Sviluppando il filo nero delle più inquietanti favole urbane, “La società degli uomini-barbagianni” di Emanuele Kraushaar trascina il lettore in una spirale di delirio e fantascienza, raccontando cosa succede quando l’ossessione – o la paura, o la cospirazione – prendono il sopravvento sulla realtà…

Sviluppando il filo nero delle più inquietanti favole urbane (e, in particolare, quella del leggendario uomo-falena), La società degli uomini-barbagianni di Emanuele Kraushaar, Tlon, trascina il lettore in una spirale di delirio e fantascienza, fra i passaggi metafisici di un finzionale manuale di criptozoologia raccontando cosa succede quando l’ossessione – o la paura, o la cospirazione – prendono il sopravvento sulla realtà, dando vita a quei “mostri” che, se non addomesticati, sono in grado di sconfinare dalla dimensione del sogno a quella del razionale stesso.

"La società degli uomini-barbagianni" di Emanuele Kraushaar

Come capita, per l’appunto, all’enigmatico protagonista A., un visionario nullafacente – forse depresso – il quale, dopo aver ricevuto in testamento un cospicuo patrimonio immobiliare, decide di trasferirsi in una casa di famiglia ai confini con il bosco, dove vivere in completa solitudine e dedicarsi alle sue passioni preferite, la corsa e il contatto con la natura.

Qui, in una vecchia soffitta-studio piena zeppa di libri, il giovane ereditiere si imbatte per la prima volta in un testo enciclopedico dal titolo La società degli uomini-barbagianni, indagine filologica condotta da un anonimo “Padre Tale” e dedicata al popolo degli ibridi ornitomorfici, mitologici esseri alati le cui caratteristiche vengono dettagliatamente relazionate all’interno del romanzo.

Gli uomini-barbagianni”, ci riporta l’autore nei paragrafi riguardanti l’analisi sociale, “si nutrono di carne e di notte vengono spesso in città a predare gli uomini, che poi portano nel bosco e lasciano in grosse gabbie di tronchi a cielo aperto (…) Le donne-barbagianni servono solo alla riproduzione, sono tenute ai margini della società e ormai alcune sono solite vivere più in città che nel bosco”.

Uno studio al limite dell’assurdo, verrebbe da dire, ma che al misantropo A. suona invece come una vocazione esistenziale: incontrare un esemplare di donna-barbagianni e, grazie ad essa, rimettersi in gioco e ritornare a stare bene.

Poco importa, dunque, che l’insolita fissazione allontani il protagonista dagli ultimi affetti rimastigli (il bibliotecario Pico, suo unico confidente, e la pittrice Cecilia, la ragazza che ama da tempo); quasi che il libro ordisca nel condurlo verso un punto di non ritorno, A. si ritrova ad abbandonare ogni profilo di socialità e, stimolato da una libido sessuale che lo incalza in misura via via crescente – una sorta di canto delle sirene – finirà per sovrapporre il proprio mondo a quello dei fantomatici ibridi barbagianni.

Ed è qui che la meraviglia del racconto si spalanca in tutta la sua straordinarietà: quello che dapprincipio poteva sembrare un mero artificio letterario (la compresenza di due piani narrativi, quello del romanzo e quello del finto saggio) si rivela alfine un meccanismo perfetto per calarci nella lucida follia di A. e, fra le allucinazioni del protagonista, risalire alle cause originarie del suo stato (alterato) di coscienza.

È, per esempio, il ghigno della Strega l’espressione post-mortem del sorriso della madre? E se fosse Padre Tale il vero genitore del protagonista, o se per caso non fosse stato lo stesso A. ad aver redatto il misterioso testo, magari per sfuggire a una quotidianità divenutagli ormai troppo noiosa?

A prescindere dagli svariati quesiti che la lettura ci pone – e ai quali comunque non pretendiamo fornire risposta; è in fondo questa un’opera new-weird – ciò che preme sottolineare è l’estrema versatilità del romanzo che, nel suggerire spunti di riflessione su numerosi temi di attualità – dalla crisi del patriarcato alla disinformazione, dalle teorie del complotto alle nuove religioni – si rivela una lettura appassionante e godibile, e ciò nonostante lo sconvolgente epilogo che porta a sperare in un ipotetico volume secondo.

Con una tematica che non lascia spazio a dubbi di originalità, La società degli uomini-barbagianni di Emanuele Kraushaar rapisce lungo il percorso, affidando a noi lettori l’esito finale dei suoi mille piani di interpretazione. E al promettente scrittore, ora al suo esordio nella pubblicazione breve, il plauso di averci lasciati confusi ma soddisfatti, o magari sospesi in quella zona del perturbante che ogni maestro del brivido dovrebbe impegnarsi ad esplorare.

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