“Il Fertility Day è l’ennesimo chiaro esempio di come si possa cadere nell’errore di cui siamo vittime più frequentemente. Se l’intento del Ministero della Salute è quello di informare, si tratta di un obiettivo mancato, e non di poco. Perché informa nel modo peggiore: informa giudicando”. Su ilLibraio.it il commento di Elisabetta Migliavada

Come si legge sul sito del Ministero della Salute, il primo “Fertility day” si celebra il 22 settembre per richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilltà e della sua protezione. In rete, però, la campagna di comunicazione scelta sta facendo molto discutere…
A seguire, il commento per ilLibraio.it di Elisabetta Migliavada, direttrice della narrativa di Garzanti.

Fertility Day

Nel mio lavoro ogni giorno conosco tante, tantissime donne: le protagoniste dei romanzi che valuto, o che pubblico.

Sono tante, tutte diverse, come nella vita vera. Hanno fatto scelte spesso opposte, o la vita le ha portate su una strada mai uguale a quella di un’altra.

Non sono sposate, o lo sono, sono single, hanno figli, non ne hanno, hanno un lavoro, l’hanno perso o non lo cercano, cercano un’amica, un uomo, una figlia perduta, una madre odiata o amatissima, un padre lontano.

E per me uno dei grandi pregi della letteratura, almeno quella che poi scelgo di pubblicare, è che queste donne non vengono giudicate dallo scrittore. Mai.

Questo, purtroppo, non rispecchia per niente la vita vera. E mi riferisco al fatto che in Italia, mi pare più che in altri paesi, le donne vengono sempre giudicate, in un modo o nell’altro.

Il Fertility Day è l’ennesimo chiaro esempio di come si possa cadere nell’errore di cui siamo vittime più frequentemente. Se l’intento del Ministero della Salute è quello di informare, credo di poter affermare che si tratta di un obiettivo mancato, e non di poco. Perché informa nel modo peggiore: informa giudicando.

Fertility Day

Basta guardare le cartoline realizzate per promuovere sui social media l’iniziativa. Il messaggio è: «Comunque è colpa tua».

Sentiti in colpa perché è tardi.

Sentiti in colpa perché non hai figli.

Sentiti in colpa perché dipende da te se in Italia nascono solo stranieri (e poi che male ci sarebbe? Sono figli di un Dio minore? Evidentemente per il governo sì).

Sentiti in colpa perché è anche un po’ anticostituzionale non avere figli. Perché la costituzione tutela la procreazione «cosciente e responsabile». Quella incosciente non merita tutele, quella irresponsabile invece, be’, indovinate un po’? È colpa tua.

Insomma tu donna, smettila di badare a frivolezze, e rientra nel tuo ruolo di madre. Di custode del focolare. Mettiti al servizio dell’Italia e sforna bambini.

Non importa che l’Italia, a confronto con altri paesi, sia molto indietro in quanto a politiche strutturali e sociali per favorire le nuove nascite. Non importa che molte donne dopo la nascita di un bambino debbano lasciare il lavoro. Che spesso i contratti di lavoro durino molto meno di una gestazione.

No, questo che c’entra. È sempre e comunque colpa tua, che non sei creativa a sufficienza.

La questione dell’avere figli/non averli, del potere/non potere averli, è fatta di mille e più sfumature.

Scelte, possibilità, fortune, sfortune.

E quando si fa una scelta, quella va rispettata. Perché dietro quella scelta o quell’essere o non essere genitori può esserci un’altra ricchezza diversa da quella di un figlio. O può esserci un grande dolore. O tanti, tanti tentativi andati a vuoto. O ancora semplicemente la mancanza di risorse, o il non aver trovato la persona giusta. O semplicemente non volerli avere.

Questo significa essere persone di serie B?

No.

Nessuno si deve permettere di giudicare. Nessuno.

Io credo che il compito di uno Stato sia dare un aiuto concreto, nelle strutture sanitarie che svolgono assistenza per queste problematiche, per implementare leggi che sono valide solo sulla carta, per aiutare i neogenitori, per aiutare le aziende ad andare incontro alla maternità. E poi, certo, occorre informare: ma concretamente, un’informazione che sia sostanziata di fatti, occasioni, strutture, possibilità, prevenzione.

Una delle cartoline simbolo del Fertility Day è una ragazza con una maglia rossa che si tocca la pancia, e sopra è scritto che la bellezza non ha età, ma la fertilità sì.

Ecco nel mondo che vorrei, e non solo nel libro dei miei sogni, quella donna dovrebbe accarezzarsi la pancia e dire a tutte le donne che siamo belle qualunque cosa noi siamo, qualunque pancia noi abbiamo. Siamo belle perché siamo fertili. Perché come ci dice l’etimologia della parola fertile (dal latino fero – io porto) portiamo abbondanza. Di vita e di amore. Indipendentemente da tutto.


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