Nel suo nuovo romanzo. “I fuoriposto”, Cosimo Buccarella racconta le scorribande di quattro amici nella Puglia del 1946. I loro giorni si susseguono spensierati fino a quando trovano, seminascosto nella boscaglia, il cadavere di un uomo. Si disvela così un mondo completamente ignoto, dove la scabra realtà dei fatti si mescola ai loro progetti fantastici… – Su ilLibraio.it la sua riflessione: “Ciò che i romanzi ci dicono è che l’attraversamento della linea d’ombra è di per sé un trauma che gli scrittori rielaborano, mascherano, esemplificano e metaforizzano nelle loro trame avventurose…”

Una bambina, chiamiamola Mara, prega per il nonno che ha avuto un malore. Nella solitudine della sua stanza, prega inginocchiata accanto al letto, le dita intrecciate così strette da diventare bianche. Prega finché, sfinita, si addormenta così, ai piedi del letto. Al mattino, il padre le dice che il nonno si è ripreso: il peggio è passato, starà bene. Mara è al settimo cielo: le sue preghiere hanno funzionato. Per Mara è la dimostrazione che se davvero vuoi qualcosa, se lo vuoi con tutta te stessa, puoi farlo accadere.

Anni dopo, la situazione si ripete, quasi uguale. Mara è cresciuta, il nonno è invecchiato. Mara prega come la prima volta, per tutta la notte. Ma questa volta il mattino non porta buone notizie.

Che cosa è andato storto? Cosa è cambiato dall’episodio precedente? La ragazza è convinta di aver messo nelle preghiere la stessa intensità, lo stesso sentimento; ma forse non è così. Forse si è risparmiata, si è convinta che avrebbe funzionato anche se ci avesse messo un po’ meno impegno, e quindi forse è tutta colpa sua: quel che è accaduto al nonno è colpa sua. O forse invece la spiegazione è un’altra: le preghiere non funzionano. E dunque non è affatto vero che con la volontà e l’impegno puoi far accadere qualsiasi cosa.

Una cosa è certa: la Mara che si è svegliata quella mattina non è la stessa che ha chiuso gli occhi la sera precedente. È una persona diversa, che ha preso coscienza dell’esistenza del fallimento, ha imparato che potrebbe essere una propria responsabilità e che le convinzioni che hanno sorretto la sua visione del mondo fino a quel momento sono soltanto pannelli di una scenografia, eretti per nascondere la realtà.

Per dirla con Conrad, Mara ha attraversato la linea d’ombra. Ha compiuto il primo passo nell’età adulta.

È interessante notare come nella finzione il passaggio all’età adulta comporti quasi sempre affrontare un trauma. Che si tratti dei quattro amici de Il corpo, di Michele di Io non ho paura, dei tre giovani maghi della saga di Harry Potter o dell’esempio che ho appena descritto, l’esperienza traumatica è quella che li costringe ad aprire gli occhi sulla realtà, che li obbliga a prendere decisioni, che li rende consapevoli che nessuno le potrà prendere al posto loro. Lasciati soli, costretti a decidere su questioni che potranno avere conseguenze sulle vite degli altri, privati all’improvviso della presenza confortante di persone che sembrano non avere altro scopo nella vita se non quello di aiutarli, vengono assaliti da una sensazione nuova: il dubbio. Una sensazione che i ragazzi, presi dalla cieca convinzione della correttezza delle proprie idee e della possibilità di fare la differenza, semplicemente non hanno mai provato.

Fortunatamente, la maggior parte dei ragazzi cresce senza affrontare situazioni così estreme, ma ciò che i romanzi ci dicono è che l’attraversamento della linea d’ombra è di per sé un trauma che gli scrittori rielaborano, mascherano, esemplificano e metaforizzano nelle loro trame avventurose. E il fatto che queste storie continuino ad ammaliare i lettori adulti significa, probabilmente, che anche questi ultimi hanno vissuto come uno choc il passaggio all’età adulta, e hanno bisogno di riviverlo sotto nuove spoglie, di un avatar che lo continui ad affrontare e superare al posto loro.

A quanto pare, anche quando oltrepassiamo la linea d’ombra, non ce ne allontaniamo mai troppo. Facciamo sempre in modo di poter voltare la testa e intravedere ciò che ci siamo lasciati alle spalle. La Mara adulta del nostro esempio smette all’improvviso di pregare, perché se non pregherà più non potrà avere la prova che la preghiera non funziona. E finché non avrà questa prova potrà illudersi che sia sempre possibile il contrario, potrà continuare a pensare che al momento giusto, quando più ne avrà bisogno, avrà la possibilità di appellarsi a questo estremo rimedio. E questa capacità di sognare, questa possibilità che Mara dà al sogno di essere reale, è ciò che le permette di non perdere di vista la linea d’ombra.

A ben pensarci, tuttavia, lo stesso concetto di confine da attraversare è una semplificazione. Quando cresciamo, non abbandoniamo il nostro essere giovane per una nuova sembianza adulta: diventiamo, piuttosto, due persone: quella che siamo stati e che non ha mai cessato di esistere, e quella che siamo, e che diviene preponderante ma non l’unica.

La linea d’ombra, per così dire, si trova dentro di noi, e questo fa nascere un nuovo sentimento: la nostalgia. Ripensare agli anni in cui le cose erano più semplici; a quando, prendendo ancora in prestito le parole di Conrad, non era necessario affrontare continuamente “un bel po’ di situazioni complicate”, significa riattivare per qualche istante la nostra anima minoritaria, il nucleo della nostra giovinezza che sopravvive in noi.

Come scrisse brillantemente Chris Fuhrman in quello che resta uno dei più significativi romanzi sull’adolescenza, Vite pericolose di bravi ragazzi: “La mia vita è il risultato dei sogni e dei limiti di quel ragazzino, e della comitiva che aveva tanto tempo fa, quando ancora le cose potevano accadere per la prima volta”.

I fuoriposto Cosimo Buccarella

L’AUTORE E IL LIBROCosimo Buccarella è nato e vive in Salento, dove ambienta la maggior parte delle sue storie. Dopo l’esordio nel 2009 con il racconto La torre dell’orologio, nel 2012 vince il Premio Olivieri con La mossa più lunga. Il suo primo romanzo, SexOring (pubblicato da Bel-Ami Edizioni nel 2013), viene premiato nella sezione letteratura del Festival Dieci Lune di Napoli.

Nel 2019, il suo Brave persone arriva in finale al torneo letterario gratuito IoScrittore.

Nel suo nuovo romanzo, I fuoriposto (Corbaccio), Buccarella ci trasporta nel 1946, raccontandoci la storia di Tommaso, Umberto, Marcello e Giovanni. Quattro tredicenni che della loro terra, Santa Maria al Bagno in Puglia, conoscono solo la campagna arsa, i rovi e le pinete tra cui scorrazzano per isolarsi dai grandi. Ma quando Marcello trova, seminascosto nella boscaglia, il cadavere di un uomo, i quattro amici entrano in contatto con un mondo a loro ignoto, che li conduce proprio in riva al mare, dove gli inglesi hanno allestito un campo profughi per i sopravvissuti alla Shoah…

Insieme, i ragazzi organizzano un piano per introdursi nel campo e rubare alcune medicine per la sorellina di Tommaso, che sta morendo di tifo. Non sanno a che cosa vanno incontro… Dalla loro, però, hanno la capacità di sognare, la fiducia incrollabile nella propria forza, la fedeltà assoluta che li lega l’uno all’altro. E la realtà scabra dei fatti si mescola ai loro progetti fantastici, trascinandoci in una lettura appassionante che ci commuove e ci fa sorridere…

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