In un futuro prossimo, un governo eletto democraticamente deciderà infatti che chi non è sposato, non ha figli e non ha un reddito oltre una certa soglia al compimento del cinquantesimo anno d’età (sessanta per gli uomini) diventerà “dispensabile”. “L’unità” di Ninni Holmqvist, romanzo d’esordio della scrittrice svedese, è una distopia che affonda le radici in molteplici opere…

“Quando vivi da sola e nessuno ha bisogno di te, non ti puoi permettere di avere dissapori con nessuno”. Così la pensa Dorrit Weger, protagonista di L’Unità, romanzo d’esordio della scrittrice svedese Ninni Holmqvist, pubblicato da Fazi nella traduzione di Margherita Podestà Heir.

Anche Weger è una scrittrice. Ha appena compiuto cinquant’anni e, prima di lasciare la sua casa, pignorata dallo Stato, si è resa disponibile con i vicini, seguendo il suo credo: ma c’è un piccolo errore, perché dove vive lei delle persone single hanno bisogno tutti.

L'unità, Ninni Holmqvist

In un futuro prossimo, un governo eletto democraticamente deciderà infatti che chi non è sposato, non ha figli e non ha un reddito oltre una certa soglia al compimento del cinquantesimo anno d’età (sessanta per gli uomini) diventerà “dispensabile”.

Verrà trasferito in una struttura, chiamata l’Unità, dove vivrà come in una sorta di resort all inclusive, con palestra, spa, ristorante sulla terrazza, ma a un prezzo molto più caro di qualsiasi cifra. Il proprio corpo. Le persone single sono infatti a disposizione per esperimenti scientifici e per le donazioni di organi, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di salute degli utili, quelli che invece hanno contribuito alla società fornendo dei figli. Dorrit spera fino all’ultimo di avere una figlia, ma allo scoccare dei cinquant’anni, la macchina dell’Unità la viene prendere.

La distopia di Holmqvist ha radici molteplici: un po’ Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, dove erano dei cloni a fornire degli organi, ma dei cloni del tutto umani nei loro sentimenti, un po’ The Lobster di Yorgos Lanthimos, dove essere single è proibito: la coppia è il centro di tutto. Soprattutto, c’è molta Margaret Atwood, nell’asciuttezza e lucidità con cui Dorrit racconta la sua quotidianità, nell’ossessione per la maternità della società intorno. In realtà, trattandosi forse della Svezia, non ci sono particolari discriminazioni di genere: anche gli uomini finiscono all’Unità, seppure abbiano una decina di anni di più.

C’è sì, tra le righe, una riflessione sul senso dell’esistenza, come in Ishiguro: cosa significa vivere quando sai già che morirai di morte non naturale?

Dorrit e Johannes, uno scrittore con cui intreccia una storia d’amore tra le mura senza finestre dell’Unità, scrivono romanzi che sanno non verranno mai pubblicati, riempiono le loro giornate di attività come la ginnastica, il teatro, le cene insieme, pur sapendo che il loro tempo è più limitato rispetto a quello di una persona utile. La data della donazione finale arriva nel giro di qualche anno, per tutti.

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Questo non impedisce a Dorrit di stringere legami di amicizia profondi, più profondi di quello del mondo là fuori, il regno degli utili. All’angoscia per il proprio destino si lega infatti la rabbia per l’indifferenza di chi è in coppia e ha figli, che si crede migliore di chi non è riuscito ad avere una famiglia: nel romanzo di Ninni Holmqvist, i single sono artefici della propria disgrazia, perché hanno condotto la loro esistenza pensando soltanto a sé.

E qui c’è il cuore della storia, anche se, come ricorda Dorrit, da tempo il cuore non è più considerato il centro dei sentimenti, ma solo un organo prezioso da trapiantare a qualche genitore di tre o quattro figli. L’amore, il desiderio di maternità e paternità sono subordinati a quanto si dà alla società, indipendentemente da quello che si prova, e la società è spietata in questo, passa a riscuotere ogni obolo.

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Non avere famiglia vuole dire essere parassiti delle risorse pubbliche senza dare nulla in cambio: non è possibile in questo modo, che i sentimenti siano reali. E ogni legame che non è produttivo, non vale più: il cane di Dorrit non conta abbastanza per dimostrare che Dorrit è una persona utile, nonostante l’amore sincero che li lega. La scelta stessa dei termini: utili, dispensabili, è l’evoluzione di un capitalismo sempre più stanco, ma che non muore mai, anzi, mostra in maniera cristallina quanto non siamo altro che prodotti, noi stessi.

Secondo uno studio Istat elaborato dal Sole24Ore nel giugno 2023, in Italia una persona su tre vive da sola. Questo terzo della popolazione, nelle pagine di Ninni Holmqvist, al cinquantesimo compleanno verrebbe inghiottita dall’Unità. Le strade sarebbero ingombre solo di passeggini.

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