“Nella mia esperienza di insegnante, filosofa, madre, amica, ho visto con chiarezza che ciò che davvero ci salva non è la rivoluzione eclatante, ma la riparazione paziente…”. La scrittrice Simonetta Tassinari ci parla del suo nuovo libro, “Il bello tra le crepe – Manuale di riparazione della vita quotidiana”

Ho scritto Il bello tra le crepe perché, a un certo punto, ho capito che la parola “riparare” stava scomparendo dal nostro vocabolario esistenziale. La stavamo lasciando indietro, sostituendola con sinonimi più bruschi: mollare, cambiare, ricominciare da zero. Eppure, nella mia esperienza di insegnante, filosofa, madre, amica, ho visto con chiarezza che ciò che davvero ci salva non è la rivoluzione eclatante, ma la riparazione paziente. Non è la fuga, ma la restanza – quella scelta consapevole di prendersi cura di ciò che c’è, anche se imperfetto, anche se ferito. Viviamo in un mondo che ci spinge a cancellare. Relazioni, oggetti, identità: se qualcosa si incrina, è più comodo sostituirlo. Ma io ho sempre pensato che buttare via un amico perché ci ha delusi una volta è un po’ come vendere casa perché si è rotto un rubinetto. Funziona nel breve termine, certo. Ma ci lascia più soli. Più vuoti. Più convinti, erroneamente, che solo ciò che funziona subito meriti spazio.

Da dove nasce questo libro

Ho insegnato filosofia nei licei da molti anni, tengo dei Caffè filosofici in diverse città. E ho sempre amato le domande più delle risposte. Negli ultimi tempi, però, ho sentito il bisogno di “sporcarmi le mani”. Di prendere quei concetti e portarli nel fango della vita quotidiana, dove tutto è meno chiaro, ma anche più vivo. Così è nato questo libro: come un manuale di riparazione della vita quotidiana, ma anche come una dichiarazione d’amore per ciò che non è perfetto. Come un invito a rallentare, osservare, e magari provare ad aggiustare, invece di scappare.

Ho incontrato lungo il mio cammino tanti “filosofi riparatori”. Karl Popper, ad esempio, con la sua idea che il sapere cresce per approssimazioni successive. O le filosofe della cura, da Carol Gilligan a Joan Tronto, che hanno cambiato il modo in cui pensiamo all’etica mettendo al centro la relazione, l’ascolto, la responsabilità. Ma ho incontrato anche filosofi senza cattedra: l’amica che ti ascolta in silenzio, il collega che ti dà una mano senza farne un evento. I riparatori umani. Quelli che restano.

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I “profeti della scossa” e la restanza

Nel libro contrappongo due archetipi. Da un lato ci sono i “profeti della scossa”: quelli che, davanti a un problema, sentenziano “serve una svolta!” e poi spariscono, lasciandoti solo con la spina elettrica in mano. Dall’altro, ci sono i “riparatori”: quelli che si fermano, ascoltano, dicono “vediamo se possiamo salvare qualcosa”. Io sto con i riparatori. Con chi sceglie di restare, non per debolezza, ma per responsabilità. La restanza, come la intende l’antropologo Vito Teti e come la intendo io, non è immobilità. È azione lenta, profonda, affettiva. È scegliere di costruire qualcosa lì dove tutti vedono solo macerie.

Una struttura per chi vuole camminare

Il libro è diviso in sezioni: si parte dalle crisi (piccole e grandi), si attraversano le strategie di riparazione, si esplorano le dinamiche dell’empatia, del valore e delle relazioni. Alla fine c’è un’appendice un po’ giocosa e un po’ seria: test, esempi, domande da farsi quando le cose sembrano incepparsi. Il tono è volutamente non accademico. Parlo in modo diretto, ironico, a volte molto semplice, perché credo che la filosofia più bella sia quella che aiuta a vivere, non solo a pensare. Ogni capitolo ha dentro una domanda, un gesto, un suggerimento. Ma non ci sono regole auree: preferisco proporre piste di lavoro, piccoli attrezzi da officina interiore.

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Il kintsugi e la bellezza dell’imperfetto

Il simbolo che attraversa tutto il libro è il kintsugi, l’arte giapponese che ripara le ceramiche rotte con oro fuso. Invece di nascondere le crepe, le sottolinea. E io credo che valga anche per noi: le nostre crepe non sono un difetto da occultare, ma una storia da onorare. Sono il punto in cui entra la luce, come dice Leonard Cohen. Sono il luogo in cui qualcosa può cambiare davvero. Pensiamo alle nostre ferite: quante volte ci hanno resi più umani, più empatici, più profondi? Quante volte, invece di spegnerci, ci hanno aperto a un altro modo di essere nel mondo?

Riparare non è rassegnarsi

Una delle domande che mi sento fare più spesso è: “Ma come si fa a capire quando accettare e quando cambiare?”. Non c’è una formula. Ci vogliono lucidità e immaginazione insieme. Lucidità per vedere cosa c’è davvero. Immaginazione per intuire cosa potrebbe essere. A volte non possiamo fare molto. Ma anche solo accettare con dignità è un atto riparativo. E altre volte possiamo fare più di quanto pensiamo, se troviamo il coraggio di aggiustare anche senza sapere se verrà bene.

Per me, riparare non è sinonimo di rassegnarsi. È il contrario. È avere fiducia che qualcosa di nuovo e di buono può nascere anche da ciò che si è spezzato.

Per chi ho scritto questo libro

L’ho scritto per chi ha voglia di cambiare, ma non crede più nei colpi di scena. Per chi ha subito una perdita, una delusione, un fallimento, e vuole trasformarlo in qualcosa di sensato. Per chi sente di aver bisogno di una cassetta degli attrezzi per la propria vita emotiva. Per chi ama pensare, ma anche vivere con pienezza e tenerezza. E l’ho scritto anche per me. Per ricordarmi ogni giorno che restare è più difficile che scappare, ma anche molto più efficace.

Se una relazione, una giornata, una stagione della vita si incrina, possiamo buttarla via. Oppure possiamo guardarla da vicino, ascoltarla, capire cosa si è rotto. E forse, con pazienza e creatività, possiamo ripararla. Con un filo d’oro. Con un gesto d’amore. Con una filosofia che accetta la crepa, e la illumina.

Il bello tra le crepe. Manuale di riparazione della vita quotidiana

L’AUTRICE – Simonetta Tassinari ha insegnato storia e filosofia nei licei e nel Laboratorio di didattica della filosofia dell’Università del Molise. Da anni coltiva la psicologia relazionale, la psicologia dell’età evolutiva, il counseling filosofico e divulga la filosofia tra bambini e ragazzi. Anima partecipati caffè filosofici e tiene conferenze in tutta Italia e all’estero. Collabora con la fondazione Quid+ e con Treccani Futura.

Ha pubblicato romanzi, testi di argomento storico e filosofico (tra gli altri, per Einaudi scuola) e il saggio “brillante” – sull’insegnamento della filosofia nelle scuole – La sorella di Schopenhauer era una escort (Corbaccio). Con Corbaccio ha pubblicato anche Donna Fortuna e i suoi amoriLa casa di tutte le guerreLe donne dei Calabri di Montebello e L’ultima estate in paese.

Per Feltrinelli ha pubblicato nel 2019 Il filosofo che c’è in te; S.O.S. filosofia. Le risposte dei filosofi ai ragazzi per affrontare le emergenze della vita, rivolto agli adolescenti; Il filosofo influencer. Togliersi i paraocchi e pensare con la propria testa (2020); per Gribaudo Instant Filosofia (2020) e Le 40 parole della filosofia (2021) eIl libro rosa della filosofia – Da Aspasia a Luce Irigaray, la storia mai raccontata del pensiero al femminile (2024). Il suo nuovo libro, uscito nel 2025, è Il bello tra le crepe – Manuale di riparazione della vita quotidiana.

Qui i suoi articoli per ilLibraio.it.

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