“Molto preoccupati per lo schema di decreto: ci sono norme che mettono a rischio il diritto d’autore e sono contrarie alla direttiva”. L’intervento di Levi (presidente dell’Associazione Italiana Editori)

“L’Associazione Italiana Editori ha sostenuto con convinzione la Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale in tutto il suo lungo percorso dai primi studi di impatto, dal lontano 2015, all’iter legislativo europeo, ai primi passi del processo di attuazione in Italia. L’abbiamo ritenuta un passaggio importante per la valorizzazione dei diritti d’autore nei mercati digitali e per riequilibrare la distribuzione del valore tra titolari dei diritti e piattaforme web. Anche per questo, siamo molto preoccupati per l’introduzione nello schema di decreto per il recepimento della direttiva di modifiche contrarie ai trattati internazionali e alla stessa direttiva e che, in alcuni casi, portano di fatto all’abolizione del diritto d’autore in Italia”, ha riferito il presidente di AIE Ricardo Franco Levi oggi in audizione alle Commissioni riunite VII (Cultura, Scienza e Istruzione) e IX (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) della Camera.

Lo schema di decreto all’attenzione del Parlamento, infatti, è diverso rispetto al testo sottoposto a consultazione pubblica e licenziato al termine dei lavori del Comitato Consultivo Permanente sul Diritto D’autore del Ministero della Cultura, lo scorso luglio.

In particolare AIE giudica con preoccupazione il nuovo articolo 70-ter della legge sul diritto d’autore, che regola la possibilità per università, enti di ricerca e istituti di tutela del patrimonio culturale di utilizzare testi, dati, musiche, audiovisivi, immagini protette dal diritto d’autore al fine di applicare algoritmi di intelligenza artificiale a fini di ricerca scientifica. La Direttiva autorizza la produzione di una copia delle opere, necessaria per eseguire le analisi, e questo orientamento era presente in tutte le versioni precedenti della norma di recepimento.

Nel testo inviato alle Camere – sottolinea sempre l’Associazione Italiana editore – è spuntata anche la possibilità di “comunicazione al pubblico” di quanto copiato, il che significa che si liberalizza, per esempio, la diffusione libera in rete di intere collezioni di ebook, o di articoli di riviste, o di annate di quotidiani, o banche dati di musiche o audiovisivi: “Rendere pubblici i contenuti riprodotti nel text and data mining è in evidente violazione della stessa Direttiva e di tutti i trattati internazionali sul diritto d’autore. Senza che sia un’esagerazione, equivarrebbe all’azzeramento del valore dei diritti d’autore su qualsiasi contenuto culturale. Operazione condotta mentre si è chiamati a recepire una Direttiva che ha come obiettivo primario quello di rafforzarlo!”

Lo schema di decreto, per come è stato riscritto, prevede che tutti gli autori che contribuiscono alla creazione di un’opera siano remunerati proporzionalmente ai ricavi che derivano dallo sfruttamento dei diritti d’autore. “Nel settore librario – ricorda Levi – gli autori che contribuiscono a un’opera possono essere centinaia, si pensi alle edizioni scolastiche, con testi, immagini, grafici, esercizi, contenuti digitali aggiuntivi… Inoltre, si prevede un obbligo di rendicontazione trimestrale e non più annuale, come è nella direttiva e come avviene in tutto il mondo nei confronti di tutti gli autori. L’insieme rende la norma impossibile da applicare”, spiega Levi, “con l’aggravante sono introdotte sanzioni amministrative molto pesante per la mancata applicazione dell’impossibile, sanzioni anch’esse assenti dalla Direttiva, e mai proposte in nessuna sede italiana o europea, ma comparsi improvvisamente nei testi finali”.

“Ci auguriamo – conclude Levi – che si torni al testo originario, approvato dal Comitato tecnico del Ministero, aderente alla lettera e soprattutto allo spirito della Direttiva e che costituisce un punto di equilibrio tra valorizzazione dei diritti, incentivi all’innovazione e garanzie per gli utilizzatori di una più ampia diffusione dei contenuti culturali”.

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