“Da qualche parte, King scrive che attraverso la lettura le persone possono entrare in rapporto con ciò che le spaventa. Del resto, fin da quando siamo piccoli e fingiamo che i nostri giocattoli parlino facciamo proprio questo, no? Cerchiamo di raccontarci la vita per avvicinarci a essa.” – In occasione dell’uscita del suo romanzo d’esordio, “Non muoiono le api”, su ilLibraio.it la riflessione di Natalia Guerrieri

Mi affascinano molto le scrittrici e gli scrittori che indagano il Male, l’inquietante, il non risolto. Probabilmente perché sono i temi su cui io stessa, nella vita, mi arrovello di più. La lettura e la scrittura per me sono sempre state capaci di “suggerire un senso”, una trama forse, alla vita, o quantomeno di parlare di ciò che normalmente si evita.

Autori come Stephen King, Joyce Carol Oates, Ágota Kristóf, Shirley Jackson, Friedrich Dürrenmatt, Nicoletta Vallorani sono capaci di aprire varchi nel buio, creare sentieri per camminare là dove non sarebbe consigliato farlo. Un altro pensiero “irrisolto” che questa letteratura va a indagare è quello del futuro, nel quale spesso immagino l’amplificazione di alcuni tratti dell’oggi, ma non tanto per accumulazione, quanto per sottrazione.

Mi interessano le distopie in cui, davanti alla distruzione e alla perdita, ci si ritrova a fare i conti gli uni con gli altri e soprattutto con se stessi. La persona che amo mi conosce piuttosto bene e un giorno, diverso tempo fa, mi ha indicato La strada di McCarthy nello scaffale di una libreria. Posso dire che dopo la mia vita non è più stata la stessa. C’è molto di quel libro in quello che scrivo, come penso si possa riconoscere molto de La trilogia della città di K. Il libro di Kristóf descrive un passato di guerra che in me ha prodotto invece un’immagine del futuro, forse per la mia convinzione che la Storia in una certa misura si ripeta.

Penso però che la letteratura possa fare di più che denunciare e descrivere. Ciò che contraddistingue King (e molti altri fra gli autori citati) è come, a un certo punto delle sue storie, si esca dalla verosimiglianza per incontrare qualcosa di “altro”, qualcosa di “fantastico, orrorifico, impossibile” che però in realtà è più vero del vero perché i mostri, i demoni e i fantasmi fanno parte del nostro mondo. Da qualche parte, King scrive che attraverso la lettura le persone possono entrare in rapporto con ciò che le spaventa. Del resto, fin da quando siamo piccoli e fingiamo che i nostri giocattoli parlino facciamo proprio questo, no? Cerchiamo di raccontarci la vita per avvicinarci a essa. In Non muoiono le api questa riflessione sul rapporto che nell’infanzia si ha con la vita e con la paura credo sia molto presente.

Alcuni dei titoli più interessanti del panorama cinematografico attuale percorrono questa strada. Quando si guarda The Birds, si ha l’impressione di ritrovare qualcosa che si è già sperimentato. Non sono gli uccelli a provocare la nostra paura, essi viceversa la rappresentano finalmente in una forma. In Parasite di Bong Joon-ho le tematiche sociali, come per esempio la lotta per la sopravvivenza, sono esplorate attraverso il genere. E maestro su tutti è Hayao Miyazaki, capace di creare meravigliosi mondi immaginari con cui entrare in perfetta empatia. La statura quasi “epica” della lotta fra Bene e Male è descritta magistralmente in prodotti seriali come True Detective e Castle Rock 1 e 2, che ha saputo a mio parere tenere testa a un confronto non da poco con l’universo kinghiano.

Ci sono diversi riferimenti agli aspetti più inquietanti e irrisolti della nostra contemporaneità che ho provato a presentare nel romanzo Non muoiono le api in maniera stridente, inaspettata, come può essere lo sguardo di una bambina che ancora non conosce il mondo. Se ho avuto la libertà e il pieno potere di lavorare nella direzione che volevo, devo ringraziare Silvia La Posta, editrice di Moscabianca, e il mio bravissimo editor, Andrea Viscusi.

Copertina del libro Non muoiono le api di Natalia Guerrieri

L’AUTRICE E IL LIBRO – Natalia Guerrieri (nella foto di Chiara Arrigoni, ndr) nasce a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, nel 1991, a febbraio per la precisione. Ama la pianura che circonda Modena, fatta di case sparse affogate nella nebbia invernale, e quest’ambientazione influenza alcune delle cose che scrive.

Non muoiono le api (Moscabianca Edizioni) è il suo romanzo di esordio edito da Moscabianca Edizioni. Il libro contiene elementi distopici, fantascientifici, qualche tocco horror e un’importante presenza del paranormale: è centrale l’interesse per l’incontro di modalità d’espressione differenti e per la mescolanza di generi. Nel libro, anche i punti di vista e i linguaggi sono molteplici: c’è la voce di Andrea, bambina di cinque anni, quella di sua madre Anna, che vede il suo piccolo mondo stravolgersi, e infine quella di Leonard, giovane studente di Storia. Come ha osservato Nicoletta Vallorani nella prefazione, questo universo narrativo si basa su un “gioco distopico di rifrazione per così dire circolare” rispetto al mondo in cui viviamo.

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