“Siamo al 70-75% di calo del volume d’affari”. Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori, lancia l’allarme e si appella al governo: “Rimanere chiusi per mesi mette a repentaglio qualsiasi bilancio, qualsiasi capacità di sopravvivenza, a partire dagli operatori più piccoli. Sarebbe un dramma economico, culturale, ma anche sociale. Attorno al mondo del libro girano case editrici, autori, traduttori, distributori, trasportatori, promotori, librai”. Preoccupati anche i principali gruppi editoriali, come pure i marchi aderenti ad Adei: solo a marzo gli editori medio-piccoli stimano di aver bruciato 60 milioni di euro – Il punto della situazione

“E’ difficile avere una percentuale esatta ma probabilmente, con le librerie chiuse, l’online con problemi di distribuzione e la grande distribuzione che lavora a macchia di leopardo, siamo al 70-75% di calo del volume d’affari”. Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (che rappresenta l’editoria italiana da 150 anni – il 100% della scolastica, quasi il 100% dell’Universitaria e l’80% della varia), intervistato dall’agenzia Agi ha così sintetizzato la difficilissima situazione che vive la filiera del libro, colpita pesantemente dall’emergenza covid-19. Una situazione drammatica che spinge l’Aie a chiedere al governo un intervento analogo a quello fatto per lo spettacolo, con uno stanziamento di almeno 100 milioni.

L’ALLARME LANCIATO DALL’AIE

Nei giorni scorsi proprio l’Aie aveva anche diffuso le prime stime legate all’impatto del coronavirus sul settore, in prospettiva 2020. Numeri allarmanti: 18.600 titoli pubblicati in meno in un anno, 39,3 milioni di copie che non saranno stampate, 2.500 titoli che non saranno tradotti. Non solo: dall’inizio della crisi sanitaria, Aie ha avviato una newsletter quotidiana per informare gli editori su ogni decisione pubblica che potesse impattare sul loro lavoro e ha avviato un Osservatorio che ne monitorasse le difficoltà: in base a quanto emerge al 20 marzo, il 61% degli editori ha già fatto ricorso alla cassa integrazione o la sta programmando. L’Osservatorio rileva inoltre l’88% degli editori esprime grande preoccupazione per la sorte delle sue attività.

Per Levi si tratta di “un impatto molto pesante, un colpo all’editoria”. Il presidente della principale associazione di categoria chiede dunque, sempre attraverso l’Agi, “misure sostanziose per tenere in piedi un settore fondamentale per la cultura. I due canali che continuano a reggere sono l’online e la grande distribuzione, laddove avviene la vendita di libri”. E ancora: “Chiediamo che negli emendamenti ora in discussione siano estesi al mondo del libro i provvedimenti di emergenza che sono stati giustamente previsti per il cinema, lo spettacolo e l’audiovisivo. Il Paese non può immaginare di restare senza teatri o cinema, ma non può nemmeno immaginare di restare senza libri e librerie”. Nello specifico, il decreto approvato il 16 marzo scorso ha previsto un fondo di garanzia per cinema e spettacolo di 130 milioni di euro per il 2020. L’Aie – come anticipato, ndr – chiede misure per 100 milioni: “Abbiamo indicato una cifra di 75 milioni per il mondo del libro e di recuperare una vecchia provvidenza come credito d’imposta per la carta per 25 milioni, che aiuterebbe il libro fisico”. “Rimanere chiusi per mesi – conclude Levi – mette a repentaglio qualsiasi bilancio, qualsiasi capacità di sopravvivenza, a partire dagli operatori più piccoli. Sarebbe un dramma economico, culturale, ma anche sociale. Attorno al mondo del libro girano case editrici, autori, traduttori, distributori, trasportatori, promotori, librai“.

LA PREOCCUPAZIONE DI MONDADORI E GEMS

Interpellati dall’Ansa, nei giorni scorsi hanno parlato del complicatissimo momento per la filiera del libro anche i responsabili dei due principali gruppi editoriali italiani. Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di GeMS (editore de ilLibraio.it, ndr) ha spiegato che “il mercato ci ha rimesso il 35% nella settimana dalla chiusura delle librerie, due domeniche fa, il 15 marzo, ma è in grande peggioramento”.

Per Enrico Selva Coddé, ad di Mondadori Libri, “nella situazione attuale, con librerie e catene chiuse, la grande distribuzione fortemente limitata dai provvedimenti di legge, l’impossibilità di lanciare novità, e anche l’ecommerce in comprensibile affanno per sovraccarico logistico, il mercato del libro tende fisiologicamente a cali superiori al 50%”.

Per Mauri “i supermercati sono importanti perché sono l’unico punto dove puoi vendere i libri e comprarli, però l’offerta è limitata e la gente distanziata. C’è una capacità di fuoco più limitata di prima”. E ha aggiunto: “Se a maggio riapriranno le librerie molte aziende ce la possono quasi fare con strumenti ordinari, se si va oltre ci vuole la cura Draghi”.

ANCHE ADEI SI APPELLA AL GOVERNO

Anche l’Associazione degli editori indipendenti italiani si appella al governo. In una nota si spiega infatti che, stando a un sondaggio realizzato da Adei per gli editori medio-piccoli “il mese di marzo si chiude con un crollo di fatturato del 68%, bruciando 60 milioni di euro. “Occorre comprendere il danno reale per disegnare un piano strategico e chiedere un impegno diretto del Governo per questo settore fondamentale della cultura”, ha dichiarato il presidente Marco Zapparoli. Il 75% dei marchi interpellati prevede un “ritorno-alla-normalità” dopo settembre. Ma il mercato – dopo un aprile stimato al 10% del potenziale, maggio al 15%, fino a luglio al 65% – subirà una contrazione stabile di almeno il 10%. Verranno proposte 10mila novità in meno, le tirature si contrarranno del 20%. Nel 2020 questi marchi stamperanno 16 milioni di copie in meno. “Sono cifre rovinose”, constata Zapparoli: “Occorre un intervento immediato di Governo e Regioni per sopperire alla mancanza di liquidità a breve. Il prossimo Decreto Cura Italia deve prevedere fondi anche per l’Editoria libraria. Cinema e spettacolo hanno minor impatto economico rispetto al nostro, ma hanno ottenuto stanziamenti per 130 milioni. Mancano al mondo del libro almeno 100 milioni di liquidità a breve, è indispensabile che vengano stanziati entro aprile”.

Come risponderanno a questi appelli il governo e il ministro dei Beni e le attività culturali Dario Franceschini?

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