Dall’11 settembre le prime uscite (John Ashbery, Vladislav F. Chodasevič e Nicanor Parra) della nuova collana di poesie “CapoVersi” – I particolari sul progetto, nell’anno in cui Bompiani compie 90 anni

Dall’11 settembre Bompiani porta in libreria i primi titoli di una nuova collana di poesie, “CapoVersi”. Per presentare il progetto la casa editrice (ora nel gruppo Giunti) ha scelto questi versi di Wisława Szymborska:

“Cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.”

Nella presentazione della collana si legge: “Sembra che la poesia si sottragga a ogni norma, che esuli dalle categorie, rifugga le etichette e che ciononostante sappia cogliere l’essenza della vita umana nella sua inspiegabile ambiguità. È una rivelazione codificata che sfiorando la razionalità coglie una verità profonda, che si lascia intuire ma non è mai decifrabile appieno, che restituisce all’uomo la sua cifra più alta e non gli si rivela”.

CapoVersi punta a proporre ai lettori (con i testi originali a fronte) autori di culto del Novecento e voci del nuovo millennio, “tra le linee tradizionali e l’avanguardia, tra le lingue franche e quelle regionali, tra l’Oriente e l’Occidente”.

Si parte con tre uscite, con l’obiettivo di pubblicare cinque o sei titoli l’anno. E si comincia appunto con Autoritratto entro uno specchio convesso di John Ashbery (traduzione di Damiano Abeni e introduzione di Harold Bloom), poeta postmoderno americano (1927-2017) che con questa raccolta ha vinto il premio Pulitzer, il National Book Award e il National Book Critics Award nel 1975; con Non è tempo di essere di Vladislav F. Chodasevič (traduzione e cura di Caterina Graziadei), un classico del Novecento russo; e con L’ultimo spegne la luce di Nicanor Parra (traduzione e cura di Matteo Lefèvre).

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