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Come creare l’archivio dei propri ricordi

Promemoria Ricordi Montorio

Trascorriamo le nostre giornate bombardati da stimoli: scrolliamo pagine e pagine di video, foto, opinioni, testi scritti fitti fitti tra un emoji e l’altra.

Viviamo vite piene: di contenuti, di corse, di rumori, di idee lasciate a metà. Ma quanto di tutto questo, poi, resta? Quanto si sedimenta in noi e diventa pensiero? Quanto si trasforma in qualcosa di più di un frase mai letta fino alla fine?

È stato calcolato (con metodi scientificamente opinabili, ma poco importa) che una persona è in grado di ricordare con assoluta precisione circa un decimillesimo di ciò che ha vissuto. In termini di tempo, calcolatrice alla mano, di un’intera vita ricordiamo tre giorni, ora più ora meno”.

Questo lo scrive Andrea Montorio nel suo Promemoria. Creare l’archivio dei propri ricordi (Add Editore). Andrea Montorio sui ricordi ci ha costruito non solo un lavoro ma anche un’azienda che si chiama proprio Promemoria e, grazie agli archivi, custodisce la memoria di aziende, istituzioni e famiglie, trovando il modo migliore per raccontarla a chi c’è e a chi ci sarà.

Ecco. Il suo libro parte dalla stessa volontà: aiutarci, in questa giungla di ricordi possibili, a scegliere quelli giusti, quelli che vogliamo portare dietro con noi e tramandare a chi, un giorno, vorrà conoscerli. Il risultato è un misto tra il decluttering di Giulia Torelli, i ricordi da cancellare di The eternal sunshine of the spotless mind, un viaggio nella mente di Riley Andersen di Inside Out e la memoria degli antenati di Coco (la Pixar va forte).

Le pagine scritte da Andrea Montorio sono un alternarsi di consigli pratici per costruire l’archivio dei nostri ricordi (con tanto di materiali utili, buone pratiche e attività extra, proprio come un manuale) e riflessioni profonde sul valore della memoria in un momento storico in cui il ricordo ha assunto un valore nuovo. 

“Immortaliamo sui social pensieri ed esperienze, ci registriamo nei luoghi in cui siamo, scattiamo milioni di foto e giriamo video, riempiamo cartelle intere di parole, progetti, storie. A volte sembriamo addirittura più preoccupati di generare ricordi per il futuro che di goderci il presente, come quando ci accorgiamo di aver sprecato un momento emozionante armeggiando con il telefono nel tentativo di catturarlo. Basterà questo a lasciare qualcosa? No”.

Perciò è necessario un metodo per ricordare e farci ricordare: forbici e pennarelli alla mano, scatole di cartone, le fotografie giuste, un po’ di tempo e magari una persona con cui condividere il percorso. Archiviare sembra una cosa tecnica ma, in realtà, è molto più vicina alla creatività (e al cuore) di quanto si pensi. 

Così, seguendo il “metodo Montorio”, giga di foto sul cloud, verosimilmente mai selezionate, diventano ricordi da rivivere quando saranno passati anni; oggetti quotidiani diventano custodi di memorie di famiglia che, magari, saranno anche le memorie dei nostri figli prima e dei nostri nipoti poi; momenti piccoli come le cose normali diventano l’inizio di storie gigantesche, come quella volta in cui qualche appunto su una tovaglietta di carta è stato il primo passo per realizzare il progetto di una vita.

Arriviamo da un anno, anzi più, di lockdown o quasi lockdown, un momento in cui il tempo ha imparato a scorrere in modo diverso (e che è anche quello in cui Andrea Montorio ha iniziato a scrivere il suo Promemoria). Oggi più che mai meritiamo dei rituali, a scandire le nostre giornate tutte uguali, e la creazione di un archivio ne contiene tantissimi; meritiamo un po’ di ordine e di ricordi che siano autentici, che sappiano parlare con noi e di noi anche quando la nostra mente non avrà più la lucidità che serve per tracciare i bordi del passato. Li meritiamo perché nei ricordi c’è quello che siamo, tutta la nostra essenza è nelle cose che abbiamo vissuto e, a lasciarle correre senza fissarle, si perde tanto.

Infine, chi verrà dopo di noi merita di trovare un archivio pieno di storie vere, dalle quali partire per costruire le proprie.

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