“Lo sport di domani” di Flavio Tranquillo è un saggio che in un momento così difficile per lo sport professionistico e amatoriale prova a ripensarne alla base fondamenti e finalità, affrontando nodi aperti e questioni controverse. Un contributo alla costruzione di una nuova cultura sportiva in Italia – L’approfondimento

In queste giornate convulse di seconda ondata della pandemia, tra tutte le angosce e le incertezze sul presente e sul futuro affiora anche quella riguardo allo sport.

Si sono già fermati dilettanti e amatori, e si allungano ombre sulla parte professionistica. Che venga dal tifoso di un grande club, da una giovane squadra che aveva appena deciso di lanciarsi nell’avventura dei campionati federali, o dai proprietari degli impianti sportivi sparsi in tutto il paese e ora nuovamente bloccati, la domanda è la stessa: come uscirà lo sport dalla pandemia?

Si può pensare dello sport in generale quello che Arrigo Sacchi diceva del calcio, ovvero che sia “la cosa più importante tra le cose meno importanti”. Ma questa cosa è nel medesimo tempo una macchina commerciale ed economica e parte integrante del tessuto culturale e sociale del nostro paese, generatrice di guadagni e motore di affetti e passioni.

Forse proprio in questo periodo così incerto è giusto affrontare di petto i molti nodi ancora aperti rispetto alla pratica e all’organizzazione dello sport in tutti i suoi ambiti.

Flavio Tranquillo – Lo sport di domani

È quanto prova a fare Flavio Tranquillo nel suo saggio Lo sport di domani, pubblicato da Add Editore. Una riflessione lucida, pacata ma senza sconti sullo stato dello sport in Italia, che vuole porre l’attenzione sulle contraddizioni flagranti in cui si dibattono tanto le istituzioni quanto i privati. Si tratta, per Tranquillo, di costruire le basi di una nuova cultura sportiva. Cominciando con lo sgombrare il campo dalle indebite sovrapposizioni che generano – non sempre in modo innocente – confusione riguardo alla natura e alle finalità delle differenti tipologie di sport.

Esiste quello che Tranquillo definisce “Sport-Cultura”, ovvero il diritto di tutti a ricevere parallelamente all’istruzione scolastica una sana e completa educazione sportiva. Tutto ciò per cominciare finalmente a considerare parte integrante della formazione dei cittadini il bagaglio di valori che lo sport porta con sé, e riaffermare lo sport di base come un diritto.

Insieme a esso vengono – in un rapporto che per Tranquillo non è gerarchico, ma rappresenta “aspetti divisi e complementari di un fenomeno unitario” – lo sport dilettantistico e quello professionistico. Sono rispettivamente lo Stato, il terzo settore e l’imprenditoria a doversi occupare di ognuna di queste differenti facce del sistema sport.

Questa suddivisione è necessaria per affrontare le ambiguità spesso legate a sistemi di potere che inquinano la possibilità di (ri)pensare il mondo dello sport italiano.

Flavio Tranquillo parte da questi presupposti, chiama in causa dati e statistiche e con uno stile che alterna citazioni colte a momenti di umorismo si addentra nei temi più dibattuti nell’ambito dell’organizzazione e legislazione dello sport: contratti e vincoli degli atleti, i loro cartellini, il ruolo delle associazioni sportive dilettantistiche e quello degli imprenditori che rilevano e amministrano club professionistici, il peso e le decisioni di leghe e federazioni.

Non cerca ricette facili, ma vuole aprire a una seria e profonda discussione, non ha paura di affrontare argomenti spinosi, né di cercare ispirazione negli esempi di altri paesi, soprattutto dal basket americano, del quale è appassionato e profondo conoscitore.

L’intento de Lo sport di domani è già annunciato nel suo sottotitolo: costruire una nuova cultura. Una cultura sportiva globale, che abbia alla base la condivisione di valori e volontà e capacità di trovare un amalgama che permetta lo sviluppo dello sport in ogni direzione. “I limiti della componente dilettantistica e di quella professionistica andrebbero aggrediti insieme, ma utilizzando strumenti distinti”, afferma Tranquillo, richiamando a una separazione degli ambiti che contribuisca a creare unità tra tutte le diverse tensioni che animano la cosa meno importante, sia quelle più spontanee e naif sia quelle professionali e istituzionalizzate. Con la consapevolezza che il fine ultimo è un sistema in cui lo sport sia un pieno diritto garantito a tutti.

Attraversiamo un momento storico in cui la domanda sul futuro è materia quotidiana, e lo sport non fa eccezione. Questo saggio ricorda con forza come a questa domanda debbano seguire azioni concrete, e quanto sarà ineludibile nel campo sportivo affrontare i problemi alla radice, ripensare i ruoli e le competenze, rendendo le difficoltà attuali un’occasione: “Un foglio bianco è il terrore di chiunque inizi un’attività di scrittura. Un foglio bianco è ciò che lo sport (con la politica, il giornalismo e molti altri soggetti) si trova davanti in questo difficile e stimolante momento. Per una volta, potrebbe essere una benedizione.”

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