“Diluvio”, l’atteso immenso (1300 pagine) romanzo distopico di Stephen Markley, racconta gli Stati Uniti dei prossimi quindici anni, tra attentati ecoterroristi e rivolte di massa. L’autore di “Ohio” ha trasformato tutte le discussioni esistenti (e non esistenti) sul cambiamento climatico in materia viva, e ha costruito il ritratto di un Paese fragile, governato da politici sempre più incapaci di affrontare con azioni concrete il cuore del problema…

Diluvio è arrivato anche in Italia per Einaudi Stile Libero, con la traduzione di Manuela Francescon e Cristiana Mennella: l’atteso immenso romanzo di Stephen Markley, già autore di Ohioil ritratto spietato della provincia americana e di quattro ex compagni di scuola che riaffrontano i loro traumi.

La nuova opera di Markley allarga gli orizzonti, travalica i confini dell’attualità per assumere tutte le caratteristiche di un distopico, a tratti thriller ecologista.

Gli Stati Uniti dei prossimi quindici anni vengono raccontati attraverso le storie di una serie di personaggi che non possono essere più diversi tra loro: sviscerati dall’autore (diplomato all’Iowa Writers’ Workshop) con i meccanismi della narrazione pura e una scrittura realistica per immagini, riescono a regalare al lettore scene di pathos e drammaticità al pari del miglior cinema.

Con la sua capacità da narratore esperto, Markley, padrone assoluto dell’argomento, ha trasformato tutte le discussioni esistenti e non esistenti sul cambiamento climatico in materia viva. La catastrofe climatica è come lo spauracchio della bomba atomica in Underworld di Don DeLillo, una minaccia che angoscia i personaggi e insieme il lettore, pagina dopo pagina.

Non c’è Grande Romanzo Americano senza la paranoia, – “la paranoia era sopravvivenza” si legge a pag. 272 – le teorie del complotto e le prese di posizione contro lo status quo. In questo caso è la spinta al cambiamento a muovere le fila del romanzo, una progressiva tensione che agita i movimenti woke affinché il governo agisca.

Ohio, Markley

È il personaggio di Tony Pietrus, assegnista di ricerca, ad aprire Diluvio: siamo ancora nel passato rispetto ai giorni nostri, nel 2013. Il suo saggio Un’ultima occasione è solo la prima avvertenza rivolta ai politici di tutto il mondo: il cambiamento climatico è reale e bisogna intervenire prima che sia troppo tardi.

Siamo nel 2024, e le catastrofi inventate in Diluvio, che si ripetono a cicli anche nel futuro, prossimo appaiono incredibilmente reali: alluvioni, tempeste, ondate di caldo, uragani e scioglimento dei ghiacciai sono qualcosa a cui ci stiamo lentamente abituando. Lo stesso vale per gli stravolgimenti politici, l’ascesa delle destre, gli attacchi al potere.

L’assedio di Capitol Hill del 2021 non è stato un caso isolato. E se la prossima insurrezione fosse una grande protesta green? Tra attentati ecoterroristi e rivolte di massa, Markley prova a immaginare un possibile scenario politico per gli Stati Uniti e non solo, dall’ultima presidenza Biden al 2040, come reagirà il capitalismo alle pressioni sul cambiamento climatico?

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Nelle sue 1300 pagine, Markley costruisce il ritratto di un Paese fragile, un’America distopica governata da politici sempre più incapaci di affrontare con azioni concrete il climate change. Tra un presidente repubblicano e uno democratico c’è chi pensa a far saltare in aria oleodotti: è l’associazione terroristica 6GRADI, un espediente narrativo che ricorda gli assassini separazionisti del Québec di Infinite Jest, le cui famigerate note a fine libro sono in questo caso sostituite da piccoli riquadri all’interno del testo – basta sfogliare le prime centinaia di pagine di Diluvio per accorgersene: come Foster Wallace, Markley non teme di inondare il lettore di informazioni, sensazioni, ulteriori spiegazioni. Insieme ai riquadri saltano all’occhio durante la lettura alcune pagine dedicate a contenere gli strilli dei quotidiani e dei siti web, un bombardamento di notizie (rilevanti o meno poco importa) che rispecchia il caos dei nostri giorni.

Diluvio di Stephen Markley

Il personaggio principale di Diluvio è Kate Morris, un’attivista rivoluzionaria descritta come il “rottweiler della crisi climatica”. È lei a tenere in mano la rivoluzione ecologista, è lei a capo degli innumerevoli tentativi di convincere i governi ad agire. Matt, detto Catrame, aspirante scrittore, la incontra e se innamora in Wyoming, dove si è trasferito dopo la laurea, ispirato dall’America profonda dei racconti di Annie Proulx, lui che si riconosce come “un ragazzino ricco e viziato che ha letto troppo Kerouac e gioca a interpretare il tipo profondo”.

Attraverso il suo punto di vista, Markley descrive il microcosmo delle relazioni del XXI secolo: aperte, non monogame e non conformi a uno standard.  Nelle ultime pagine si evidenzia bene il dilemma etico delle nuove generazioni: vale la pena generare figli in un mondo sempre più in rovina?

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In Diluvio la razionalità della scienza si scontra con l’irrazionalità dell’uomo, lì dove le logiche di mercato diventano più reali della realtà della natura. Mentre alcuni si chiedono se tutte le mobilitazioni siano di fatto frutto di un’isteria collettiva, la vera domanda è: si possono mettere in atto politiche poco intrusive senza intaccare l’economia mondiale? La risposta di Kate Morris e delle commissioni sul clima è radicale: non c’è futuro per l’industria estrattiva a base di idrocarburi. La violenza è degli impianti, non dei terroristi. Serve un totale processo di decarbonizzazione, nuove infrastrutture e zero emissioni. Serve una legge che metta d’accordo tutti.

Non c’è distopia senza accelerazione tecnologica: negli Stati Uniti di Markley l’Intelligenza Artificiale si è sviluppata e ha prodotto nuovi ecosistemi mediali. Uno di questi è Slapdish, una piattaforma social e multifunzione di realtà virtuale che permette a ognuno di plasmare il proprio worlde e connettersi a mondi degli altri tramite visore. È un sistema che verrà usato anche per la propaganda politica dal Pastore, un profeta dei giorni nostri, prossimo candidato alle elezioni americane.

Markley, come aveva già dimostrato in Ohio, è capace di penetrare nel profondo degli individui e raccontarli attraverso i drammi, i loro bisogni più intimi. Che sia un padre tossicodipendente in cerca di salvezza o una pubblicitaria (una nuova Don Draper?) in procinto di sostenere un colloquio di lavoro, l’autore sa dare voce a tutti, a padri, madri e figli delle famiglie più colte fino agli ultimi perché sono proprio gli ultimi, gli individui più disperati, a fungere da portavoce di un’umanità allo sbaraglio che si muove in un mondo funestato dalle catastrofi.

Un giorno tutto questo dolore sarà utile? A giudicare dalle ultime pagine, sembrerebbe di sì.

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