Giorgio Fontana, Daniel Kehlmann, Eshkol Nevo, Valeria Parrella e Elif Shafak sono i finalisti della decima edizione del Premio Lattes Grinzane 2020. La scrittrice Laura Pariani, che fa parte della giuria tecnica, racconta su ilLibraio.it i fili conduttori che legano le opere di queste autrici e questi autori

Nei cinque libri del Premio Bottari Lattes 2020, a guidarci è la geografia, fondamento di ogni forma narrativa, in quanto ogni spazio determina, o quanto meno incoraggia, un certo tipo di storia narrata. Come direbbe il poeta Andrea Zanzotto, il territorio in cui ci capita di vivere è qualcosa che “punge e trapunge” i nostri destini: come se noi fossimo “una specie di spoletta che si aggira in mezzo, che cuce… oppure taglia”.

(le citazioni di Andrea Zanzotto sono tratte dal documentario Ritratti realizzato da Carlo Mazzacurati e Marco Paolini, 2007)

Giorgio Fontana, Prima di noi, Sellerio

La storia della famiglia Sartori è legata a due luoghi che ne segnano il mutamento di equilibri e rapporti. Il primo è il Friuli montagnoso, in cui i protagonisti vivono una condizione di avvolgimento, di protezione, se non di difficoltà di proiettarsi all’esterno. Il secondo è la pianura lombarda di asfalto e ciminiere, a cui si arriva trascinando con sé luoghi e abitudini – la simbolica manciata di terra che un tempo ogni contadino portava nella bisaccia emigrando… La vicenda nelle pagine centrali si colma di treni, di ritardi, di sogni – la valigia tra le gambe e la testa ciondolante di stanchezza – in cui protagonista è “un popolo in viaggio, eternamente assonnato, in un’alba sbavata o in una gelida sera invernale”, perché un lungo trasferimento-mutamento sta cambiando l’Italia: “tutto il paese scappava altrove”.

Daniel Kehlmann, Il re, il cuoco e il buffone, Feltrinelli

Anche questo romanzo racconta luoghi da cui ci si allontana per costrizione – vere fughe con continui traversamenti di frontiere – per scampare alle persecuzioni, ai cattivi raccolti e alla Guerra dei trent’anni che imperversa per tutta l’Europa. Gli oggetti che sono il simbolo stesso del viaggiare –  la borsa, la valigia, il baule – contengono qui il carattere di ciascun personaggio: per Tyll, lo stretto indispensabile è dato dalle palline di cuoio per i giochi di destrezza e da una corda da funambolo; per il dottor Athanasius Kircher non basta una carrozza, stipata fino al tettuccio di libri che ritiene indispensabili alla cattura dell’ultimo drago; per la miseranda regina d’Inverno, il bagaglio contiene soltanto una pelliccetta consumata, rimasuglio di glorie tramontate, ma soprattutto segno di una condizione in cui per i potenti di Westfalia lei non conta più nulla.

Eshkol Nevo, L’ultima intervista, Neri Pozza

La vita di uno scrittore di successo è qui raccontata come un costante slalom tra interviste, presentazioni e festival. Ma capita che in certi luoghi del mondo i significati “prendano” – come si dice di una maionese che “prende”… Così succede in un mitico tour giovanile tra Perù e Bolivia in cui il protagonista scopre il proprio cinismo. E così si ripete in un recente viaggio in Colombia, dove lo spaesamento “offusca la linea di demarcazione tra realtà e fantasia” e lo fa sentire “isolato come un astronauta… a cui di colpo si è tranciato il cavo di collegamento” con la navetta spaziale, tanto che lo scrittore si concede – o si inventa – un’avventura extraconiugale. Viaggi fatali che alla fine ne producono altri: per esempio, l’allontanamento della moglie Dikla, a cui ha confessato l’avventura nel tentativo di rinverdire l’amore, e la fuga della figlia Shira che si rifugia in un kibbutz nel deserto, perché rimprovera al padre di fare dei suoi familiari dei personaggi da romanzo.

Valeria Parrella, Almarina, Einaudi

Ogni isola è in se stessa un luogo capace di divenire, per la sua forza evocativa, metafora di situazioni esistenziali. Se poi quell’isola si chiama Nisida e vi sorge un carcere minorile, diventa un meccanismo letterario quasi magico. Basti pensare alla forza della parola “isolarsi”, col suo richiamo all’idea di spazio chiuso e inquietante; e al concetto di “distanza” dalla terraferma da cui ci si allontana per costrizione. È sempre la distanza, infatti, a definire le relazioni umane: perciò sperimentando l’isolamento – sbarcando sull’isola, oltrepassando un cancello e chiudendo Napoli alle spalle – l’insegnante Elisabetta Maiorano, che si trova in una fase della vita in cui si lascia trascinare da quel che capita, trova un’altra dimensione di sé occupandosi di una minorenne rumena.

Elif Shafak, I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo, Rizzoli

Leila “Tequila” si ritrova morente in un bidone della spazzatura e, guidata dagli odori che ancora percepisce, riesce a ricordare i motivi che l’hanno spinta a fuggire a sedici anni da una città della Turchia orientale per approdare nell’europea Istanbul. Sarà sua casa il quartiere di Pera, il cui nome significa “dall’altra parte”: “dall’altra parte del Corno d’Oro, ma anche oltre le norme stabilite”. Protagonista diventa dunque uno stretto che fa da confine tra Oriente e Occidente: una porta che, attraversata come lo specchio di Alice, cambia il senso della vita. E, con un volo velocissimo di sessanta metri dal ponte sul Bosforo, l’anima di Leila si troverà libera di vivere la storia col “Pirata”, come nel mitico legame di Ero e Leandro: “forse mille piccole Leila appiccicate alle pinne dei pesci e alle alghe,” ancora sono lì “a ridere da dentro il guscio di un frutto di mare”.

L’EDIZIONE 2020 DEL PREMIO – Come abbiamo raccontato, i finalisti del Premio Lattes Grinzane 2020, riconoscimento internazionale giunto alla decima edizione, che fa concorrere insieme autori italiani e stranieri ed è dedicato ai migliori libri di narrativa pubblicati nell’ultimo anno, quest’anno sono Giorgio Fontana, Daniel Kehlmann, Eshkol Nevo, Valeria Parrella e Elif Shafak. Il Premio Speciale Lattes Grinzane (di 10mila euro), da sempre destinato a un’autrice o autore di fama internazionale, quest’anno sarà invece devoluto alla Protezione Civile. Le giornate dedicate agli scrittori e alla loro premiazione sono previste per venerdì 9 e sabato 10 ottobre 2020 nelle Langhe.

Prima, sabato 18 luglio, al Castello di Perno nelle Langhe (Patrimonio Unesco) è in programma la cerimonia di premiazione che decreterà la vincitrice della prima edizione del Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione e proporrà la lectio magistralis dell’orientalista Fabrizio Pennacchietti.

Questa prima edizione è dedicata alla letteratura in lingua araba tradotta in italiano. Cinque sono le finaliste selezionate dalla giuria: Maria Avino, traduttrice di Morire è un mestiere difficile del siriano Khaled Khalifa (Bompiani, 2019); Samuela Pagani, traduttrice di Corriere di notte della libanese Hoda Barakat (La nave di Teseo, 2019); Nadia Rocchetti, traduttrice di Viaggio contro il tempo della libanese Emily Nasrallah (Jouvence, 2018); Monica Ruocco, traduttrice di Il suonatore di nuvole dell’iracheno Ali Bader (Argo, 2017); Barbara Teresi, traduttrice di Una piccola morte del saudita Mohamed Hasan Alwan (e/o, 2019).

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