Il 15 e 16 aprile, a Pisa, è in programma “Italiano corretto”, una due giorni di workshop per riflettere sulle sfide e le possibilità presentate dalla nostra lingua che cambia nell’era dei social. Tra gli interventi, quello di Vera Gheno, che gestisce il profilo Twitter dell’Accademia della Crusca, e che su ilLibraio.it spiega nei dettagli come la Crusca comunica sui social. E lo fa a pochi giorni dal caso “#petaloso”…

L’Accademia della Crusca non è “chiusa nella sua torre” d’avorio come molti sembrano pensare. È del 1990 la prima, grande apertura: salvata in un momento di crisi economica da una sottoscrizione promossa da Indro Montanelli, l’Accademia inizia a pubblicare un periodico cartaceo, La Crusca per voi, incentrato sulla divulgazione delle attività dell’ente nonché sulla possibilità di porre all’Accademia domande riguardo ad argomenti linguistici. La Crusca, sin da allora, tenta di rispondere a quanti più interlocutori possibile, senza distinzioni: basta scorrere l’indice analitico per vedere le molte tipologie di dubbi risolti, dal microscopico al macroscopico.

Pioniera anche nello “sbarco” sul web, la Crusca ha avuto un sito sin dal 1996. Una prima grande ristrutturazione è avvenuta nel 2002, quando si iniziò a usare il WWW per le consulenze, pubblicandone una parte in formato elettronico e continuando, al contempo, anche la pubblicazione della rivista, affettuosamente soprannominata “La CPV”. Nel 2012 il sito web è stato rinnovato una seconda volta, e con l’occasione sono stati aperti i canali “social”: Facebook, Twitter e Youtube.

Oggi, quindi, è possibile contattare l’Accademia della Crusca tramite posta cartacea, elettronica, fax, Facebook e Twitter. Sul sito web sono pubblicate 531 risposte di consulenza, che coprono i più comuni dubbi linguistici degli italiani (congiuntivo, articoli, preposizioni, neologismi, anglismi, sintassi…) ma anche curiosità come etimologie di sostantivi particolari, parole dialettali, usi letterari ecc.; in questo momento vengono pubblicate mediamente due nuove risposte a settimana. La Crusca continua a rispondere a tutti gli interlocutori possibili, ma si privilegiano, ovviamente, le risposte che riescono a risolvere i quesiti di più persone contemporaneamente.

I social sono, chiaramente, il canale più veloce e immediato per entrare in contatto con l’Accademia. Facebook è affidato a Stefania Iannizzotto, che gestisce con perizia e pazienza le 272.000 persone che hanno apposto il loro “mi piace” alla pagina ufficiale, mentre Twitter, con i suoi 43.600 “seguitori” (ripescaggio di una parola oggi desueta, ma registrata nei vocabolari storici dell’italiano e usata come “inside joke”), è seguito dalla sottoscritta. Non sono compiti semplici, perché occorre coniugare la velocità e l’immediatezza dei social network con la serietà di un ente come l’Accademia. Proprio per questo motivo, sui social si risponde generalmente soltanto alle domande che hanno una risposta già pubblicata sul sito web – nel qual caso, si tratta di indirizzare le persone alla pagina giusta – e a quelle alle quali si trova facilmente soluzione su un vocabolario o su qualche altro sito linguisticamente affidabile, come ad esempio Treccani. Per tutto il resto, si rimanda alla consulenza linguistica attraverso la pagina Poni un quesito.

La redazione della consulenza, composta da otto persone sotto la guida del professor Paolo D’Achille, responsabile del settore, si riunisce una volta a settimana; i membri si dividono i compiti e tentano di fare fronte alle moltissime richieste (25-50 al giorno) che arrivano. Marco Biffi, responsabile del settore informatico, Raffaella Setti e Matilde Paoli (le due persone che dedicano più tempo alla consulenza), Maria Cristina Torchia, che all’interno della redazione segue in particolare il settore dei neologismi (e autrice della famosa risposta su petaloso che tanto ha circolato in questi giorni, cfr.), la già nominata Stefania Iannizzotto, Simona Cresti, che cura i contenuti del sito e Angela Frati lavorano per compilare risposte, con l’aiuto degli Accademici della Crusca stessi. Gli Accademici in questo momento si stanno anche occupando dei cosiddetti neologismi incipienti, ovvero quelli non ancora acclimatati in italiano, attraverso il Gruppo Incipit, assurto agli onori della cronaca per avere proposto, tra l’altro, adozione del configlio come traduzione di stepchild adoption (cfr.).

Il fatto che la Crusca sia sui social network non cessa di stupire le persone che ci incrociano la prima volta; eppure, anche questi canali non sono che un contenitore, il cui contenuto può essere modulato in base alle esigenze: è, insomma, possibile comunicare contenuti di livello anche su Twitter, anche su Facebook. Certo, occorre che questi contenuti siano declinati secondo modalità che risultino appetibili agli utenti dei social network: non a caso, lo stile della Crusca sui social è stato definito da Luisa Carrada come “autorevole leggerezza”. Per lo meno, questa è la parola chiave alla quale tentiamo di attenerci. Abbiamo alle spalle più di quattrocento anni di storia (l’Accademia venne fondata nel 1583, cfr. ), una quantità ingente di opere digitalizzate (basta dare un’occhiata ai nostri scaffali digitali) e una posizione di rilievo in campo linguistico che, in Italia, non ha quasi pari. Il materiale, dunque, c’è, ma occorre renderlo disponibile al grande pubblico anche attraverso questi canali, che ancora troppe persone considerano troppo “leggeri” per fare cultura. E invece, la nostra lenta, ma costante crescita sui social dimostra che la strada da noi intrapresa è quella giusta: le persone sono interessate ad argomenti di tipo linguistico, dato che di fatto nessuno può fare a meno di comunicare. E allora, perché non farlo correttamente?

Se si deve parlare di una strategia social della Crusca, i punti fondamentali sono pochi: estrema correttezza formale, uno stile immediato ma non banale (essere brevi e concisi non è facile, come scrive Calvino) e il ricorso, di tanto in tanto, a qualche tipicità comunicativa della rete: le faccine o emoticon, qualche punto esclamativo, tachigrafie ma senza esagerate (potrete trovare qualche “cmq”, ad esempio) e il riferimento a un’enciclopedia di saperi condivisi “pop”, dai personaggi di Corrado Guzzanti a Fantozzi, da citazioni tratte da film (“…come lacrime nella pioggia”) a quelle da programmi televisivi (“per noi è un sì”), partecipando così al grande gioco citazionistico della rete. Insomma, rimanere seri senza prendersi troppo sul serio: seri ma non seriosi. L’unico aspetto veramente sgradevole di questo lavoro sono i troll: purtroppo, con questi numeri, è normale che ci siano persone che manifestano odio verso la Crusca in maniera anche molto esplicita e violenta. Dagli improperi alle offese, dalle accuse di complotto a quelle di incompetenza, non manca niente. L’unica strategia applicabile è quella di ignorare gli attacchi e di passare oltre: certo, non è piacevole ritrovarsi insultati, ma probabilmente inevitabile.

L’AUTRICE* – Vera Gheno è nata in Ungheria quarant’anni fa da padre veneto e madre magiara, ed è cresciuta bilingue. Laureata in sociolinguistica e addottorata presso l’Università di Firenze su argomenti legati alla Comunicazione Mediata dal Computer, tiene un Laboratorio di Italiano Scritto a Firenze, un Laboratorio di Informatica alla Stranieri di Siena e insegna Sociolinguistica al Middlebury College, università americana con succursale a Firenze. Collabora con l’Accademia della Crusca dal 2000, prima come content manager del sito web e membro della redazione della consulenza linguistica e poi, dal 2012, anche come Twitter manager del profilo dell’ente. Saltuariamente, traduce testi letterari dall’ungherese all’italiano. Ha una figlia di otto anni, Eva, con la quale coltiva la sua passione principale: i viaggi.

LEGGI ANCHE – Un bambino inventa una nuova parola: “petaloso”. L’Accademia della Crusca gli dà ragione e la “notizia” diventa virale sui social

 

L’APPUNTAMENTO A PISA:

 In un’epoca di globalizzazione, dominata dall’utilizzo pervasivo dei social network e delle nuove tecnologie di comunicazione digitale, la nostra lingua sta evolvendo, come anche le forme che la veicolano. Tra ibridazioni, forestierismi, emoji, espressioni mutuate dal gergo giovanile o dall’immaginario pop del cinema e delle serie TV, non è facile orientarsi, soprattutto per i professionisti e freelance della parola, in bilico tra il rispetto della norma e la curiosità che li spingerebbe ad approfittare delle infinite opportunità di sperimentazione offerte da questo cambio di scenario. Da qui l’idea di una due giorni di workshop con la partecipazione di esperti e addetti ai lavori, rivolta a chi – traduttori, giornalisti, copywriter, scrittori – ha fatto della nostra lingua viva e delle sue inevitabili evoluzioni uno strumento di lavoro, ma anche a lettori e semplici appassionati. Un’occasione per riflettere insieme, “con obiettività e rigore professionale, ma senza inutili ansie da talebani della grammatica e senza prendersi troppo sul serio”, sulle sfide e le possibilità presentate dall’italiano che cambia. Il tutto arricchito, per chi lo desidera, da una parentesi di puro intrattenimento: la serata-spettacolo dedicata agli usi – e abusi – dei linguaggi settoriali come quello giornalistico, con la partecipazione di Lercio.
Si presenta così “Italiano corretto”, una due giorni di workshop, organizzata da STL Formazione e doppioverso, con la collaborazione de “La giornata del traduttore”. L’appuntamento è il 15 e il 16 aprile a Pisa, presso il Grand Hotel Duomo.

Tra i protagonisti, Vera Gheno, twitter manager Accademia della Crusca e autrice dell’articolo per ilLibraio.it, che interverrà sul tema “Linguisti nel terzo millennio: in equilibrio instabile fra tradizione e cambiamento”; Giulio Mozzi, scrittore ed editor, protagonista di un “Laboratorio sulla punteggiatura”; Chiara Rizzo e Barbara Ronca, traduttrici e fondatrici di Doppioverso.com, su “A qualcuno piace l’hashtag”; Leonardo Marcello Pignataro, traduttore, su “Amico, ma perché parli come un film doppiato?”; Luca Mastrantonio, giornalista e autore di Pazzesco! Dizionario ragionato dell’italiano esagerato (Marsilio), su “Ma che lingua parliamo? L’italiano pazzesco”; Andrea De Benedetti, autore de La situazione è grammatica (Einaudi), su “Così scrivevano: la norma linguistica italiana dalla Crusca a Google”.
I laboratori sono a pagamento e le iscrizioni si chiudono il 30 marzo. Per informazioni: stl.formazione@gmail.com – +39 3473972992.

LEGGI ANCHE – I 30 svarioni grammaticali (e gli “orrori”) più comuni sui social network 

LEGGI ANCHE – 10 errori grammaticali ormai “in odore di canonizzazione” (e come non sbagliare più) 

Libri consigliati