“La notte di San Valentino”, il romanzo d’esordio di Elizabeth Wetmore (frutto di quattordici anni di lavoro), ci porta in Texas (dove l’autrice è cresciuta) a metà degli anni Settanta. Una storia di stupri, omertà, misoginia, razzismo, ma anche di donne in lotta per la libertà, pur avendo ormai abbandonato i sogni dell’adolescenza – L’approfondimento

Qual è la prima cosa che fa una ragazza di Odessa quando si sveglia al mattino?
Trovare le scarpe e tornarsene a casa”.

Gloria Ramirez ha quattordici anni quando, la notte di San Valentino, sale sul furgone di un giovane sconosciuto. Si risveglia il mattino seguente in un campo petrolifero e cerca di rimettere insieme i pezzi di un corpo che non sente più suo. Ha ancora quattordici anni ma non è più la stessa ragazza, quella ragazza non esiste più. Da quel giorno si farà chiamare Glory: una vocale troncata, una cicatrice, un arto amputato. Inizia così La notte di San Valentino, romanzo d’esordio di Elizabeth Wetmore (Ponte alle Grazie, traduzione di Tiziana Lo Porto), ambientato nella cittadina di Odessa, nel Texas Occidentale, a metà degli anni Settanta e nel pieno del boom petrolifero.

la notte di san valentino

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Sono tante le voci che compongono La notte di San Valentino e che confluiscono insieme per dargli la struttura di romanzo: attraverso le testimonianze delle donne di Odessa, l’autrice esplora le conseguenze di un crimine che gli abitanti della cittadina sono riluttanti a chiamare con il proprio nome (non uno stupro, solo una “brutta faccendache rischia di rovinare la vita ad un innocente ragazzo del luogo).

Le protagoniste che si alternano nel dare il loro nome ai capitoli del romanzo sono donne molto diverse, ognuna con il suo bagaglio personale, ma tutte accomunate dai cambiamenti che la vicenda di Glory porta con sé. Tra loro c’è chi sente di non avere più nulla da offrire, una madre che si lascia alle spalle la famiglia alla ricerca di una vita migliore e una bambina abbandonata a sé stessa che si confronta da sola con il mondo.

C’è chi, come la tenace Mary Rose, si batte per la giustizia anche se significa mettersi contro tutti, perfino contro il proprio marito. E infine ritroviamo Glory, sopravvissuta, arrabbiata, ma ancora determinata a scrivere la sua storia.

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Quelli di La notte di San Valentino sono tutti personaggi profondamente umani, il prodotto del loro tempo: ognuno ha i suoi vizi e le sue virtù, le sue colpe e le sue ragioni. E, se è vero che molte delle protagoniste hanno rinunciato ai loro sogni di adolescenti e altre si sono ritrovate intrappolate in una quotidianità frustrante, nessuna di loro conosce la resa. Ognuna porta avanti una lotta, più o meno silenziosa, per quella che in fondo è una causa comune e ha a qualcosa a che fare con la libertà. Proprio per questo, per le future donne di Odessa soffia un vento di speranza: loro seguiranno i moniti delle madri e saranno diverse, più combattive, più refrattarie. Soprattutto, più libere.

Elizabeth Wetmore è puntuale anche nel rappresentare un sistema giudiziario fallace, in cui la legge è uguale per tutti coloro che sono bianchi, americani, preferibilmente maschi. Che indossino un cappello da cowboy o abbiano le mani sporche di petrolio, gli uomini della cittadina restano per la maggior parte del tempo sullo sfondo, tra pettegolezzi e commenti tinti di misoginia e di disinvolto razzismo. Pur con delle eccezioni, come il diciottenne Jesse, che affida la sua vita nelle mani di una bambina.

Risultato di quattordici anni di lavoro, La notte di San Valentino è un amalgama delle storie che l’autrice ha ascoltato da bambina. Nata e cresciuta a Odessa, la stessa Wetmore ha voluto lasciarsela alle spalle all’età di diciotto anni spinta dal desiderio di vedere il mondo.

“Ho sempre avuto un rapporto complicato con Odessa e per molti anni ho pensato che non avrei mai scritto questo libro”, ha raccontato in una video-intervista. Soltanto da adulta, dopo anni trascorsi nella frenesia delle città, l’autrice ha lentamente imparato ad apprezzare la quiete e i territori sterminati della sua infanzia che fanno da sfondo alle vicende del romanzo: “Ho dovuto prima re-innamorarmi della terra per potermi re-innamorare della mia città natale”.

Proprio i caratteristici paesaggi dello “Stato della stella solitaria”, come il Texas viene generalmente ricordato, trasformano la lettura di La notte di San Valentino anche in un’esperienza sensoriale. Le aride distese di sabbia e roccia in cui il vento soffia costante, il sibilare dei serpenti a sonagli, il calore del sole impietoso che si insinua tra le fessure delle abitazioni contribuiscono a rendere il senso di oppressione e solitudine che avvolge Odessa, un luogo “300 miglia lontano da qualsiasi cosa”.

Con il suo primo romanzo Wetmore cattura l’istantanea di una realtà che non ci è poi così estranea. Sono passati più di trent’anni dal 1976 dei fatti narrati (fittizi, ma verosimili), ma le tematiche che attraversano il romanzo sono quanto mai rilevanti anche per il nostro caotico presente. In un momento storico in cui si stanno vivendo trasformazioni decisive per i diritti di donne e minoranze etniche e culturali, può essere utile ritornare al passato, anche se filtrato dalla finzione narrativa, per guardare in faccia gli errori di una società e continuare a lottare perché non vengano ripetuti.

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