Reduce dal successo di vendite del suo precedente “Quando le montagne cantano”, Nguyễn Phan Quế Mai torna in libreria con “Dove vola la polvere”, una nuova saga familiare ambientata negli anni della guerra del Vietnam. Con il suo secondo romanzo l’autrice si conferma una voce a dir poco autentica, capace di romanzare le Storie del proprio paese rendendole accessibili anche a continenti di lontananza

Affondate sotto-pelle come pure nella memoria delle cellule, le ferite della guerra non rimarginano mai da sole, ma s’insidiano nelle pieghe della carne in attesa di sanguinare quando meno le si aspetta. Sono queste le conseguenze a lungo termine del conflitto (e nella specie, quello del Vietnam, combattuto nel ventennio 1955/1975 fra le forze insurrezionali filocomuniste e le armate governative del Sud, supportate dagli americani): condizioni patologiche maligne e sindromi da stress post-traumatico, i riflessi della battaglia riverberano a distanza di tempo come le esplosioni degli ordigni al Napalm, affidando alle nuove generazioni un passato che non lascia indenne nessuno, tantomeno il presente.

A tal proposito (e con grande semplicità nel contestualizzare le vicissitudini storiche) l’opera seconda di Nguyễn Phan Quế Mai Dove vola la polvere (Nord, traduzione di Francesca Coticchi) osserva dai giorni nostri una delle eredità forse meno note della battaglia, quella dei tanti bambini amerasiatici nati da rapporti fra soldati americani e donne di provenienza khmer, spesso abbandonati presso istituti di accoglienza per ragioni di disonore o di estrema povertà.

La copertina del nuovo romanzo dell'autrice vietnamita Nguyễn Phan Quế Mai: Dove vola la polvere

Parliamo dei cosiddetti bụi đời, o “figli della polvere”, termine dispregiativo utilizzato in lingua vietnamita non soltanto per sottolinearne la consanguineità col nemico, ma puranche per circoscrivere una minoranza etnica priva di una genealogia nota e, pertanto, in eterna scissione fra ciò che sarebbe potuto essere – una vita agiata su suolo americano – e ciò che, invece, è capitato loro in sorte (la polvere, per l’appunto).

Non a caso, nel disperato tentativo del protagonista Nguyễn Tan Phong di risalire all’identità dei suoi genitori – siamo nel 1988 e l’American Homecoming Act ha dato la possibilità ai cittadini amerasiatici di rientrare negli Stati Uniti – è sottinteso un duplice ordine di prospettive: dall’una, la naturale propensione nel dare infine un volto a chi l’aveva messo al mondo; dall’altra, la speranza di un padre nel garantire ai propri figli un futuro migliore, privo di fame e discriminazione.

Ma non sarà affatto semplice per la famiglia Nguyễn Tan ottenere lo stato di rifugiati; ingannati da un malfattore senza scrupoli che ne comprometterà per sempre l’ottenimento del visto e in assenza di qualsivoglia documento che ne attesti la derivazione amerasiatica, a Phong non rimarrà che percorrere la strada più impervia di tutte: quella di rintracciare lui stesso il genitore (di cui non sa nulla) e dimostrarne quindi la paternità tramite un test del DNA.

Ma ciò non esaurisce di certo l’intero sviluppo del romanzo; già coinvolgente nella sua trama centrale, la struttura complessiva dell’opera si infittisce presto di due ulteriori narrazioni, l’una relativa al veterano Dan (un ex pilota di elicotteri tornato a Ho Chi Min dopo oltre vent’anni per curare il proprio PTSD e ritrovare la donna a cui ha distrutto il cuore), l’altra riguardante la mondina Trang, una giovane di umili origini poi costretta a lavorare in un locale per militari stranieri pur di ripagare i debiti dei suoi genitori.

Che i tre percorsi finiranno per intrecciarsi, questo è ovvio sin dall’inizio; di come ciò avverrà, e di quali saranno le risultanze di un tale collegamento, questo è invece tutto da scoprire e davvero appassionerà il lettore sia per la numerosità dei colpi di scena, sia per la qualità indiscutibile della scrittura.

Il che di certo non stupisce: reduce dal successo di vendite del suo precedente Quando le montagne cantano, l’opera di debutto che ha proiettato l’autrice nell’olimpo delle saghe famigliari, Nguyễn Phan Quế Mai si conferma al suo secondo titolo una scrittrice a dir poco autentica, capace di romanzare le Storie del proprio paese rendendole accessibili anche a continenti di lontananza.

Dove vola la polvere è il frutto di sette anni di lavoro e delle ricerche fatte durante il mio dottorato alla Lancaster University”, evidenzia sul punto l’autrice in una nota alla fine dell’opera “sono entrata in contatto con dei veterani americani che cercavano i figli amerasiatici (…). Sono stata anche coinvolta nella ricerca di queste persone”. Che poi, una volta sollevata la polvere, la sensazione ultima è che sul fondo si possa intravedere molto: il Delta del Mekong, gli amori sconfinati, le foglie di tè e il cadavere di un bambino; di speranza ne rimane giusto un pizzico. Il resto è volata via.

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