Sfacciata e seducente. Alternativa e grottesca. La misteriosa M¥SS KETA è tornata con un nuovo disco, PAPRIKA, in cui racconta un nuovo capitolo della sua storia, fatta di amori brevi e speziati, appuntamenti oscuri al luna park e serate psichedeliche in discoteca…
Un viaggio nel suo immaginario, in cui la musica diventa strumento di critica e satira, per liberarci dalle gabbie e dalle sovrastrutture culturali che ci tengono imprigionati

Su uno sfondo rosso acceso troneggia un’enorme mortadella, su cui M¥SS KETA – lunghi capelli biondi, occhiali da sole e tacchi a spillo – è seduta a cavalcioni. Questa è la copertina di PAPRIKA, il nuovo album della misteriosa artista, che ha iniziato a far parlare di sé nel 2013 con il singolo Milano, Sushi & Coca.

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La foto è una citazione di Valeria Marini nel film Bambola dello spagnolo Bigas Luna, mentre il titolo è un omaggio al maestro del cinema erotico d’autore Tinto Brass, e all’omonimo manga giapponese di Satoshi Kon.

https://www.youtube.com/watch?v=4CTMzWCko1A

Sfacciata, seducente, magnetica. Come sempre, alternativa e libera da ogni condizionamento. In questo nuovo progetto Myss Keta ha deciso di mettere in primo piano la femminilità: “Volevo mostrare una Myss Keta potente e consapevole del proprio corpo. La posa è ironica e seria al tempo stesso. È da un po’ che sto riflettendo sul corpo femminile, non sulla sua sensualità, ma sulla potenza primitiva, archetipica e generatrice che comunica”, ha raccontato la cantante a Rockol. 

L’immagine ci trascina immediatamente nell’universo myssketiano, che lei stessa ha definito “uno scintillante caleidoscopio di situazioni sexy e variopinte“.

Attraverso 14 brani, 11 inediti e 3 remix, Myss Keta racconta un nuovo capitolo della sua storia, fatta di amori brevi e speziati, appuntamenti oscuri al luna park e serate psichedeliche in discoteca. Tanti sono gli argomenti tipici della sua poetica che ritroviamo anche in questo album: la droga, le bevute, la perdita di sensi, la vita milanese, la politica, i riferimenti all’immaginario pop e a personaggi del mondo dello spettacolo (Belen e Corona per esempio, che lei considera una sorta di mamma e papà, “per me sono due punti di riferimento della pop-culture moderna”).

Ma rispetto al precedente UNA VITA IN CAPSLOCK c’è una grande differenza. Il primo album era molto più oscuro e criptico. Quando è uscito l’anno scorso, Myss Keta l’ha paragonato a una discesa agli inferi, a una ricerca spirituale. E infatti le canzoni hanno un carattere più intimo e riflessivo rispetto ai nuovi brani di PAPRIKA che, al contrario, è un disco “più aperto”, ha spiegato in una video intervista di Vanity Fair.

Lo reputa “l’album della maturità artistica“, frutto di un lavoro che ha coinvolto Gué Pequeno, Mahmood, Wayne Santana della Dark Polo Gang, Gemitaiz, Luchè e Quentin40, solo per citarne alcuni.

Più aperto e quindi anche più accessibile, più chiaro e immediato. Quindi potenzialmente più commerciale. Ma, nonostante questo, Myss Keta non perde la voglia di sperimentare: nei suoi nuovi brani la cantante milanese ha deciso di spaziare tra diversi generi, mescolando rap, sonorità old school, elettronica, ritmi latini, house e pop-dance.

Il linguaggio rimane sempre la sua cifra caratteristica: è grottesco, satirico, caricaturale. Ma, a differenza dell’album precedente, sembra che questa volta l’intenzione fosse quella di spostarsi verso un mood più leggero, allontanandosi un po’ dalle atmosfere cupe di UNA VITA IN CAPSLOCK.

Myss Keta, “una donna che conta, una bionda che abbonda“, grazie a brani come In gabbia (non ci vado), Burqa di Gucci e il più celebre Le ragazze di Porta Venezia ha ottenuto un enorme successo.

Oltre ad aver conquistato il pubblico dei locali e dei concerti, è stata voluta da Piero Chiambretti nel suo Matrix Chiambretti, ha partecipato a StraFactor 2018 ed è stata scelta come ospite di Mara Impara – La nuova musica, il primo format televisivo di Billboard Italia condotto da Mara Maionchi su Sky Uno.

https://www.youtube.com/watch?v=tHUN5wKWiGs

Eppure, della sua vita privata non si sa nulla. A partire dal suo aspetto. Myss Keta, come molti sanno, indossa sempre una maschera che le nasconde il volto. Fa parte del suo personaggio, e non potrebbe essere se stessa senza “Batman è Batman quando indossa quei vestiti, l’Uomo Ragno anche Myss Keta è Myss Keta”.

Certo, non è l’unica ad aver intrapreso la strada dell’anonimato. Anche Liberato ha deciso di mantenere segreta la propria identità. Ma la cantante definisce la sua scelta un vero e proprio atto politico e lo motiva come una sorta di reazione all’enorme quantità di persone che, invece, vogliono continuamente essere viste, attirare l’attenzione.

Anche sul suo Instagram, la vetrina personale per eccellenza, Myss ha sempre il volto coperto, anche quando è a fare serata nei locali, o mentre posa davanti al Colosseo in una giornata di sole. 

Per il resto, tutte le notizie che conosciamo sono più che altro aneddoti leggendari, raccontati da lei stessa. Per esempio, dice di essere cresciuta in Colombia e di aver iniziato prestissimo a fare uso di droghe. Sostiene anche di aver avuto una relazione con l’avvocato Agnelli negli anni ’80 (la sua età è impossibile da definire, “Io esisto da tempo immemore. Avevo 18 anni negli anni Settanta, 19 nel 2001″), mentre nei ’90 dice che avrebbe flirtato in barca a vela con Massimo D’Alema al largo della Costa Smeralda, e con Sophia Loren a Courmayeur. Inoltre, sembra che sia stata la prima musa di Salvador Dalí e Andy Warhol.

Sappiamo che tra gli artisti che apprezza di più ci sono il Pagante, Bello Figo e Rovazzi, e che molto spesso parla di se stessa in terza persona.

Quel che è certo e che va al di là di tutto questo mosaico di informazioni mitologiche, è che Myss Keta usa la musica come strumento di critica e satira per raccontare la situazione politica che stiamo vivendo e la vita quotidiana di uomini e donne. Il centro della sua filosofia prevede la liberazione da tutte le gabbie e le sovrastrutture culturali che tengono imprigionati gli individui in stereotipi di qualsiasi tipo.

https://www.youtube.com/watch?v=U-TvcTTYPEg

Il fatto di essere sempre stata legata al mondo clubbing, gay e queer ha condizionato il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione musicale. In questo senso, il titolo del suo primo album continua a essere particolarmente significativo, perché rappresenta un invito a vivere in modo pieno, esagerato, assurdo: “Myss scrive in capslock, parla in capslock. Vive in capslock. Il capslock è un modo per sfuggire al reale, sottraendosi dalla quotidianità per guardarla con gli occhi dell’eccesso”.

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