“Se sempre abbiamo bisogno di storie, ora più che mai quel bisogno credo sia fortissimo”. In occasione della nuova edizione del romanzo per ragazzi “I giardini degli altri”, su ilLibraio.it la riflessione della scrittrice Marta Barone: “È un libro che spero sia anche un rifugio dal presente immediato, dal bombardamento di cose incomprensibili e dal rumore di fondo continuo che ci assilla in continuazione…”

Il libro che esce in una nuova edizione in questi giorni l’ho scritto dieci anni fa, in un’estate. Mi piace questa casuale coincidenza: perché è del tempo dell’estate che racconta, il tempo in cui tanti romanzi per ragazzi sono ambientati perché è il tempo della libertà, dello sfuggire agli adulti, dell’aspettativa bramosa per i posti già conosciuti dove si ritrovano vecchi amici e della curiosità per quelli nuovi, degli incontri interessanti e spaventosi, ma soprattutto perché da bambini è così largo, così immenso, che davvero sembra contenere un’intera vita.

Tutti quei libri da leggere, tutto quello spazio vuoto per bighellonare. Qualche tempo fa leggevo un articolo su Rumer Godden, che ho tradotto e ha tanto scritto per ragazzi, e ho trovato una definizione che solo qualcuno che conosce davvero la mente profonda, la mente vera di un bambino poteva dare; parlando della sua infanzia vissuta in India, scriveva: “Tutto il tempo del mondo per pensare, grandi viali di tempo”.

C’è qualcosa di più esatto? Sì, era questo essere piccoli e soprattutto l’estate da piccoli, la percezione immensa, dilatata, eterna, un viale aperto davanti.

marta barone

In foto l’autrice Marta Barone

Ci ho ripensato quest’inverno – mi fa impressione pensare che fosse a gennaio, appena prima che il nostro mondo e il nostro tempo venisse stravolto e sospeso – quando ho incrociato un bambino piccolo che portava la bici, il casco sghembo in testa, e camminava vicino al padre, il quale stava dicendo, seguendo il filo di chissà quale conversazione: “Estate duemiladiciassette, estate duemiladiciotto, estate duemiladiciannove. Hai già fatto tre estati!”

E io ho pensato a quanto devono essergli sembrate lunghissime, millenarie quelle estati, e a quante ancora ne aveva davanti, poco importa se questa è andata male, e un po’ mi si è gonfiato il cuore di emozione per lui, un po’ l’ho invidiato.

Questo libro parla di un’estate, di quelle appena prima che il tempo cominci ad accorciarsi irrimediabilmente e a correre, di quelle ancora smisurate. Parla dell’amicizia tra due ragazzini che hanno ciascuno una loro storia strana e complicata e una solitudine particolare, e forse proprio per questo legano subito e subito sono aperti alla stranezza, al mistero di qualcosa che sembra offrirsi loro con gentilezza, dentro un podere vuoto che appare pietrificato nel passato, dal giardino che somiglia a una giungla.

È un libro che spero sia anche un rifugio dal presente immediato, dal bombardamento di cose incomprensibili e dal rumore di fondo continuo che ci assilla in continuazione.

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Se sempre abbiamo bisogno di storie, ora più che mai quel bisogno credo sia fortissimo. Certo, ci sono cose più importanti, più urgenti, la scuola, i contagi, la paura, tutto quello che sappiamo.

Ma forse è anche importante cercare per loro, regalar loro uno spazio in cui essere soli – soli davvero, non abbandonati a sé stessi – uno spazio dove poter essere finalmente qualcun altro e sentire qualcos’altro, appassionarsi alle vicende di Ronja figlia di brigante o di Salamanca Tree Hiddle e dei suoi nonni matti che vanno in cerca di sua madre o di Sonseray il disperato che scopre in biblioteca una pace bizzarra, della bambina Lucilla che sconfigge a suon di rime insopportabili un terribile mostro peloso, di Mary Lennox l’antipatica e del suo altro giardino: da sempre i libri per ragazzi sono una salvezza non nel senso lezioso e banale da giornata della promozione alla lettura, ma perché anche nei momenti più difficili offrono la possibilità più potente che esista: poter stare in un altro mondo, anche solo per qualche ora.

E in questo tempo sospeso, orribile, angosciante, dare ai nostri ragazzini disorientati quanto noi uno spazio salvo (non sanificato, non distanziato, non isolato: salvo) è forse l’unica cosa che possiamo fare. Sperando che le estati riprendano presto com’erano prima.

i giardini degli altri

L’AUTRICE – Marta Barone è nata a Torino nel 1987. Traduttrice dall’inglese, ha scritto per ragazzi Miriam delle cose perdute (Rizzoli, 2008), I giardini degli altri (Rizzoli, 2011, che ora torna in una nuova edizione) e I 7 colori per 7 pittori (Mondadori, 2016). Con Bompiani ha pubblicato Città sommersa, il suo romanzo d’esordio nella letteratura per adulti. Un memoir su un padre quasi sconosciuto, e il suo passato da indagare, sul terrorismo e sulla Torino degli anni settanta. Protagonista la voce di una figlia.

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