“La storia di sua madre e delle donne e dei bambini con cui viveva segregata in una fattoria nascosta tra le montagne”. Come racconta l’autrice, Romina Casagrande, su ilLibraio.it, il suo nuovo romanzo, “I quattro inverni”, è ispirato da una storia vera, e ha al centro una setta: “Chi conosce l’asprezza delle rocce sa che l’eco del silenzio amplifica la voce interiore, la fatica ti mette di fronte a te stesso e ti sbatte in faccia l’abisso…”
Una valle ai piedi di montagne dai nomi evocativi, prati fioriti attraversati da torrenti limpidi: chi, almeno una volta, non ha pensato di trovare, in un luogo simile, riposo dagli affanni quotidiani, dal rumore dei pensieri?
La montagna come rifugio, la natura come sollievo e guarigione. Basta ascoltare il vento accovacciati fra le radici di un albero mentre il sole accarezza la pelle e gioca con le ombre. Ma chi conosce l’asprezza delle rocce sa che l’eco del silenzio amplifica la voce interiore, la fatica ti mette di fronte a te stesso e ti sbatte in faccia l’abisso.
Scopri le nostre Newsletter

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

Nasce da un sogno simile, e da una solitudine altrettanto devastante, la storia che ispira I quattro inverni*: un fatto di cronaca italiana, recente, che ha per protagoniste alcune donne di un piccolo paese dell’Alto Adige decise a cambiare vita e offrire ai propri figli un presente libero dai veleni e dalle contraddizioni del mondo moderno. Per farlo, si rifugiano insieme a loro in una fattoria circondata da orti e boschi: no a cellulari, videogiochi, trappole della scienza. I bambini non frequentano la scuola – le madri si trincerano dietro il diritto all’istruzione parentale – fino a quando gli insegnanti notano qualcosa di strano, di più oscuro. Vengono allertati i servizi sociali e una girandola di intercettazioni ambientali rivela quanto di impensabile accade nella casa.
E chi la abita davvero.
A innescare la costruzione narrativa del romanzo non è tanto il corso della giustizia quanto la dinamica relazionale, la portata emotiva di scelte contenenti un seme che, germogliando, porterà a sviluppi imprevedibili.
Scopri la nostra pagina Linkedin

Notizie, approfondimenti, retroscena e anteprime sul mondo dell’editoria e della lettura: ogni giorno con ilLibraio.it

Tre donne sole, un momento di debolezza, la paura di fronte al mondo, il sentirsi esclusi, inadeguati a sopravvivere alla durezza della realtà, da qui la necessità di allontanarsi da tutto per ricominciare daccapo, in una piccola oasi. Seguendo, come emerso dalle indagini, chi promette la felicità dietro l’angolo: una setta – con base in Svizzera e attività sparse in Europa – dichiaratasi estranea ai metodi coercitivi usati sui bambini, ma che incita a educare i più piccoli secondo i suoi precetti.
Cosa vuol dire sentirsi tanto spaventati, tanto delusi dal mondo da cercare un appiglio in un sogno condiviso da un movimento settario, farsi trascinare tanto da credere ciecamente in chi si è deciso di seguire?
Una frase messa agli atti – sussurrata da uno dei bambini coinvolti e costretti a pregare inginocchiati di notte per allontanare il diavolo – fa rabbrividire se contestualizzata nell’universo di ricatti morali, accuse e divieti a cui erano sottoposti: “Ma tu sei ancora la mia mamma?”.
Può interessarti anche
Assistendo alla loro storia e a quella delle loro madri, viene da interrogarsi sul significato dei legami familiari, forze silenziose che plasmano le nostre esistenze. Sono vincoli che proteggono e nutrono trasmettendo un codice emotivo destinato ad accompagnarci per il resto della nostra vita, arricchendoci e consentendoci di interpretare il mondo con equilibrio. Ma se qualcosa al loro interno si spezza, lasciano cicatrici profonde, da cui è difficile affrancarsi.
L’amore è un sentimento complesso, fragile eppure capace di slanci straordinari. Amare fino a farsi male: quando l’intensità dell’amore oltrepassa il limite e si trasforma in prigione?
Può interessarti anche
Più volte, raccontando le relazioni ambivalenti che legano i protagonisti, ho sentito che abitavano luoghi reali e metaforici, in cui il bene e il male si intrecciavano tanto da non essere più riconoscibili. Perché non ci sono soltanto le punizioni, ma anche i giochi dei bambini, la loro fratellanza e un ingenuo, salvifico spirito di ribellione; c’è un’amicizia femminile speciale e indissolubile – un patto che lega più del sangue -; c’è una natura che abbraccia e accoglie chi si arrende a lei e al suo scorrere, a patto di non cercare vie facili al dolore.
Ma una rinascita è sempre possibile. Forse riconoscendo dentro di sé la stessa ambiguità che abita il mondo e accettandola.
Un uomo è libero nel momento in cui decide di esserlo (Voltaire). Cos’è, allora, che ci trattiene e ci confonde fino a non vedere che l’amore e la libertà sono spesso più vicini a noi di quanto immaginiamo?
L’AUTRICE* – Romina Casagrande, che torna in libreria per Garzanti con I quattro inverni, di cui parla in questo articolo, vive e insegna a Merano, in provincia di Bolzano.
Laureata in lettere classiche e appassionata di storia, ha collaborato con alcuni musei, realizzando percorsi didattici interdisciplinari. Ama la natura, la montagna e condivide la sua casa con tre pappagalli, due cani e un marito.
Con Garzanti ha già pubblicato I bambini di Svevia (2020), I bambini del bosco (2021), L’eredità di Villa Freiberg (2023).
Scopri il nostro canale Telegram

Ogni giorno dalla redazione de ilLibraio.it notizie, interviste, storie, approfondimenti e interventi d’autore per rimanere sempre aggiornati

Fotografia header: Romina Casagrande, foto di Caterina Staci