“Oggi sentir dire che due persone si sono conosciute tramite app è molto più ‘normale’ di quanto possa esserlo conoscersi in un bar o in palestra…”. In occasione dell’uscita del romanzo “In amore vince chi rischia”, su ilLibraio.it la scrittrice Anna Premoli parla di intelligenza artificiale, amore e sentimenti: “Che l’interesse per il settore sia molto attivo e attrattivo, lo dimostra anche la nascita di un prodotto ad hoc. La start-up londinese Elate ha creato Dara, un assistente per il dating alimentato dall’IA, nato appositamente per semplificare la vita a chi cerca un partner online. Dara non solo può suggerirti le risposte “giuste”, ma può anche darti idee su dove andare quando esci, che tipo di appuntamento proporre all’altro e così via, oltre che migliorare il tuo stile di comunicazione. Dara sarebbe, in poche parole, una sorta di dating coach. O, anche, una sorta di versione tecnologica di Cyrano de Bergerac, volendo andare indietro nel tempo…”

Da qualche mese a questa parte l’argomento predominante sulla bocca di tutti pare essere uno solo: l’intelligenza artificiale. Ci sembrava un universo ancora lontano dalla nostra vita quotidiana, e forse lo è stato, finché la società OpenAI, nata come no-profit e trasformata invece nel 2019 in for-profit, a novembre 2022 ha dato accesso a tutti noi a ChatGPT3 (problema di garante per la privacy a parte, oggi esiste anche la ben più performante versione a pagamento, ChatGP4).

Nel farlo ci ha messo di fronte all’evidenza che l’intelligenza artificiale era già tra di noi, pronta e desiderosa di interagire con gli umani. Si tratta innegabilmente di un grande salto qualitativo nonché di un grande business, che presto ha coinvolto quasi tutte le società operanti in ambiti molto differenti tra di loro. Che il mondo del dating vi si sia trovato coinvolto, quindi, non è una grande sorpresa, perché è stato uno dei settori più sensibili alle novità tecnologiche.

Oggi sentir dire che due persone si sono conosciute tramite app è molto più “normale” di quanto possa esserlo conoscersi in un bar o in palestra. Sono i tempi moderni.

Il problema è che l’avvento dell’IA avviene in un periodo in cui i rapporti umani sono già profondamente mutati rispetto a quanto accadeva anche solo dieci anni fa (per non parlare di 20 anni fa, quando per esempio mio marito e io iniziavamo a uscire insieme – piccolo spoiler: sebbene mio marito sia un informatico e fosse sempre circondato da pc e schede di memoria, noi due ci siamo conosciuti alla vecchissima maniera, ovvero in classe, al liceo).

Ormai la nostra è una società in cui “ci si scrive molto” e si interagisce sempre meno di persona, con il rischio concreto che un’interazione tra due esseri umani in carne e ossa – sebbene schermata da app, social e simili – e una tra un umano e l’IA finisca con l’essere difficilmente distinguibile. Dovrebbe esserlo, ma i recenti studi sul tema dimostrano che spesso e volentieri le persone si sono fatte suggerire dall’IA le risposte migliori da dare durante le prime conversazioni online nelle app di dating.

Si vuole fare colpo, insomma, e, almeno in una fase iniziale, non ci si preoccupa tanto di risultare subito “autentico” quanto di scrivere “la cosa giusta”. La domanda che ne scaturisce subito dopo è: ma cosa ne sa l’IA di amore e sentimenti? E quello che pensa di sapere, visto che non lo ha imparato sulla sua pelle ma lo ha solo letto sulle pagine internet, è sufficiente per permetterle di interagire con noi senza creare seri danni?

Che l’interesse per il settore sia molto attivo e attrattivo, lo dimostra anche la nascita di un prodotto ad hoc. La start-up londinese Elate ha creato Dara, un assistente per il dating alimentato dall’IA, nato appositamente per semplificare la vita a chi cerca un partner online. Dara non solo può suggerirti le risposte “giuste”, dicono i fondatori, ma può anche darti idee su dove andare quando esci, che tipo di appuntamento proporre all’altro e così via, oltre che migliorare il tuo stile di comunicazione. Dara sarebbe, in poche parole, una sorta di dating coach. O, anche, una sorta di versione tecnologica di Cyrano de Bergerac, volendo andare indietro nel tempo.

La spiegazione che spesso viene data per l’utilizzo di questi tool – parola che pare meno impattante del temine italiano “aiuto” – è che il mondo degli appuntamenti ormai è una giungla, e il rischio di investire tempo e sentimenti con la persona sbagliata, una che magari scomparirà senza dare spiegazioni, è sempre molto concreto. Perciò, meglio non fare errori, meglio andare sul sicuro. Lascio a voi ogni commento sul tema.

L’avvento dell’IA ha portato con sé numerosi interrogativi, e quello più pressante riguarda lo step successivo, ovvero l’intelligenza artificiale generativa, quella in grado non solo di suggerirci cosa rispondere, ma che può arrivare a sostituirsi in tutto e per tutto a un partner virtuale.

Dieci anni fa usciva un profetico film con protagonista Joaquin Phoenix dal titolo Lei, che provava a immaginarsi un futuro in cui un uomo potesse appunto innamorarsi di un’intelligenza artificiale. Rivedendo oggi il film, non ci si può non porre domande angoscianti sul futuro delle interazioni umane: se un software altamente “intelligente” è in grado di comprenderci e di darci sempre la risposta “perfetta”, come farà un essere umano a fare altrettanto?

La speranza, a mio avviso, risiede nell’imperfezione e nella sostanziale non catalogabilità dei rapporti umani: ci diciamo di voler un certo tipo di persona accanto a noi e invece finiamo per innamorarci dell’opposto, insistiamo per avere tanti interessi in comune con il nostro potenziale oggetto d’amore e invece, pur essendo magari dei pantofolai, finiamo con il perdere la testa per un amante delle maratone. Insomma, l’esperienza concreta è per fortuna lì a ricordaci che il bello dell’essere umano è il fatto che spesso cambia idea, e che siamo naturalmente portati alla curiosità verso qualcosa che sentiamo essere diverso da noi.

Ecco perché l’amore e i sentimenti in generale rifuggono dalla “risposta perfetta”; è tutto molto soggettivo, e rischiare fa inevitabilmente parte del processo di innamoramento. E su questo tema, quello del rischio e dell’amore, vi rimando a Rebecca e Niel, i miei ultimi due protagonisti: sono stati “torturati” dalla sottoscritta, è vero, ma è stato tutto per una buona causa.

In amore vince chi rischia di Anna Premoli

L’AUTRICE E IL LIBRO – Nata nel 1980 in Croazia, Anna Premoli (nella foto in copertina di Yuma Martellanz, ndr) vive a Milano, dove si è laureata alla Bocconi. Ha lavorato per un lungo periodo per una banca privata, prima di accettare nuove sfide nel campo degli inve­stimenti finanziari. Si è avvicinata alla scrittura come “metodo anti­stress” durante la gravidanza.

Autrice prolifica di romanzi rosa di grande successo, pubblicati in dodici Paesi e opzionati per il cinema, per la Newton Compton Editori ha esordito con Ti prego lasciati odiare, bestseller vincitore del Premio Bancarella 2013. Successivamente ha pubblicato per la stessa casa editrice numerosi titoli, tra cui Molto amore per nulla, Questo amore sarà un disastro, Un amore sulla neve e Tutto a posto tranne l’amore.

Ma veniamo alla trama della sua ultima uscita: In amore vince chi rischia.

Rebecca sa bene che cosa significa correre dei rischi. Non ha mai avuto dubbi, sin da quando era una bambina, sul fatto che un giorno sarebbe diventata una poliziotta, come suo padre. Da quando lui è morto, ucciso durante una rapina, la sua missione è diventata quella di tenerlo vivo attraverso il suo lavoro. E così indossa l’uniforme giorno dopo giorno, occupandosi di fare il suo dovere e tenendo a distanza ogni tipo di distrazione.

Ma tutte le sue certezze sono destinate a vacillare quando, dopo aver risposto a una chiamata di emergenza che segnala un incendio, fa la conoscenza di un affascinante pompiere. Sicuro di sé, affascinante e sfacciato quanto basta, Niel sembra essere stato messo appositamente tra i piedi di Rebecca per intontirla con stupide fantasticherie. Per questo lei non ha altra scelta: deve assolutamente toglierselo dalla testa. Ma lo sforzo di entrambi per nascondere le scintille che la loro vicinanza provoca potrebbe diventare ogni giorno più inutile. E chissà che due professionisti del pericolo non capiscano, finalmente, che anche in amore è necessario correre dei rischi

L’APPUNTAMENTO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO –  Se il lieto fine non prevede più il matrimonio: le protagoniste dei romanzi d’amore del passato, da Jane Eyre a Orgoglio e pregiudizio, si sposavano. Oggi il lieto fine privilegia i sentimenti.

Il 21 maggio, dalle ore 13:00-14:00, nella Sala Viola, l’incontro con la regina del romanzo rosa Anna Premoli e Jolanda Di Virgilio (redattrice de ilLibraio.it e autrice).

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