“Punto pieno” di Simonetta Agnello Hornby, nuovo capitolo della saga familiare già iniziata con “Caffè amaro” e “Piano nobile”, si apre a Palermo nel secondo dopoguerra e non si interrompe prima della strage di Capaci del 1992, accompagnando chi legge fra le vicissitudini della famiglia Sorci e sottolineando quanto sia rilevante non perdere di vista né sé stessi né la propria comunità, tanto nell’affrontare la vita quotidiana quanto nel rapportarsi ai più sfaccettati cambiamenti epocali

Vivere in Sicilia pone sfide costanti, difficoltà sociali e conflitti familiari non sempre facili da sanare. Lo sa bene Andrea Sorci, la cui vita nel 1955 inizia a cambiare dopo un episodio violento e improvviso, e tuttavia messo a tacere: è lui il protagonista, o uno dei tanti, intorno a cui ruotano le vicende del nuovo romanzo di Simonetta Agnello Hornby, originaria di Palermo e ora cittadina italiana e britannica (da anni, la scrittrice vive nel Regno Unito).

Copertina del libro Punto pieno

Parliamo di Punto pieno (Feltrinelli), che dopo Caffè amaro e Piano nobile, pubblicati sempre con Feltrinelli rispettivamente nel 2016 e nel 2020, arricchisce e sfuma la saga familiare dei Sorci di Palermo sbrogliando il filo di una matassa pronta a riaggrovigliarsi a ogni piè sospinto, soprattutto se, mentre cambiano e lasciano spazzati gli episodi più intimi, fuori c’è intanto un mondo in continua evoluzione, del quale non si può quasi mai ignorare la portata.

La vicenda si apre infatti in pieno dopoguerra, ma non si interrompe prima della strage di Capaci, addirittura nel 1992, accompagnando chi legge in una sfaccettata e sorprendente scoperta delle istanze in grado di muovere il cuore degli uomini, tanto nel bene quanto nel male. E a sorprendere, nel caleidoscopio fitto di suoni e di sapori che emerge dalle pagine del romanzo, è specialmente l’importanza che da un giorno all’altro – come accade spesso anche nella Storia, con la maiuscola – rivestono gli avvenimenti più secondari, quelli in apparenza destinati a rimanere sullo sfondo di un palcoscenico ben più animato.

Come già il titolo suggerisce, Punto pieno non è d’altronde solo la storia di una cameriera “continentale” fatta fuori dal suo datore di lavoro, di un’omertà che si fa strada quasi inevitabilmente fra i meandri del capoluogo siculo e della mente dei personaggi, o di funerali e rivoluzioni a cui si assiste anno dopo anno, trascinati nel vortice di una vita sempre in bilico tra la caducità a cui è sottoposta e l’onnipotenza di cui si crede dotata.

Anzi: è soprattutto una storia nascosta, le cui fila vengono letteralmente intessute da tre donne diverse per età e per valori, per mentalità e per legami, le cosiddette “Tre Sagge”, le quali nella chiesa dei Santi Scalzi non tardano a inaugurare il Circolo del Punto Pieno: un’attività che ai più sembra il passatempo innocuo di tre zie come le altre, ma che, come sempre accade se c’è di mezzo la famiglia Sorci, si rivela cruciale per capire e affrontare le tappe fondanti di quasi un cinquantennio.

La “sorellanza” diventa così occasione da una parte di crescita, dall’altra di confronto. Una maniera alternativa per nascondersi mentre si agisce, per non dare nell’occhio mentre si riflette. Una forma di supporto, di resistenza, di controproposta sociale, familiare e umana. L’unica che, per via delle sue caratteristiche, può sopravvivere agli eventi e portare con sé nuove consapevolezze, riesumare vecchi rischi, solleticare sentimenti estremi e riportare a galla segreti pericolosi.

“Le donne a poco a poco facevano conoscenza e a volte si parlavano. Ricamando veniva naturale usare la parola, ma non si trattava di ciarmulìo o pettegolezzo, bensì di vere e proprie confessioni fatte necessariamente a occhi bassi, perché negli occhi non ci si guardava mai per non perdere il punto, e questo vinceva la timidezza delle più ritrose, aiutando a condividere segreti e dispiaceri il cui peso sarebbe stato troppo difficile reggere da sole”, si legge non a caso a pagina 76.

“E, visto che quelle parole sembravano portate dal vento, anche per chi avrebbe avuto la tendenza a ricamare pure sui fatti altrui diventava più facile custodire il segreto: non importava chi aveva detto cosa, e quando, ma la verità oggettiva di un dolore che, messo fiduciosamente in comune, veniva attenuato e come diluito, suscitando comprensione e solidarietà“.

C’è, insomma, nella scrittura piana e accorta di Simonetta Agnello Hornby, una cura per il dettaglio che passa dalla parola, si trasmette al ricamo e arriva alla conoscenza dell’animo umano, con le sue dinamiche di dedizione e di potere, di sopraffazione e di indulgenza, raccontate da prospettive sempre cangianti. Ecco perché quasi tutti i capitoli di Punto pieno si intitolano “Dice…” e catapultano chi legge, come in una danza vorticosa, dentro il punto di vista di un personaggio diverso, in punti dello spazio, del tempo e dell’etica sempre pronti ad alternarsi.

Il risultato è un poderoso affresco della mentalità siciliana, dei suoi orrori e dei suoi traguardi sociali, così come un tuffo in decine di vicende ambientate in una Palermo dai mille volti, che nel dare nuova linfa alla saga dei Sorci ci ricorda quanto sia rilevante il sostegno reciproco nell’affrontare microepisodi quotidiani e cambiamenti epocali senza perdere di vista né sé stessi né la propria comunità.

Libri consigliati