Con l’eleganza di un trattato ma con l’adrenalina di un eco-thriller, “Nelle nostre mani – Perché il futuro della Terra dipende da ognuno di noi” di Frank Schätzing ci parla delle disastrose conseguenze dell’ormai avviato cambiamento climatico antropogenico (quello provocato dall’uomo). Un finale già scritto, dunque? Forse, ma nell’attesa di veder comparire il titolaggio di coda – che destino banale, il nostro – allora tanto meglio confidare in un inaspettato e provvidenziale capovolgimento di trama (o, almeno, questo ci/si augura l’autore) – L’approfondimento

Quanto ancora manca al cosiddetto “punto di non ritorno”? Perché il surriscaldamento globale non costituisce una questione di fede ma un argomento di scienza? E se la missione primaria dell’umanità fosse quella di salvare il pianeta Terra?

Analizzando i probabili scenari derivanti dal mancato rispetto degli obiettivi internazionali fissati con l’Accordo di Parigi del 2015 – tra i quali limitare l’aumento del riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C in più rispetto ai livelli preindustriali – nel suo ultimo Nelle nostre mani Perché il futuro della Terra dipende da ognuno di noi (traduzione di Monica Manzella, Casa Editrice Nord), Frank Schätzing rimette alla responsabilità individuale ogni valutazione circa le disastrose conseguenze dell’ormai avviato cambiamento climatico antropogenico (quello provocato dall’uomo), tra le quali il definitivo tracollo della civiltà, attualmente stimabile intorno alla data del 2100 prossimo venturo. “Volevo scrivere tutt’altro libro. Un thriller, per la precisione”, specifica sul punto l’autore in principio d’opera “Ma poi ho pensato: noi siamo già in un thriller (…) Ciò che accadrà nelle prossime stagioni è (ancora) nelle nostre mani”.

E non che di questi tempi la narrazione del quotidiano si discosti poi tanto dalle sue più note distopie di fantaclima (si leggano i pluripremiati Il quinto giorno e Limit, sempre per Nord): se, sul fronte delle temperature, l’emissione di gas serra e l’altissima concentrazione di anidride carbonica hanno di recente contribuito a picchi di calore sino a ora mai registrati – come i 48,8 °C record della provincia di Siracusa dello scorso agosto – sono molteplici le minacce ambientali che, seguendo la disamina dello scrittore, ben presto la specie umana si troverà, suo malgrado, a dover affrontare.

Permafrost in disgelo, acidificazione dei mari, decimazione delle foreste boreali paiono solo alcuni dei fenomeni naturali in grado di catapultarci sull’orlo dell’oblio; guerre civili, sovrappopolamento incontrollato ed emersione di nuovi virus pandemici ci accompagneranno quindi verso la decimazione assoluta.

Un finale già scritto, dunque? Forse, ma nell’attesa di veder comparire il titolaggio di coda – che destino banale, il nostro – allora tanto meglio confidare in un inaspettato, e quanto mai provvidenziale, capovolgimento di trama (o, almeno, questo ci/si augura l’autore).

Ben intervengano, allora, le più influenti personalità attiviste – Greta Thunberg, Carla Reemtsma e Luisa Neubauer, su tutte – nel ridisegnare i paradigmi di un nuovo sviluppo eco-sostenibile; accanto ad esse, associazioni ambientaliste, start-up e programmi di intelligenza artificiale parteciperanno nell’immaginare strategie virtuose volte alla riduzione dell’impronta ecologica e all’abbattimento sistematico di negazionismi e false notizie.

Non a caso, è sulla diffusione di un’informazione scientifica e naturale che la seconda parte del saggio si concentra maggiormente; mettendo poi in pratica la ricca lista di suggerimenti da seguire (non lasciare scorrere l’acqua mentre ci si lavano i denti; mai cucinare senza coperchio sulla pentola; rivolgersi sempre ad aziende professioniste nel settore del “green”), la prospettiva di una vita molto ecologica non apparirà poi così difficile. Ma, sia chiaro, non sarà necessario divenire in tutto e per tutto fondamentalisti dell’etichetta bio.

La chiave per il successo è la moderazione”, ci ricorda l’autore in un intervento ospitato da Deutschlandfunk Kultur: “Prima di tutto, dobbiamo abbandonare questa narrazione che finora ci ha resi comodi, e per la quale ogni cosa è costantemente disponibile per ognuno di noi, in ogni momento e a prezzi sempre più vantaggiosi. Questa idea, dobbiamo urgentemente modificarla (…) Dobbiamo imparare a condividere”.

In una riflessione letteraria che, nell’inerzia di Finanza e Stati, è portata a rinvenire nel mercato dell’economia collaborativa – sharing economy, in inglese – una delle più risolutive mitigazioni agli eccessi del sistema consumistico, l’autorevole voce di Frank Schätzing ci parla del nostro potenziale destino con l’eleganza di un trattato ma con l’adrenalina di un eco-thriller. E se nemmeno i suoi consigli riusciranno a scongiurare l’Apocalisse, beh, ne siamo certi, perlomeno serviranno a ritardarla.

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