Fiaba mitologica, racconto delle origini, romanzo on the road, “Only Revolutions” di Mark Z. Danielewski, autore del libro di culto “Casa di foglie”, è anche (soprattutto) una storia d’amore. Un romanzo che presenta un movimento, un moto perpetuo, una frenesia che anima Hailey e Sam, i due giovani protagonisti, disposti entro una rigidissima struttura tipografica: 360 pagine, come i gradi di una circonferenza, ognuna di 360 parole. Un’opera che racconta due storie che si fondono (e che presenta due inizi e due copertine speculari)

A leggere la storia di Hailey e Sam, il titolo potrebbe quasi trarre in inganno: Only Revolutions è un movimento, un moto perpetuo, quasi una frenesia che anima i personaggi, è circolarità, non è rottura improvvisa, è illusione di simmetria. Only Revolutions è il terzo romanzo di Mark Z. Danielewski (autore del libro di culto Casa di foglie), uscito negli Stati Uniti nel 2007 e ora tradotto da Leonardo Taiuti per 66thand2nd.

Mark Z. Danielewski Only Revolutions libri da leggere estate 2023

Romanzo non basta però per descrivere questo libro: si potrebbe ipotizzare almeno l’aggiunta “in versi”, se non fosse che questi versi sono nascosti, mistificati: eppure ci sono, è come se ogni pagina contenesse una strofa (e i discorsi finali dei due narratori protagonisti si fanno in finti sonetti di quattordici versi), e ogni strofa si sussegue nella successiva fino a formare un insieme compatto di otto pagine: un’ottava?

Sarà forse stata questa idiosincratica suggestione matematica, ma proprio questa struttura a ottave (che va a comporre un insieme di 360 pagine: 45 ottave, vale a dire un ottavo di 360) fin dalle prime pagine continuava a evocare i fantasmi di Orlando e Angelica: perché, in fondo, Sam e Hailey sono due personaggi da poema epico, due sedicenni in moto (o rivoluzione) perpetuo che raccontano ognuno, e insieme, la propria storia e il proprio viaggio.

Sembra un racconto mitico delle origini, ma in realtà è un romanzo on the road, come da tradizione americana, ma forse è più corretto dire l’opposto: sembra una summa del romanzo picaresco sulla strada (su uno spettro che va da Mark Twain a Bonnie & Clyde), ma in realtà è un racconto mitico sulla creazione. E infatti Sam è una creatura animale, tutto il suo mondo è animato da immagini faunistiche; Hailey è invece una creatura vegetale: è Flora il suo immaginario.

I due personaggi/narratori raccontano ognuno la stessa storia (la loro storia), una storia che da un esasperato individualismo iniziale (Hailey: “Devasterò il mondo”; Sam: “Perché non vi sono nazioni. Tranne me. E un solo confine. Me”) arriva a formare un individualismo/vitalismo a due: un NOI, scritto sempre a lettere maiuscole che è anche, tuttavia, la nazione US (come noi, ma anche United States). Questo processo di avvicinamento, e conseguente allontanamento, è strutturato in maniera molto rigorosa sulle pagine: le voci di Sam e Hailey, infatti, condividono lo spazio sulla pagina, ma bisogna ribaltare il libro

L’opera presenta, infatti, una rigidissima struttura tipografica: 360 pagine, come i gradi di una circonferenza, ognuna di 360 parole; il libro ha nel concreto due inizi e due copertine speculari: in una comincia la storia di Sam e nella parte inferiore scritta a rovescio finisce la storia di Hailey; nell’altra inizia la storia di Hailey e, a rovescio, finisce quella di Sam: le indicazioni paratestuali consigliano di leggere otto pagine la volta (un’ottava, appunto) e poi girare il libro e leggere l’ottava rispettiva dell’altro narratore.

Si noteranno così le simmetrie ma anche le versioni contraddittorie degli stessi eventi: Sam e Hailey diventano un NOI, ma questo noi non è un amalgama confuso di identità, è costantemente da ricontrattare. Il testo, inoltre, graficamente presenta un “movimento” anche del carattere tipografico: la narrazione si fa sempre più piccola (e di conseguenza quella a rovescio sempre più grande) e si incontrano virtualmente a pagina 180. Sembra quasi un omaggio a Romeo e Giulietta, i quali, al loro primo incontro e innamoramento compongono, attraverso le loro battute di dialogo, un sonetto che li unisce e al cui centro sta un bacio.

Fiaba mitologica, racconto delle origini, romanzo on the road, Only Revolutions è anche (soprattutto) una storia d’amore (e non è ogni racconto delle origini una storia di violenza o d’amore?), in cui costantemente l’amore deve essere contrattato e ricontrattato con la libertà, l’estrema libertà di cui questi sedicenni sembrano (e vogliono) godere (e di cui imparano a godere grazie e attraverso anche i limiti, le limitazioni, dell’amore). Un amore che si dipana per 200 anni dagli anni della Guerra Civile Americana (1863) a un futuro ancora da scrivere (il 2063): e la storia, la storia collettiva, la grande storia, scorre come un flusso nella pagina accanto ai racconti di Sam e Hailey, e con questi entra in nascosta risonanza: li spiega, li contestualizza, crea una tensione per cui la fiaba si fa anche (potenzialmente) allegoria.

Un’allegoria che mette in scena una tensione continua fra io e mondo, creata attraverso dei continui movimenti di ricerca e fuoriuscita dal proprio io, dalla propria soggettività: l’individualismo giovanile, a cui gran parte delle nostra letteratura moderna ha eretto un monumento, in un processo di formazione attraverso l’altro si rompe e si frantuma (“I desideri mi proiettano lontano da me”, dice Hailey), e il rispecchiamento (il testo, graficamente, sembra quasi riflettersi, come Narciso, in uno specchio d’acqua) è in realtà un’immagine distorta, contraddittoria: L’amore, lo diceva Ben Lerner in una poesia di Mean Free Path, abolisce il non sequitur.

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