza direzione?”, dice Raul a un certo punto, citando quello che diventa il destino di Edipo.

Oltre al tema, c’è qualcos’altro che richiama la tragedia greca. Ha a che fare con la moltiplicazione delle opinioni, in un andamento quasi corale che abbacina e confonde: le voci si susseguono una dopo l’altra, si affastellano a raccontare una storia mozza, incredibile, sempre vera e sempre falsa, sotto tutti i punti di vista.

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