Una storia di donne, uniche e fragili, aggredite fin da piccole, inchiodate a necessità sempre imposte da uomini: in uscita in ebook “Il cimitero delle bambole”, il romanzo di Maria Iervolino, in finale al torneo letterario IoScrittore

Una storia di donne, uniche e fragili, aggredite fin da piccole, inchiodate a necessità sempre imposte da uomini: la racconta Maria Iervolino nel romanzo Il cimitero delle bambole, finalista al torneo letterario IoScrittore, e ora in uscita in ebook.

L’autrice è nata a Karlsrhue, in Germania, in un freddo giorno di dicembre del 1968, da due giovanissimi emigranti. Diplomata in ragioneria, vive da sempre a Poggiomarino, in provincia di Napoli, dove gestisce un’azienda di import-export. Presente in diverse antologie e romanzi collettivi, Maria Iervolino scrive da sempre, per passione e per ricerca, per protesta o per amore.

E veniamo al suo primo romanzo: Boccapianola è un nucleo di sole e cemento, un piccolo paese non lontano da Napoli, abituato a nascondere i propri sentimenti, il proprio coraggio, la propria insussistenza dietro alla grande città. Boccapianola è un piccolo serbatoio: di emozioni e umanità, per affrontare una Storia sempre troppo grande e troppo distante; di manodopera per la camorra, sempre pronta a riempire pance e svuotare sguardi, a distruggere e ricreare una piccola morale quotidiana, utile a chi comanda.

A Boccapianola non è difficile incontrare corpi riversi ai bordi delle strade disastrate. Nel maggio del 2010 una donna viene ritrovata, uccisa, in un campo. Pare un delitto come tanti, ma, in realtà è rivelatore di tutto un mondo, di sangue che non ha mai smesso di scorrere, di amore che non ha mai smesso di seccarsi a un sole troppo forte e per nulla benefico. Soprattutto è cosa da donne, uniche e fragili, aggredite fin da piccole, inchiodate a necessità sempre imposte da uomini, anch’essi allo stesso tempo vittime e carnefici. Queste donne, Melina e le altre, sapranno raccontare e soprattutto vivere questa storia; sapranno dare senso ai loro gesti e direzione ai loro passi. E noi abbiamo la possibilità, attraverso i loro occhi e la loro voce, di rievocare quarant’anni di un entroterra accorto e nascosto, di un popolo ingenuo e perverso, condannato a essere solo un cimitero di bambole.

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