“Mrs March. La moglie dello scrittore”, romanzo d’esordio di Virginia Feito, racconta con una sottile ironia una storia in equilibrio tra thriller e satira, e trascina il lettore in atmosfere cupe e sofisticate attraverso citazioni sfumate

Mrs March. La moglie dello scrittore di Virginia Feito (HarperCollins Italia, traduzione di Stefano Beretta) è un romanzo d’esordio in grado di scavare con una sottile ironia gli aspetti più cupi della psiche umana.

Mrs March è una moglie devota, una madre, ha un “ruolo” preciso all’interno della società e del suo appartamento nell’Upper East Side.

Quando il marito, autore di bestseller, pubblica il suo nuovo romanzo, qualcosa inizia a sgretolarsi. Nella protagonista tutti sembrano rivedere una somiglianza preoccupante con la signora March, una versione poco lusinghiera e insignificante che lei stenta a riconoscere. Dunque chi è davvero il suo George, capace di umiliarla così, pubblicamente? Quali altre verità le sta nascondendo? Ma soprattutto, cosa penserà la gente? Da questi interrogativi, non solo riguardanti il marito ma anche sé stessa, inizia una lenta escalation verso la psicosi.

Virginia Feito Mrs March

“Lo specchio che ricopriva l’interno dell’ascensore mostrava parecchie Mrs. March che la fissavano tutte, allarmate”.

Mrs March fruga nello studio del marito alla ricerca di indizi, sospetta abbia segreti inconfessabili e inizia a crederlo capace di qualunque cosa, compreso un omicidio. Improvvisandosi detective, innesca un processo che porta alla luce un mondo distorto, come la sua psiche.

L’intero romanzo (da cui sarà tratto un film prodotto e interpretato da Elizabeth Moss) è un gioco di percezioni: a ogni sguardo, a ogni sussurro, si assiste allo sgretolarsi della personalità della signora March, vittima delle sue paure, delle sue ossessioni, terrorizzata dal giudizio altrui.

La sua quotidianità fatta di apparenze e perfezione si trasforma in visioni inquietanti, il confine tra reale e immaginario diventa sempre più labile e i simboli che erano definizione di uno status – guanti di velluto, gioielli e persino il catering per un ricevimento – diventano tracce pericolose di verità irrazionali.

L’autrice racconta una storia in equilibrio tra thriller e satira, trascina il lettore in atmosfere cupe e sofisticate attraverso citazioni sfumate – come il libro sul comodino della protagonista, Rebecca di Daphe du Maurier -, e rievoca le atmosfere di serie televisive quali The Undoing e La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra. E ci mette di fronte a un fatto inequivocabile: i mostri che creiamo dentro la nostra testa hanno una forza distruttiva e letale.

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