“La libreria è il luogo dove si incontra, e si conosce, il mistero più profondo: ciò che non si sa di non sapere. La libreria è quasi l’unico luogo in cui questo accade”. Su ilLibraio.it l’appassionato intervento di un giovane libraio, Alessandro Barbaglia, autore del romanzo “La locanda dell’ultima solitudine”, per cui ci vorrebbe “un libraio per ogni libro. Alla fine, un lettore, questo è: il libraio del libro che legge”

È vero: a un libraio qualche volta succede. Capita che ci si senta chiedere: “Scusi, commesso, dove posso trovare il Visconte di Mezzate?” e di volersi strappare i capelli in difesa di un Calvino.

O che ci si senta interrogare circa l’autore del famigeratoSequestro un uomo e ci si ritrovi ad affondare gli incisivi nella lingua per non rispondere: “Deve essere un’anonima sarda, io credo”.

E persino capita, e non dimenticherò mai l’espressione confusa che consegnai in risposta a questa richiesta, di sentirsi chiedere: “Avete un’edizione economica del fumetto Pascal?”

Silenzio: occhi sgranati. “Di Pirandello”. Silenzio: occhi chiusi. “Ha presente?” Silenzio: lacrime.

È vero. Succede. Ed è anche vero che, quando accade, all’interno della libreria alcuni libri non reggano lo shock e si lancino dagli scaffali cercando il vuoto.

(Ho visto con i miei stessi occhi certi tuffi carpiati di Umberti Echi da far invidia ai tuffatori cinesi).

Eppure, dopo il primo iniziale spaesamento, è quando capita una cosa del genere che mi convinco del perché le librerie vinceranno sempre: su tutto. E di quanto ne abbiamo bisogno. Di librerie, di librai, e anche di domande così.

Perché la libreria è il luogo dove si incontra, e si conosce, il mistero più profondo: ciò che non si sa di non sapere. La libreria è quasi l’unico luogo in cui questo accade. Ed ecco perché è un luogo magico. È una porta per l’invisibile che porta al visibile.

Mi spiego: davanti a un libro ci si può trovare solo in una di queste due condizioni, o si sa di averlo letto o si sa di non averlo letto. Fin qui è tutto facile. Hai letto Moby Dick? Benissimo. Non l’hai letto? Non è un problema: se vuoi lo leggi. Puoi farlo perché sai che quel libro esiste. Sai che quella balena è lì e ti spetta per affondarti la baleniera o per sconvolgerti le notti e i sogni. Anche se di lei non sai nulla, o al limite sai che è bianca, sai che se vuoi lei ti aspetta. E lo sai, perché sai di non aver letto quel libro.


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Ma che ne sai di tutte le storie che non sai di non sapere? Cioè non dei libri che non hai letto, ma di quelli che non sai nemmeno che sono stati scritti! Che ne sai!? Non ne sai nulla, e non sai nemmeno come saperlo perché è impossibile avere notizie su quello che non sai di non sapere.

Internet, ad esempio, è un’invenzione meravigliosa, veloce e molto spesso efficiente, ma è in grado di restituire come risultato delle ricerche che le fai fare solo lo specchio allargato delle tue stesse conoscenze: il riflesso di ciò che sai o di quello che sai di non sapere. La libreria è altro. È anche altro. La libreria è una porta sulle storie che non sai di non sapere. È il libraio che tiene aperte quelle porte, perché lui, il libraio, è il primo a volerci entrare in quelle porte e a cercare di scoprirne di sempre di nuove. È lì per quello. È il custode di quella miniera di testi in cui scava e cerca. E trova. E consegna al lettore. Anche a quello che gli chiede il visconte di mezzate e a cui dà Il Visconte dimezzato.

Le cose che non sai di non sapere, quando le trovi, spesso sono le migliori. Sono le più belle. Sono quelle che ti fanno aprire gli occhi su qualcosa che prima neppure immaginavi potesse essere osservato.

E voi direte: “Certo, come no, ora un libraio viene a dirci che un libraio può fare tutto questo?”

Un libraio solo no, è per questo che ce ne sono tanti ed è per questo che ce ne vorrebbero di più. Sempre di più.

Un libraio per ogni libro. Alla fine, un lettore, questo è: il libraio del libro che legge. Ecco perché le librerie vinceranno sempre, io credo, perché sono fatte dei loro lettori. E i lettori, e se queste parole finiscono dentro l’occhio di qualcuno significa che i lettori ci sono, fanno la cosa più bella del mondo: leggono. E mandano avanti il mondo. Io ne sono certo.

Alessandro Barbaglia

L’AUTORE E IL SUO ROMANZO – Alessandro Barbaglia è un giovane poeta e libraio che vive a Novara. Il romanzo La locanda dell’ultima solitudine (Mondadori) è il suo primo libro pubblicato da un grande editore: una scrittura lieve e poetica, tra giochi linguistici, pennellate surreali e tenerezza, con cui l’autore ci racconta una storia d’amore. Quella di Libero e Viola, due ragazzi che cercano ognuno il proprio posto nel mondo. E nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l’istante di un’onda si trovano dentro lo stesso azzurro. 

La locanda dell'ultima solitudine

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