Fede e amore non sono altro che due espressioni della stessa forza, vitale e distruttrice al tempo stesso: “Entrambi possono essere travolgenti, entrambi spesso superano la logica.” La scrittrice coreana naturalizzata statunitense R.O. Kwon, autrice de “Gli incendiari”, esordio acclamato, racconta a ilLibraio.it il dramma della perdita della fede e il vuoto che ne consegue – L’intervista, in cui parla anche della decisione di fare coming out come bisessuale

Phoebe e Will si conoscono all’università. Lei, coreana di origine, era una promessa del pianoforte prima di buttare tutto all’aria perché ossessionata dalla perfezione; dopo aver perso tragicamente la madre si iscrive al college, dove passa da una festa all’altra, cercando la propria identità riflessa negli altri. Lui, americano di umilissime origini, si è lasciato alle spalle un passato fatto di fanatismo religioso, e cerca di colmare il vuoto lasciato dalla fede buttandosi a capofitto sullo studio. E su Phoebe.

L’amore immaturo e tormentato, a cui Sally Rooney ci ha introdotto, nel libro di esordio di R.O. Kwon (nella foto di SmeetaMahanti B&W, ndr), Gli incendiari (Einaudi), diventa una miccia per parlare di un altro tipo di passione, più grande e totalizzante, che è la fede religiosa. Quando tra i due giovani si inserisce John Leal, a capo di una setta chiamata Jejah,che prende di mira le cliniche dove si praticano aborti, le cose precipitano velocemente, e la scrittura si infiamma e divampa.

R.O. Kwon

Anche nella traduzione italiana di Giulia Boringhieri si percepisce lo stile di Kwon, che ha fatto molto parlare negli Stati Uniti e nel resto del mondo: asciutto e ritmato, in grado di tenere il lettore fino alla fine. Le dinamiche che avvicinano i due protagonisti non sono diverse da quelle a cui siamo abituati nei telefilm per teenager (Kwon ha detto di essersi ispirata a Dawson’s Creek), ma quello che si accende, durante tutto il libro, è un’ascesa verso la violenza e l’implacabile potere distruttivo della deriva delle grandi passioni.

Nata nel 1983 in Corea del Sud e cresciuta negli Stati Uniti, Kwon con il suo romanzo ha deciso di prendere in mano il grande tema che ha caratterizzato la sua stessa esistenza (la fede e la sua perdita) e di costruirci attorno una vicenda contemporanea, parlando di culti e fondamentalismo, e al tempo stesso dell’identità asiatica, così spesso sottovalutata e vittima di stereotipi. Proprio a proposito di questi temi (caldi), Il Libraio l’ha intervistata.

Lei racconta di aver impiegato dieci anni a scrivere questo libro, dal momento in cui sente di aver perso la fede fino al 2018, anno di pubblicazione negli Usa. Che ruolo ha avuto la scrittura nel colmare il vuoto lasciato dalla fede?
“Ho lavorato a Gli Incendiari all’incirca ogni giorno per dieci anni. Da un lato sì, sono alla costante ricerca di modi per riempire il vuoto lasciato dalla fede perduta: dall’altro non ci riesco mai davvero”.

La religione appare come una forza devastante in grado di portare al fanatismo: perché ha voluto raccontare questo particolare aspetto della deriva religiosa?
“Voglio fare attenzione a come mi esprimo su questo punto: la Bibbia è un documento vasto, spazioso e spesso contraddittorio. Ciò detto, il Cristo che ho conosciuto e amato non era un moderato. ‘Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.’ (citazione del Vangelo di Luca 14:26, ndr): queste parole non mi sembrano quelle di una divinità interessata a dei credenti moderati”.

Anche l’amore appare come una forza detonante. Cosa hanno in comune la fede e l’amore?
“Entrambi possono essere travolgenti, entrambi spesso superano la logica”.

Nella narrativa recente dei culti religiosi (come Le Ragazze di Emma Cline, ad esempio) le donne hanno un ruolo fondamentale ma, allo stesso tempo, non detengono quasi mai il potere: come si è spiegata questa disparità di genere?
“Allo stesso modo in cui spiego la disparità di genere ovunque nel resto del mondo: la misoginia è dappertutto e per molte persone può essere difficile e disorientante vedere una donna al comando”.

Phoebe è cresciuta negli Usa pur avendo origini coreane, mentre di Will non si specifica se abbia origini orientali. Quanto conta il legame tra cultura e religione, in particolare per questi personaggi?
“Mi limiterò a dire che è molto importante che in ogni libro che scrivo i personaggi coreani siano al centro dell’attenzione”.

Lei ha fatto coming out come bisessuale in un tweet e in un articolo ha spiegato il motivo di questa scelta. Perché è stato importante farlo?
“Ci sono davvero pochi coreani-americani queer noti; ancora meno scrittori coreani-americani queer. Volevo aggiungermi alla lista, per ridurre ulteriormente le possibilità di pensare che non esistiamo”.

A quali progetti sta lavorando ora?
“Sto lavorando a un romanzo… Sono su questo progetto da tre anni e ancora non ne vedo la fine. Mi auguro di metterci meno di dieci anni!”.

Libri consigliati