“Questo immenso non sapere” è una raccolta di pensieri, frammenti, ricordi e conversazioni della poetessa Chandra Livia Candiani. L’autrice richiama al risveglio, al pensiero, al sentire, al corpo. Richiama a un ascolto, di sé, degli altri, del mondo che ci circonda…

Prima di tutto, che cos’è Questo immenso non sapere (Einaudi)? Non è un romanzo, una raccolta di racconti. Non è un saggio, non è in alcun modo una storia, eppure, a suo modo, lo è.

Lo si può definire una raccolta di frammenti, di pensieri, di dialoghi e sensazioni apparentemente slegati tra loro, messi uno in fila all’altro cronologicamente. Non che gli eventi abbiano legami cronologici, anzi, ma si ha la sensazione che i frammenti siano stati scritti uno dopo l’altro. Alcuni non sono più lunghi di mezza pagina, altri sconfinano oltre la pagina e mezza.

E, in quei brevi paragrafi, c’è tutto un universo in espansione, tutta la cosmogonia candiana. Ci sono gatti russi e saggi, merli indiani appassionati di poesia, gatti sarti e senza padrone. Ci sono cani che ricambiano il saluto, asini amici, un castagno che benedice la piccola donna inginocchiata sotto di esso. Ci sono insegnamenti del Buddha, parole estratte dai Fratelli Karamazov, citazioni di Confucio, pensieri di Italo Calvino.

C’è silenzio negli scritti di Candiani, e c’è musica. C’è solitudine e moltitudine.

Chandra Livia Candiani è una poetessa, annata 1952, in parte russa e in parte italiana, nata e cresciuta a Milano. È una donna minuta, con una voce da uccellino e il carisma di una grande attrice. Le sue letture sono seguitissime ed è difficile staccarle gli occhi di dosso, smettere di ascoltare quel cinguettio che racconta di male, lutto, dolore, ma anche di amore bruciante e vivo, bambine pugili che si guardano allo specchio.

Ha abituato i suoi lettori a raccolte di poesie spirituali e oniriche eppure estremamente terrene. Le sue raccolte sono state pubblicate tutte dopo essere stata alcuni anni in India, e aver abbracciato il sentiero del buddhismo. Questo immenso non sapere non è il suo primo volume in prosa a essere edito da Einaudi. Nel 2018 era uscito Il silenzio è cosa viva, un libricino che parlava di meditazione e ricerca, dedicato alla sorella Anna e al gatto Živago, morti entrambi nello stesso anno.

“Questo libro è nato disordinato”, dice Candiani alla prima riga di Questo immenso non sapere: “Un libro disordinato è un invito alla sovversione”, continua. In questo volumetto dedicato Agli Asini, Candiani richiama al risveglio, al pensiero, al sentire, al corpo. Richiama a un ascolto, di sé, degli altri, del mondo che ci circonda.

Da un lato è puro avvicinamento alla spiritualità, inteso come meditazione e preghiera, dall’altro è pura pratica. È un atto pratico come l’essere pienamente se stessi, nell’idea radicata di stare dentro, di vivere la propria essenza, non automatizzarsi.

“Questo è il momento!” si dice Candiani allo specchio mentre si lava i denti, un po’ annoiata. “Questo è il momento!”, si ripete nei momenti gioiosi, in quelli tristi, in quelli pesanti. C’è. Ricorda che ogni istante è vita.

 Chandra Candiani nuovo libro

Ci si protrebbe chiedere se si possa già parlare della Covid-19 in un libro, se non sia troppo presto. Ma Candiani non ha paura di nulla e lo fa, senza chiedere a nessuno se sia il caso, né quando sarà opportuno farlo. Quando ne parla lo chiama Coronavirus, così, semplice, come lo si chiamava all’inizio: un nemico dell’umanità che la costringe a rinchiudersi in un isolamento forzato in campagna. Che le permette di guardare le fragilità del mondo da distante, di sentire quel dolore che tutti sul pianeta hanno provato, ma come ovattato dalla neve che le circonda casa, eppure con la sua consueta intensità.

Chandra Candiani è una barricadera, è un’idealista e una poetessa militante. Nella sua quiete si agita una tempesta che chiede giustizia. Nel suo silenzio non c’è arrendevolezza, ma resistenza. C’è perdono, ma mai oblio della memoria. “Ci sono ferite che non guariscono, quelle che non guariranno mai. Sono le ferite che difendono la dignità. Vanno tenute in vita”.

Il ricordo è un tema caro a Candiani, e, come scrive nella prefazione alla sua raccolta Vista dalla luna (Salani, 2019), “La memoria è un altare. Mi inchino”.

Fotografia header: GettyEditorial 23-09-2021

Abbiamo parlato di...