Da Agatha Christie a George Simenon, passando per Ernest Hemingway, senza dimenticare Mark Twain e tanti altri: in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, “La ragazza con la macchina da scrivere”, su ilLibraio.it Desy Icardi racconta il rapporto tra letteratura, tasti e rulli, che ci porta fino al presente…

Il contatto dei polpastrelli sui tasti, la lieve pressione delle dita che precede di poco il battere dei martelletti sul rullo e poi fiumi di lettere che si riversano sulla pagina bianca; la macchina da scrivere è uno strumento rivoluzionario, iconico, quasi magico, che evoca i grandi scrittori del secolo passato: Agatha Christie sosteneva che usare la macchina da scrivere l’aiutasse ad alimentare il flusso narrativo; George Simenon viveva in simbiosi con la tastiera sulla quale batteva sino a ottanta pagine al giorno (non per nulla Andrea Camilleri lo definì “la macchina da scrivere umana”), ed Ernest Hemingway dattilografò romanzi immortali come Per chi suona la campana, Addio alle armi Il vecchio e il mare in piedi, con la sua Royal portatile poggiata su di uno scaffale.

Gli scrittori si innamorarono della macchina da scrivere sin dalla sua comparsa, il primo romanzo dattiloscritto, secondo la dichiarazione del suo stesso autore, fu Le avventure Tom Sawyer di Mark Twain la cui stesura risale al 1876, appena tre anni dopo la commercializzazione della Remington Mod.1, la prima macchina da scrivere prodotta in serie.

La rapidità di scrittura fu probabilmente ciò che più attrasse gli scrittori alla macchina da scrivere, che sin dall’alba della sua ideazione consentiva di dattilografare a una velocità tre volte superiore a quella della scrittura manuale. Ci fu tuttavia chi volle risparmiare ulteriore tempo, evitandosi il disturbo di estrarre per poi reinserire i fogli nel rullo della macchina da scrivere: Jack Kerouac dattilografò Sulla strada (On the road), il romanzo che divenne il manifesto della beat generation, su di un rullo di carta per telescrivente lungo trentasei metri. Nel 2002, a più di trent’anni dalla morte del suo autore, l’eccezionale dattiloscritto fu battuto all’asta per due milioni e mezzo di dollari.

Ma non fu soltanto la velocità a far amare la macchina da scrivere agli scrittori; ne è prova il fatto che persino ai giorni nostri, nonostante la tecnologia metta a disposizione sistemi di scrittura molto più sofisticati, alcuni autori ancora indulgano sui tasti della macchina da scrivere. Don De Lillo, per esempio, ha dichiarato di aver bisogno, durante la stesura dei suoi romanzi, del rumore dei tasti e, soprattutto, della “materialità” di una macchina da scrivere.

C’è stato infine chi ha provato a conciliare il fascino retrò della macchina da scrivere con la moderna scrittura digitale: Tom Hanks, attore, regista, sceneggiatore nonché appassionato e collezionista di macchine da scrivere, nel 2014 ha creato Hanx writer, una app che trasforma l’Ipad in una vecchia macchina da scrivere, con tanto di ticchettio dei tasti e campanellino dell’interlinea.

La macchina da scrivere è una fonte di emozioni multisensoriali: il ticchettio ritmato della battitura, la danza dei martelletti sul rullo e l’ineguagliabile sensazione tattile che le dita avvertono sui tasti.

Se col mio precedente romanzo, L’annusatrice di libri, ho cercato di raccontare l’amore per la lettura attraverso l’olfatto, ne La ragazza con la macchina da scrivere, in uscita per Fazi editore, celebro la scrittura dal punto di vista non soltanto emotivo ma anche fisico e tattile, attraverso la vita e i ricordi di Dalia, una dattilografa che attraversa il Novecento, sempre accompagnata dalla sua Olivetti MP1 rossa.

L’AUTRICE E IL NUOVO LIBRO – Dopo aver esordito con L’annusatrice di libri, dedicato all’olfatto e alla lettura, Desy Icardi torna (sempre per Fazi) con La ragazza con la macchina da scrivere, un romanzo sul tatto e la scrittura: un viaggio a ritroso nella memoria di una donna, sulle tracce dell’unico ricordo che valeva la pena di essere conservato. E veniamo alla trama: sin da ragazza, Dalia, la protagonista, ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa. La macchina da scrivere ha percorso con Dalia gli anni dell’ascesa fascista, il secondo conflitto mondiale, il dopoguerra, sino a giungere agli anni Novanta, quando le macchine da scrivere stanno cadendo in disuso e l’ormai anziana dattilografa viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia non si sono tuttavia dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati grazie al contatto con i tasti della sua Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza…

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